L’inchiesta di Report sulla ’ndrangheta nell’eolico e il pentito trasferito: nuova pista sulla bomba a Ranucci
L’attentato potrebbe essere collegato a un servizio sugli interessi delle mafie nel Nord Est previsto nella prossima stagione. E c’è una coincidenza inquietante: l’ex boss Bonaventura disse di aver sentito dire in carcere che il conduttore «era finito» perché aveva toccato i clan calabresi
Un indizio e una vecchia conversazione in carcere. Entrambi evocano una pista legata alla ’ndrangheta sullo sfondo dell’attentato al conduttore di Report Sigfrido Ranucci. Solo ipotesi, valide quanto tutte le altre finite finora sul tavolo di Francesco Lo Voi, procuratore di Roma, e Carlo Villani, il pm titolare del fascicolo.
L’ombra della ’ndrangheta dietro l’attentato a Sigfrido Ranucci: la pista calabrese è tra le più seguite dagli inquirentiLa ’ndrangheta nell’eolico e il pentito trasferito
Prima l’indizio: nel giorno della bomba sotto casa del giornalista, un pentito che aveva parlato con Report è stato trasferito in una località protetta. Il collaboratore di giustizia legato alla ’ndrangheta – e fonte della trasmissione – avrebbe fornito informazioni sul sistema di interessi e connivenze politiche dietro l’espansione delle energie rinnovabili nel Nord-Est e gli interessi mafiosi sul business. Lo spostamento urgente dell’uomo, deciso per motivi di sicurezza, potrebbe aver mandato all’aria piani di vendetta. L’attacco contro Ranucci, dunque, suonerebbe come un sinistro avvertimento a non mandare in onda quel servizio. Sono Il Fatto Quotidiano e il Messaggero a raccontare l’episodio: il trasferimento per motivi di sicurezza sarebbe avvenuto proprio giovedì verso mezzogiorno, una decina di ore prima che l’esplosivo facesse saltare in aria le auto del giornalista e di sua figlia a Campo Ascolano, nel comune di Pomezia, litorale Sud di Roma. Probabilmente l’incolumità dell’imprenditore vicino alla ‘ndrangheta, ora “pentito”, era in pericolo e la sua copertura era saltata: qualcuno voleva vendicarsi per le informazioni riferite ai giornalisti Rai e, saltato il piano, ha pensato di indirizzare i propri intenti su Ranucci? Lo chiariranno le indagini.
Per ora solo ipotesi, così come si può ipotizzare cosa abbia raccontato l’imprenditore “pentito” agli inviati di Report: gli interessi dei clan calabresi nell’eolico nel Nord Est e gli intrecci con la politica. I giornalisti avrebbero intercettato il verbale del collaboratore di giustizia per poi utilizzarlo come materiale intorno a cui costruire un’inchiesta della prossima stagione.
Attentato a Sigfrido Ranucci, esplosione sotto la sua auto a Pomezia: politica e mondo dell’informazione uniti nella condannaLa confidenza dell’ex boss Bonaventura a Ranucci
Non è tutto, c’è anche la coincidenza: lo stesso Ranucci ha ricordato al Messaggero come già nel 2022 l’ex boss Luigi Bonaventura, da tempo collaboratore di giustizia, gli avesse riferito di aver sentito dire in carcere che il giornalista fosse «un uomo finito», per aver toccato affari della ‘ndrangheta negli appalti all’Arena di Verona. Il pentito che è stato trasferito giovedì in una località top secret è vicino proprio alle famiglie di cui parlava Report in quel servizio. Un dettaglio che rafforza la pista mafiosa e che gli inquirenti stanno verificando.
La pista degli ultrà e il ruolo degli albanesi
Gli investigatori non escludono tuttavia un’altra ipotesi: una ritorsione degli ultrà interisti, colpiti dalle inchieste di Report sui traffici illeciti intorno a San Siro. L’attentato potrebbe essere stato eseguito con il “placet” di gruppi albanesi che controllano l’area di Campo Ascolano e che hanno legami con ambienti della curva laziale.