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22/05/2025 ore 15.43
Cronaca

’Ndrangheta, 125 mila euro per il processo mai aggiustato in Cassazione scatenano un’estorsione chiusa con 60 rate

Un uomo considerato vicino al clan Commisso avrebbe minacciato Vincenzo Giglio per farsi restituire il denaro investito sulla scarcerazione del fratello arrestato nell’inchiesta Crimine. Il tentativo fallito ne ha scatenato le recriminazioni contro il medico che vantava agganci in magistratura

di Pablo Petrasso

Il nome del magistrato che Vincenzo Giglio avrebbe dovuto corrompere non è mai emerso. Né quel tentativo di corruzione di un giudice della Cassazione si sarebbe concretizzato. Nei brogliacci dell’inchiesta Millennium, che il 21 maggio ha portato all’arresto di 97 persone, ritorna una storia che pesca nel passato della cronaca giudiziaria.

Si torna ai tempi dell’operazione Crimine. E Giglio, medico condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, era già nel mirino degli investigatori della Dda di Reggio Calabria. A più di un decennio di distanza, finisce di nuovo al centro di intercettazioni e approfondimenti.

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Vincenzo Giglio non sarebbe, per la Dda di Reggio Calabria, soltanto la mente politica del gruppo che aveva puntato le Regionali 2020 per spingere la corsa di Lucia Caccamo (non indagata), moglie dell’ex assessore regionale Pasquale Tripodi.

Il medico, che ha una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa passata in giudicato, avrebbe anche subito un’estorsione da parte di Vincenzo Muià, considerato dagli inquirenti un uomo della cosca Commisso di Siderno. Muià, secondo l’accusa, lo avrebbe minacciato pesantemente per rientrare in possesso del denaro pagato per far assolvere il fratello che, nel frattempo, era stato assassinato a Siderno il 18 gennaio 2018. Muià avrebbe snocciolato il rosario classico delle intimidazioni: violenza fisica, incendio di mezzi agricoli, una sorta di divieto di dimora nel territorio di influenza del clan, addirittura la morte.

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Alla fine il presunto estorsore sarebbe riuscito ad avere una parte della cifra pretesa: non i 125mila euro richiesti ma un’auto del valore di 19.900 euro, una Renault Captur. Un saldo parziale per chiudere quella vecchia storia.

Un po’ di contesto: i magistrati antimafia evidenziano che Vincenzo Giglio avrebbe vantato contatti con magistrati in servizio in Cassazione e “già in passato era riuscito nell’intento di corrompere il personale giudiziario al fine di ottenere provvedimenti favorevoli”. Si fa riferimento a un “episodio corruttivo finalizzato ad ‘aiutare’ esponenti della famiglia Coluccio”. Muià avrebbe fatto affidamento sugli agganci di Giglio ma il tentativo di aggiustare il processo sarebbe finito in un nulla di fatto. Il piano per arrivare alla scarcerazione di Carmelo Muià si sarebbe arenato per via dell’arresto di Vincenzo Giglio nel 2011 nell’inchiesta della Dda di Milano sulla cosca Valle-Lampada. Quel progetto abortito si è insinuato come un tarlo in Vincenzo Muià che si è messo in testa di recuperare l’investimento.

Le intercettazioni mostrano il tentativo di giustificazione di Giglio: “Una volta c’era un problema con la Cassazione, lo abbiamo risolto con i soldi… ci siamo? Stesso passaggio era il tuo fatto, poi ci hanno arrestato, purtroppo, non c’eravamo, non è che colpa… il giudice, eh, c’era un meccanismo”. Muià non si fa persuaso delle spiegazioni: “I soldi li ho dati a voi sicuro e dovevate dire no”.

I toni si fanno accesi: Muià, secondo l’accusa, chiede di riscuotere l’eredità di un altro uomo, nel frattempo deceduto, che si era impegnato assieme a Giglio nel tentativo di corruzione. Sarebbero arrivate minacce anche alla convivente del defunto condite da una serie di richieste di beni contenuti nel lascito ereditario: una Bmw X6 del valore di 70mila euro; una ruspa da 20mila euro, l’utilizzo dell’impresa del defunto; la cessione di un Rolex e l’acquisto di una Fiat 500.

La trattativa si sarebbe chiusa con l’acquisto da parte di Giglio di un’auto da circa 20mila euro: un finanziamento con rate da 370 euro al mese per 5 anni per chiudere una vicenda vecchia di tre lustri.