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09/10/2025 ore 20.34
Cronaca

Neonati uccisi a Reggio, lo psichiatra: «Probabile che la madre soffrisse di depressione o psicosi post partum»

Diversi i segnali che, secondo Massimo Clerici, indicherebbero la presenza di una patologia: «La donna ha messo in atto una sorta di ritualizzazione dell'omicidio avvolgendo i bimbi in una coperta e chiudendoli nell'armadio»

di Redazione Cronaca

di Manuela Correra (Ansa)

Una fragilità insita, genetica, che eventi stressanti possono riaccendere portando all'esordio di patologie vere e proprie come la depressione post partum oppure la psicosi post partum che si manifesta anche con allucinazioni o voci che il soggetto sente e che danno “l'ordine” di uccidere. In termini medici questa condizione si definisce "vulnerabilità bio-psicosociale”, perché la miccia che può riaccenderla può essere appunto di natura biologica, psicologica ma anche legata a fattori sociali. Potrebbe essere questa, spiega all'Ansa il vicepresidente della Società italiana di psichiatria Massimo Clerici, la spiegazione del gesto della donna di 25 anni che a Reggio Calabria ha ucciso i due figli appena partoriti nascondendoli poi in un armadio avvolti in una coperta.

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«Si tratta di un gesto estremo, e sulla base dei pochi elementi noti - afferma Clerici, anche ordinario di Psichiatria all'Università Bicocca di Milano - si potrebbe ipotizzare che la donna soffrisse di depressione post partum. In vari casi, donne che non hanno mai avuto problemi di natura psichiatrica manifestano una depressione o una psicosi legate al parto, nei giorni di questo evento e con sintomi che possono anche perdurare nel periodo successivo. Nel caso della depressione ravvicinata all'evento parto, non sempre è facile cogliere dei segnali premonitori, in quanto in vari casi la donna non dà segnali comportamentali particolari».

Nel caso della psicosi invece, rileva lo psichiatra, «il soggetto ha vere e proprie allucinazioni e può sentire delle voci: ci sono stati casi di donne che affermavano di sentire la voce del bambino in grembo che diceva loro di ucciderlo».

L'ipotesi che la donna soffrisse di depressione o psicosi post partum sembrerebbe avvalorata anche da un altro elemento: «La donna ha infatti messo in atto una sorta di ritualizzazione dell'omicidio avvolgendo i neonati in una coperta e chiudendoli nell'armadio, come a volerli eliminare per una qualche ragione ma tenendoli al contempo vicini».

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Considerando inoltre il probabile precedente di un terzo infanticidio alla nascita negli anni precedenti, questo evento rafforzerebbe, secondo Clerici, l'ipotesi di una depressione o di una psicosi post partum: «Se il primo infanticidio è stato determinato da una depressione o psicosi, è dimostrato che in una certa percentuale di casi tali condizioni patologiche possono ripresentarsi e ci possono essere delle ricadute. Dunque, la donna potrebbe essere ricaduta in questa condizione anche per la seconda gravidanza». Il problema, aggiunge, «è che non è stata riconosciuta la sua sofferenza, ma spesso queste donne non danno sintomi evidenti ed è difficile individuare che stiano male».

Vari elementi, rileva l'esperto, farebbero quindi ipotizzare una condizione di patologia psichiatrica, piuttosto che di lucidità e semplice atto criminale: «Una donna che decide lucidamente di sbarazzarsi di un figlio appena nato, è più probabile che lo faccia allontanando il neonato da sé. Questo parrebbe essere un caso diverso, ma è fondamentale - conclude Clerici - effettuare una perizia psichiatrica sulla venticinquenne per poter avere un quadro più preciso».