'Ndrangheta a San Siro, si pente anche Ferdico: vicinissimo a Bellocco, era uno dei capi ultrà dell'Inter
Dopo la condanna a 8 anni, l'ex calciatore del Soriano considerato vicino ad ambienti della criminalità calabrese parla di una rapina da 120mila euro a Cremona. Nei giorni scorsi è stato interrogato anche dai magistrati della Dda di Milano
Anche Marco Ferdico, uno degli ex capi della Curva Nord interista, finito in carcere nel maxi blitz della Dda di Milano di un anno fa e già condannato a 8 anni, starebbe collaborando coi pm, dopo la scelta già intrapresa da un altro ex leader del direttivo ultrà nerazzurro Andrea Beretta. Emerge da un verbale reso dal 40enne che in questo caso ha portato, in particolare, a riaprire la vicenda di una rapina a mano armata per un bottino da circa 120mila euro, avvenuta nel 2022 in provincia di Cremona.
Antonio Bellocco, un anno fa l’omicidio che ha aperto la voragine dei rapporti tra ’ndrangheta e tifo criminaleFerdico, che ha un passato da calciatore a Soriano, nel Vibonese, e ha legami con ambienti considerati dai magistrati antimafia vicini alle cosche calabresi, sarebbe stato uno dei ganci di Antonio Bellocco a Milano, contatto necessario per consentire al rampollo del clan di Rosarno di prendere il controllo della Curva Nord. Una storia finita nel sangue il 4 settembre 2024 con l'omicidio di Bellocco, accoltellato dal terzo capo della tifoseria nerazzurra Andrea Beretta.
Ferdico, da quanto risulta dagli atti, prima in un interrogatorio dello scorso maggio davanti ai pm di Milano e poi in un altro di fine luglio di fronte agli inquirenti di Cremona, si è autoaccusato di essere stato il "basista" di un'aggressione con pistola e pestaggio fuori da un ristorante a Ripalta Cremasca, il 10 giugno di tre anni fa, ad una "persona facoltosa" che lui conosceva bene e a cui avrebbe teso una trappola. E ha tirato in ballo nei verbali per quella rapina anche Daniel D'Alessandro, detto "Bellebuono", arrestato in Bulgaria ad aprile in un filone della maxi indagine dei pm milanesi Paolo Storari e Sara Ombra e della Squadra mobile della Polizia sull'omicidio dello storico capo ultrà interista Vittorio Boiocchi, ammazzato a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa, nel capoluogo lombardo.
Tranche sul cold case scaturita dalle dichiarazioni di Beretta, che ha avuto il ruolo di mandante, e che ha portato ad una misura cautelare anche a carico, tra gli altri, di Ferdico, che come altri, poi, ha confessato. D'Alessandro, invece, indicato come presunto esecutore materiale del delitto, negli interrogatori ha scelto di non rispondere.
Il calabrese Simoncini e Marco Ferdico, doppia confessione per l’omicidio dello storico capo ultrà dell’Inter Boiocchi«Oggi sono qui per chiudere tutti i capitoli aperti che mi riguardano - ha messo a verbale Ferdico davanti al pm di Cremona Francesco Messina - In quel periodo, quello della rapina, eravamo assidui consumatori di cocaina, soprattutto io e D'Alessandro ed avevamo bisogno di denaro per acquistarne continuamente». Alla vittima vennero portati via un orologio di lusso e cinque bracciali d'oro del valore totale di 120mila euro.
Dopo i verbali di Ferdico, difeso dai legali Jacopo Cappetta e Mirko Perlino, la Procura di Cremona ha chiuso le indagini sulla rapina aggravata a carico dello stesso ex capo ultrà e di D'Alessandro, 30 anni, difeso dall'avvocato Daniele Barelli e tirato in ballo da Ferdico come «esecutore materiale». Alla vittima sarebbe stata puntata «una pistola al volto» e avrebbe subito un pestaggio, riportando lesioni «guaribili in 16 giorni».
Un paio di giorni prima della rapina, ha messo a verbale Ferdico, «avevo deciso insieme a D'Alessandro di rapinarlo, sapendo che era una persona facoltosa e che portava con sé sempre oggetti di valore». Per questo, dopo una cena con lo stesso Ferdico, quel suo conoscente, quando uscì dal ristorante, subì l'agguato di D'Alessandro, secondo la versione di Ferdico, e di un'altra persona, un bulgaro mai identificato, arrivato in auto con D'Alessandro.
«È prevalso l'uso di cocaina che mi ha spinto ad agire (...) loro sapevano che eravamo in quel ristorante», si è giustificato l'ex leader della Nord. «Abbiamo ricevuto 15mila euro a testa in contanti per tutta la refurtiva (...) questa rapina è stata organizzata perché D'Alessandro aveva un debito pesante per droga», ha aggiunto.
«Mi dispiace per questa cosa che è successa per colpa mia - ha spiegato ancora agli inquirenti - è avvenuta in un momento in cui frequentavo un ambiente criminale e facevo uso di stupefacenti in modo esagerato». Oggi, ha detto ancora, «ho cambiato radicalmente vita».
Ferdico, anche nei giorni scorsi, è stato interrogato ancora dalla Dda di Milano. Nel frattempo, sul delitto Boiocchi dovrebbe arrivare nei prossimi giorni la richiesta di processo con rito immediato.