‘Ndrangheta a Badolato, la Cassazione scarcera l’assessore Antonella Giannini e il marito Giuseppe Fiorenza
I due indagati sono accusati di scambio elettorale politico-mafioso. Erano stati posti ai domiciliari nel corso dell’operazione Ostro, a fine gennaio
La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio le ordinanze che disponevano gli arresti domiciliari nei confronti di Giuseppe Fiorenza e Antonella Giannini, marito e moglie, accusati di scambio elettorale politico-mafioso nell’ambito dell’inchiesta denominata Ostro della Dda di Catanzaro che lo scorso 29 gennaio ha colpito le cosche di ‘ndrangheta del territorio di Badolato.
I due indagati, difesi dagli avvocato Vincenzo Cicino e Vincenzo Varano, hanno presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza di custodia cautela del gip e contro la sentenza del Tribunale del Riesame che confermava la misura dei domiciliari.
Secondo l’accusa, a Badolato è radicata l’ingerenza della cosca Gallace che sarebbe riuscita a inserirsi nell’attività amministrativa del Comune grazie agli addentellati tra la famiglia di Antonio Paparo – imprenditore considerato legato ai Gallace – e parte degli amministratori locali.
La Dda ricostruisce che dopo le elezioni del 2021, Paparo sarebbe riuscito a inserire nel consiglio comunale non solo il figlio Maicol ma anche, come assessore esterno, Antonella Giannini.
Tra le ipotesi di reato, anche lo scambio elettorale politico-mafioso che coinvolge l’imprenditore Paparo e il figlio Maicol, il sindaco Parretta, il vicesindaco Menniti, l’assessore Giannini, il marito di lei Giuseppe Fiorenza, Andrea Bressi, detto “U Mulinaru”, poi eletto consigliere comunale.
Per quanto riguarda Fiorenza e Giannini la Cassazione ha ritenuto insussistenti le condizioni per le esigenze cautelari.