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14/11/2025 ore 06.15
Cronaca

Le bombe della ’ndrangheta a Lamezia, il sindaco Murone: «Non restiamo in silenzio, la città deve reagire»

Tre ordigni esplosivi in una manciata di giorni contro negozi nel centro di Nicastro. L’appello del primo cittadino: «Le istituzioni sono al vostro fianco». Questa mattina alle 9,30 un consiglio comunale aperto

di Alessia Truzzolillo

In una manciata di giorni a Lamezia Terme sono stati piazzati nella notte tre ordigni esplosivi che hanno danneggiato le vetrine di un negozio di articoli per l’igiene, un negozio di abbigliamento e un’ottica. Il perimetro nel quale sono avvenuti gli atti intimidatori è quello del centro del quartiere di Nicastro, storicamente vessato e controllato dalla consorteria Cerra-Torcasio-Gualtieri. Polizia e carabinieri hanno parlato con i titolari delle attività, hanno acquisito le immagini delle telecamere, hanno tastato il polso della situazione criminale, a partire dalle verifiche sulle scarcerazioni.

Questa mattina, dalle 9:30, a Lamezia si terrà un consiglio comunale aperto al quale parteciperanno rappresentanti politici, delle forze dell’ordine, delle associazioni di categoria.
Abbiamo deciso di rivolgere in anteprima qualche domanda al sindaco Mario Murone che ha lanciato un messaggio a tutti i cittadini: «È necessario reagire, le istituzioni sono al vostro fianco».

Tre atti intimidatori in cinque giorni. Non accadeva da tempo...
«Indubbiamente il dato preoccupa e fa pensare ad un fenomeno non isolato. Ma su questo la magistratura e le forze di polizia stanno facendo il loro lavoro. Ne siamo certi».

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Secondo lei è segno di un racket che riprende o la recrudescenza di un racket che non si è mai spento?
«Non sono in grado di stabilire, perché non ho dati concreti per farlo, se si tratti di una ripresa o recrudescenza del fenomeno estorsivo. Ciò che dobbiamo costatare è che dopo un periodo di inesistenza di danneggiamenti quest’anno vi è stato un moltiplicarsi di fenomeni delinquenziali, molti dei quali hanno già trovato una immediata risposta nella attività svolta dalle forze dell’ordine».

Il procuratore della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio, dice sempre che la sola azione repressiva non basta. Serve una rivolta delle coscienze. A Lamezia questo non sembra avvenire e tutti tacciono...
«Le affermazioni del Procuratore Curcio non sono mai scontate o banali. Lo stesso ha indubbiamente una conoscenza non comune del fenomeno mafioso, accumulata nel corso degli anni passati nella magistratura inquirente. Ha condotto indagini complicate ed impegnative, con risultati investigativi che sono sotto gli occhi di tutti. Se un magistrato del suo livello sottolinea l’importanza di ‘puntare’ su una reazione della società civile a tali fenomeni significa che l’esperienza lo ha portato a stabilire che la cultura diffusa della legalità è uno strumento ancora più efficace della sola repressione del singolo fenomeno criminale. È necessario alimentare una reazione generale ai fenomeni mafiosi, senza che tale attività venga relegata alla sola magistratura ed alle forze di polizia. Tutti i cittadini, in forma singola o associata, devono reagire e se qualcuno non lo ha fatto è necessario che cambi atteggiamento, sapendo di avere le istituzioni al proprio fianco».

Basterà un consiglio comunale aperto? O l'amministrazione metterà in campo anche altro?
«Un consiglio comunale è poca cosa rispetto alla reazione sociale che meriterebbero tali fenomeni. Ma è un segnale. C’è un impegno preso con il Prefetto De Rosa ed il Questore Linares a fare la nostra parte come amministrazione comunale, ed in tal senso già il 28 di questo mese firmeremo un protocollo di intesa presso la Prefettura, fortemente voluto dal Prefetto De Rosa, per il contrasto ai fenomeni usurai ed al racket. Ma è anche nell’alimentare il cambiamento sociale e risvegliare la coscienza collettiva che si misura la capacità di contrasto a tali fenomeni da parte della amministrazione comunale e noi non ci sottrarremo sicuramente».