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21/07/2025 ore 17.05
Cronaca

Le mani della ‘ndrangheta sul Cara di Isola Capo Rizzuto: 8 anni a Sacco e don Scordio, ecco le altre condanne – NOMI

Regge in appello l’associazione mafiosa con pene dai 7 ai 10 anni di reclusione. Unico assolto Francesco Bruno, accusato di essere al vertice del clan di Vallefiorita

di Alessia Truzzolillo

La Corte d’Appello di Catanzaro – Antonio Battaglia presidente, Paola Ciriaco e Barbara Saccà a latere – ha condannato a 8 anni di reclusione, per associazione mafiosa, Leonardo Sacco, ex governatore della confraternita Misericordia di Isola Capo Rizzuto, associazione che gestiva il centro di accoglienza per migranti Sant’Anna, secondo l'impianto accusatorio in seguito a un rinvio da parte della Corte di Cassazione. Sacco è stato condannato per aver fatto parte di un’associazione mafiosa anche se sono state escluse le aggravanti delle armi e del profitto economico delle attività delittuose.

Sacco dovrà risarcire le spese delle parti civili, l’associazione Libera e la Federazione Interregionale delle Misericordie di Calabria e di Basilicata. Sacco, condannato nel primo appello a 20 anni di reclusione, è tornato in libertà nel 2023 a seguito della sentenza della Corte di Cassazione che aveva annullato tutte le condanne per malversazione.

Otto anni di reclusione anche per l’ex parroco nella chiesa di Santa Maria Assunta don Edoardo Scordio accusato di essere il gestore di fatto della confraternita Misericordia della città crotonese.

Il Cara di Isola Capo Rizzuto un bancomat per la ’ndrangheta: Sacco, don Scordio e la Misericordia condannati a pagare 34 milioni

I giudici hanno assolto Francesco Bruno, difeso dall’avvocato Antonio Lomonaco e Salvatore Staiano, dall’accusa di essere il promotore e vertice del presunto clan criminale operante a Vallefiorita.

Per il resto, regge l’associazione mafiosa che vede condanne tra i 7 e i 10 anni di reclusione per gli appartenenti alle cosche isolitane, tolte in alcuni casi le aggravanti delle armi e del profitto sulle attività delittuose.

La Corte ha poi condannato: