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16/04/2025 ore 14.37
Cronaca

L’immobiliarista socio del Mose e le famiglie di ’ndrangheta di Platì: in due passaggi il contatto tra la grande impresa e i clan

Da Lorenzo Sbraccia ai Barbaro: così il salotto buono della Capitale entra nell’orbita di un cognome che evoca trame criminali. I ruoli della centrale milanese dei dossier e di un ex pentito mai condannato per reati di mafia

di Pablo Petrasso

Lorenzo Sbraccia non è soltanto un importante immobiliarista ma un uomo di relazioni e il suo arresto in una storia che mescola affari sporchi, dossieraggio e legami con la ’ndrangheta fa rumore nella politica e imprenditoria romana.

Negli ultimi anni Sbraccia è diventato potente: di certo lo è sul piano economico. Il suo business è esploso con le ristrutturazioni 110% con la scelta di puntare mercato dei crediti fiscali. La sua Fenice srl è entrata nel consorzio Venezia Nuova, che gestisce il Mose e i relativi appalti milionari.

Un imprenditore in rampa di lancio ma anche, secondo la Procura di Milano, «privo di scrupoli» e «ossessivamente proiettato verso l’acquisizione abusiva e illecita di informazioni riservate e segrete, da utilizzare per salvaguardare sé stesso e i propri affari nonché per colpire quelli che ritiene essere suoi nemici». L’immobiliarista è indagato anche nel filone del dossieraggio che ruotava attorno alla società Equalize di Milano e sarebbe stato uno dei migliori clienti della società con sede in via Pattari 6: avrebbe assicurato al gruppo di hacker più di 400mila euro, «una fetta importante degli utili».

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Un pezzo grosso, insomma, arrestato pochi giorni fa per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. La storia è nota: Sbraccia aveva un grosso debito con un altro imprenditore e voleva ridurlo sensibilmente. Per farlo avrebbe cercato appoggi criminali che potessero indurre la concorrenza ad accettare 8 milioni di euro in luogo dei 30 reclamati. Una storiaccia che dimostra quanti pochi siano i gradi di separazione tra un imprenditore socio del Mose e una famiglia in odore di ’ndrangheta. Due passaggi soltanto.

Perché Sbraccia, da cliente gold di Equalize, chiede aiuto per disincagliare un problema che vale diversi milioni di euro. E Carmine Gallo, ex super poliziotto e presunta “anima” della centrale di dossieraggio, morto per infarto ai domiciliari il 9 marzo scorso, non ha dubbi: «Mi devo rivolgere a qualcuno di malaffare». È il primo grado di separazione, perché quel “qualcuno” è Nunziatino Romeo, 60 anni, ex pentito di ’ndrangheta: Romeo è vicino alla cosca Barbaro-Papalia ma non è mai stato condannato per associazione mafiosa. Gallo, da poliziotto, lo conosceva bene: «Mi ha dato l’informazione con cui ho liberato la Sgarella».

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Con Romeo e i suoi legami con Platì si chiude anche il secondo grado di separazione tra l’immobiliarista che gestisce il Mose e una famiglia il cui cognome evoca l’ombra dei clan in Calabria quanto a Milano, dove la cosca Barbaro fa affari da decenni.

Sono ancora una volta le parole di Gallo, che ha conosciuto le famiglie dell’Aspromonte più profondo ai tempi in cui indagava sui sequestri, a evidenziare il quadro: «Questi sono i boss di Platì, che sono i cugini di Romeo… e Pasquale che è il figlio di Rosario (Barbaro, ndr) ha parlato con l’avvocato Buccarelli (Umberto, legale vibonese finito ieri agli arresti domiciliari, ndr)», che rappresenta gli interessi di Sbraccia. Gallo indica addirittura Pasquale Barbaro come «il numero uno di Platì».

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I nomi in gioco preoccupano l’imprenditore e lui «esterna le sue preoccupazioni che l’entrata in scena dei Barbaro tramite Buccarelli possa fagli sfuggire di mano la situazione: «Non vorrei essere mandante di una cosa brutta – dice – cioè, stiamo a parlare del boss di Platì… meglio fare una causa… non posso essere per nessun motivo al mondo assimilato…». Gallo prova a rassicurarlo: «Tu non appari, è l’avvocato che sta facendo la trattativa sua, della quale tu ovviamente potresti anche non esserne a conoscenza». I due gradi di separazione sono chiusi: basta poco per passare dagli affari milionari del superbonus al rapporto indiretto con le famiglie di Platì.