«Mia figlia bullizzata a scuola, è una persecuzione sistematica»: la denuncia di una mamma nella Locride
Il grido di allarme di Antonella: «Nonostante le numerose segnalazioni non è stato fatto nulla. La scuola deve essere un rifugio sicuro, non un campo di battaglia»
«Da oltre un anno, mia figlia è vittima di bullismo». È l’inizio di un lungo post pubblicato da Antonella Italiano, dopo molti tentativi di porre fine ai presunti episodi che avrebbero colpito sua figlia in un istituto della Locride. «Non si tratta di episodi isolati, né di semplici incomprensioni tra adolescenti. È una persecuzione sistematica, fatta di parole taglienti, esclusione sociale, insinuazioni e comportamenti che mirano a spezzare la sua serenità e la sua identità. E ciò che fa più male è che, nonostante le numerose segnalazioni, nulla è stato fatto».
«Ho parlato con insegnanti, coordinatori, vicepreside, ho chiesto incontri – scrive Antonella Italiano – e ogni volta mi è stato detto che ‘si sarebbe monitorata la situazione’, che ‘bisognava capire meglio’, che ‘sono cose che capitano tra ragazzi’. Ma intanto mia figlia tornava a casa in lacrime, sempre più chiusa, sempre più fragile».
Secondo quanto scrive Antonella Italiano «oggi, le stesse bambine che la bullizzano si sono informate se mia figlia avesse finalmente lasciato la scuola. Come se la sua assenza fosse una vittoria. Come se il loro comportamento avesse raggiunto lo scopo: farla sentire talmente sola da voler sparire. E io, come madre, mi interrogo. Non le ho mai insegnato a rispondere con la violenza. Le ho insegnato il rispetto, la gentilezza, la forza del dialogo. Forse è questo il mio fallimento? Averle trasmesso valori che in questo contesto sembrano renderla vulnerabile? Ma se fallimento significa non averle insegnato a odiare, allora rivendico con orgoglio il mio errore. Perché mia figlia non è come loro. E non lo sarà mai».
Per Antonella Italiano, «questa non è solo una storia personale, ma il riflesso di un sistema scolastico che troppo spesso minimizza, che non interviene con decisione, che lascia le vittime sole e i carnefici impuniti. Qui, come in tante altre realtà, il bullismo viene ancora trattato come un fastidio da gestire, non come una violenza da combattere. Se non ci saranno risposte, mi rivolgerò alle autorità competenti. Ai carabinieri, alle testate giornalistiche, alle associazioni che difendono i diritti dei minori. Perché il silenzio non può essere la risposta al dolore di una bambina. Ogni giorno che passa senza interventi è un giorno in cui si legittima la violenza. Ed io, come madre, come cittadina, non posso permetterlo».
In questi giorni emotivamente pesanti, Antonella non si è sentita sola. «Giornalisti, amici, mamme, papà, cittadini comuni, e soprattutto il Garante per l’Infanzia, che è intervenuto con prontezza e sensibilità: ognuno ha contribuito a creare attorno a me e a mia figlia uno scudo umano fatto di affetto, parole calde, messaggi di conforto e gesti di solidarietà che hanno toccato il cuore della mia famiglia. E mia figlia, che ha vissuto momenti di grande fragilità, ha potuto sentire che esiste una comunità capace di abbracciare, proteggere e reagire».
«Ho ricevuto testimonianze da altri genitori che mi hanno raccontato episodi simili, vissuti da altri bambini – conclude - Alcuni ragazzi hanno già lasciato la scuola media con trasferimenti silenziosi, avvenuti prima ancora dell’inizio dell’anno scolastico. Questo non è un caso isolato. È un segnale che non può essere ignorato. La scuola deve essere un rifugio sicuro, non un campo di battaglia».