‘Ndrangheta a Cassano, quando il crimine è una scelta “obbligata”: storia dell’«ultimo rampollo della famiglia Abbruzzese»
I recenti arresti per associazione mafiosa ed estorsioni eseguiti nella Sibaritide documentano l’ingresso in scena di un membro della famiglia che, in principio, «sembrava essere cresciuto con propositi diversi»
La storia di Marco Abbruzzese sembra, purtroppo e suo malgrado, quella di un predestinato al crimine. Prima di essere arrestato per associazione mafiosa e alcune tentate estorsioni, infatti, il personaggio principale dell’ultima inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro, era un nome pressoché sconosciuto alle cronache.
«L’ultimo rampollo della famiglia Abbruzzese» lo definiscono gli inquirenti, richiamandosi all’anagrafe che lo lega direttamente allo storico clan di Cassano allo Ionio, ma con un’avvertenza: quarantaquattro anni, figlio di Celestino “Asso di bastoni” e sesto di sette fratelli Francesco “Dentuzzo”, Nicola “Semiasse” e Leonardo “Nino”; tutti dalla fedina penale nerissima, a differenza sua.
«Sembrava essere cresciuto con propositi diversi» annota la Dda. Niente narcotraffico o racket né tantomeno omicidi; la sua unica attività, fin qui, era stata quella, assolutamente lecita, della raccolta e del commercio di materiale ferroso.
La prima volta che si sente parlare di lui è nel 2012, quando prende parte ai moti di Timpone rosso culminati nell’aggressione ai carabinieri, in quel frangente impegnati ad arrestare suo padre allora latitante. Una reazione d’istinto, un richiamo della foresta che, nonostante la successiva condanna per resistenza a pubblico ufficiale, non avrà alcun seguito negli anni successivi.
Il “pizzo” imposto da Spezzano Albanese a Villapiana: ecco le accuse ai clan Abbruzzese e ForastefanoPer la metamorfosi bisognerà attendere il 2023, l’anno che per lui fa da spartiacque tra il prima e il dopo. L’offensiva giudiziaria dell’operazione “Athena” trascina dietro le sbarre gli ultimi tra fratelli, cugini e nipoti ancora in libertà. Tutti tranne Leonardo, che si butta latitante e resterà tale per alcuni mesi prima di essere acciuffato in Puglia. Per gli investigatori, è Marco che, nel suo periodo di invisibilità, si prodiga a prestargli assistenza. Un apprendistato in vista di compiti più impegnativi che lo attendono.
È l’ultimo degli Abbruzzese ancora in circolazione, l’unico titolato a parlare a nome della famiglia. È a quel punto, secondo la Dda, che anche “U palumm” è costretto «a sporcarsi le mani». Da qui, gli abboccamenti con gli imprenditori da taglieggiare, gli incontri con gli ex arcinemici e oggi alleati del clan Forastefano, più un’altra serie di azioni che, a giudizio della Dda, dimostrano il suo ingresso a pieno titolo nell’associazione mafiosa, peraltro con un ruolo di vertice. Un contesto dal quale, fin qui, Marco Abbruzzese sembrava essersi tenuto alla larga, ma tant’è: una cattiva stella incombeva su di lui. E a quella è quasi impossibile sfuggire.