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25/05/2025 ore 15.31
Cronaca

Millennium, anche il «sindacalista della ’ndrangheta» in campo alle Regionali 2020: il ritorno di Nuccio Altomonte

Condannato nell’inchiesta Bellu Lavuru, l’uomo avrebbe partecipato al piano (saltato) per eleggere Nicolò e poi alla raccolta di voti per la moglie dell’ex assessore Tripodi. Nelle carte progetto di trasferire a Reggio i malati oncologici in cambio di preferenze e le rassicurazioni sul voto degli Strangio

di Pablo Petrasso

A volte ritornano. Come Sebastiano “Nuccio” Altomonte, condannato a 6 anni e 6 mesi al termine del processo Bellu Lavuru istruito dalla Dda di Reggio Calabria. E noto alle cronache per un’intercettazione di culto captata dalle microspie nel 2007 mentre si trovava in auto con la moglie: «Perché c'è la visibile e l'invisibile. E lui è in quella visibile che non conta, noi altri siamo nell'invisibile. Capisci? E questo conta». Il riferimento era, per gli inquirenti, a una struttura occulta della ’ndrangheta capace di governare il sistema criminale nascosta finanche agli sguardi degli stessi associati. Un mondo in cui si mescolano politica, cosche e massoneria deviata.

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«Altomonte una sorta di sindacalista della ’ndrangheta»

Condanna definitiva nel novembre 2012: le tracce giudiziarie di Altomonte tornano visibili nell’inchiesta Millennium che, qualche giorno fa, ha portato all’arresto di 97 persone. Ci sarebbe anche lui nello squadrone che i fratelli Giglio (Mario e Vincenzo, entrambi condannati in passato per concorso esterno in associazione mafiosa) avrebbero messo in piedi per sostenere alle Regionali 2020 la candidatura di Lucia Caccamo (non indagata), moglie dell’ex assessore regionale Pasquale Tripodi. E prima ancora di Alessandro Nicolò, già consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

Nell’ordinanza di custodia cautelare Altomonte, che è finito ai domiciliari nel blitz, viene introdotto utilizzando in larga parte i contenuti dell’inchiesta Bellu Lavuru: «Altomonte – scrivono i pm antimafia – era emerso dagli atti come una sorta di sindacalista della ’ndrangheta, pronto a sfruttare le sue competenze e conoscenze nel mondo della scuola per agevolare, con metodi illeciti, soggetti (insegnanti e, più in generale, personale del settore scolastico) vicini alle cosche della fascia jonica».

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Cene e incontri elettorali con Nicolò

Le intercettazioni del 2018 mostrerebbero, secondo l’accusa, che Altomonte avrebbe già fatto parte del gruppo Giglio quando l’idea era quella di sostenere il candidato Alessandro Nicolò alle elezioni regionali del 2020. In quelle conversazioni, Nuccio veniva indicato come il «sindacalista» e quello di Bellu Lavuru, un’identificazione tra la persona e il procedimento in cui era stato coinvolto. Una cena elettorale con Nicolò per cominciate, poi un «incontro diretto» tra il candidato e Altomonte nel quale sarebbe stato «sancito l'accordo per il sostegno alle elezioni»: questi i passaggi evidenziati dagli inquirenti nel primo step di avvicinamento alle Regionali, prima dell’arresto di Nicolò in Libro Nero che avrebbe convinto il gruppo Giglio a virare sul sostegno a Pasquale Tripodi. Altomonte viene descritto da Mario Giglio come un uomo capace, grazie alla gestione di tre grossi uffici per sindacato in ambito scolastico, di rastrellare parecchie preferenze: «Si era candidato alla Provincia e aveva presto 1800 voti». Nicolò, da parte sua, mostra di conoscerlo: «Ma è uscito?».

La fase preparatoria alla campagna elettorale è molto lunga: nell’ottobre del 2018, più di un anno prima del voto, si pensa già a organizzare cene e incontri. Al primo appuntamento Altomonte non partecipa, in un’altra occasione – stando alla valutazione che i pm fanno delle intercettazioni – candidato e sindacalista si sarebbero incontrati di persona. Comunque tra i due, prima di quel presunto tentativo di abboccamento, non ci sarebbe stato un rapporto.

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Diverso è per Vincenzo Giglio che mostra di avere una certa confidenza con Nuccio, al punto di informarlo di aver saputo di un’imminente operazione di polizia che avrebbe coinvolto numerosi indagati nei distretti calabresi: «È pronta, mi dicevano che è pronta una operazione seria tra Cosenza e Reggio Calabria», spiega. Le battute sui precedenti giudiziari si sprecano tra i membri del gruppo. Altomonte, da parte sua, dice di essere finito nei guai soltanto perché è un benefattore.

Tramontato il sostegno a Nicolò, si converge sulla moglie di Pasquale Tripodi che, nelle conversazioni, viene soltanto citata e non partecipa mai ai discorsi. Giglio fissa i paletti per l’impegno nella ricerca di voti: i precedenti suoi e dei suoi soci non sono un limite, «l’importante è che non ci pizzicano in parti curiose». Meglio stare lontano dagli sguardi degli inquirenti: a questo proposito Giglio indica la propria casa di montagna come il posto ideale. Lì «sarebbe stato possibile interloquire anche con "il diavolo”».

I trasferimenti dei malati oncologici

Per i magistrati antimafia di Reggio Calabria le conversazioni avrebbero fatto emergere «i programmi criminosi di Giglio e Altomonte, consistenti nel far redigere false certificazioni a medici compiacenti, anche con l'attestazione di gravi patologie oncologiche, allo scopo di far ottenere a persone impiegate nel settore scolastico, il trasferimento della loro sede lavorativa dal Nord Italia alla città di Reggio Calabria». Un piano che sarebbe stato studiato per ottenere «tornaconti elettorali». Certo, non sarebbe stato possibile rivolgersi a chiunque per ovvie questioni di riservatezza: «Ora io cerco di individuare delle persone serie – dice Altomonte –, di quelli che parlano non voglio neanche che si espande assai». Disbrigo pratiche come mezzo per aumentare il consenso: è una delle ipotesi da sottoporre al vaglio dei prossimi step investigativi.

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I voti della famiglia Strangio

C’è un’altra conversazione che, secondo la Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore facente funzioni Giuseppe Lombardo, aiuterebbe a «comprendere la portata e le caratteristiche dell'impegno elettorale di Altomonte Sebastiano in favore di Tripodi». È stata captata il 27 ottobre del 2019 quando Sebastiano Altomonte, accompagnato da Vincenzo Giglio, avrebbe raggiunto, secondo quanto riportato negli atti, Pasquale Tripodi nella sua abitazione per fargli sapere di aver avuto «garanzie» sull’appoggio elettorale «durante un incontro con un rappresentante della famiglia Strangio». Altro passaggio valorizzato nell’ordinanza per evidenziare che Altomonte avrebbe rapporti con ambienti contigui alla criminalità organizzata. Per il gip il sindacalista si sarebbe impegnato a recuperare voti tra le famiglie mafiose della fascia jonica reggina «con le quali vantava risalenti e consolidati rapporti, già accertati in passato, da una sentenza passata in giudicato». Per il giudice delle indagini preliminari, i contatti di Altomonte avrebbe chiesto a Vincenzo Giglio di mettersi a disposizione «nel campo medico e amministrativo». Sarebbe, questo, un pezzo del piano elettorale che ha portato Giglio, Altomonte e Tripodi agli arresti domiciliari.