‘Ndrangheta, gli omaggi dei ristoranti e dei bar per il boss di Tropea Antonio La Rosa
Denaro in contante, cesti natalizi, pizze, arancini e pasticcini per il capobastone in carcere munito di telefonino e informato di ogni entrata dalla moglie
Gli introiti della cosca La Rosa di Tropea sarebbero arrivati non solo da commercianti e imprenditori vittime del clan, ma anche da elargizioni volontarie da parte di ristoratori e titolari di bar. L’ultima operazione antimafia – denominata Call Me – della Dda di Catanzaro fotografa tale scenario nella “Perla del Tirreno”, con il boss detenuto Tonino La Rosa, 63 anni, alias “Cindolino”, che – stando all’inchiesta - riceveva continue somme di denaro preoccupandosi di chiedere alla moglie, Tomasina (detta Masina) Certo, 61 anni (anche lei ora arrestata), se i soldi incassati fossero sufficienti per tutto, tra spese per il mantenimento in carcere, spese giudiziarie e aiuti per i figli. Sono le intercettazioni telefoniche tra marito e moglie, ad avviso del gip, a svelare il ruolo di Tomasina Certo quale soggetto che “gestiva la contabilità del denaro a disposizione del gruppo, ricevendo elargizioni di denaro e beni, non altrimenti giustificabili se non per la 'riverenza' – ovvero il riconoscimento del ruolo egemone a Tropea – verso la famiglia La Rosa” e, quindi, verso la moglie del boss detenuto che comunicava dal carcere attraverso il possesso illecito di diversi telefonini. Emerge così, dall’ascolto delle telefonate, che il nucleo familiare di Antonio La Rosa e Tomasina Certo (con le figlie Cristina La Rosa, arrestata insieme al compagno Davide Surace di Spilinga, e Carmen La Rosa sposata con Francesco Zaccaro, gli ultimi due non indagati) pur essendo stato “abbandonato” dagli altri componenti del clan La Rosa (principalmente da Francesco La Rosa, detto “U Bimbu”, fratello di Antonio), tanto da non ricevere da questi somme di denaro, sarebbe riuscito ugualmente a far fronte a spese di rilievo tanto che lo stesso boss Tonino La Rosa manifestava tutto il suo stupore alla moglie per il regalo fatto alla nipotina (una playstation del valore di 480 euro) oppure per il denaro dato “per aiutare la figlia Carmen con il canone per il suo negozio”.
Il boss detenuto e gli omaggi dal ristorante
L’inchiesta della Guardia di finanza è riuscita quindi a portare alla luce l’esistenza di quelli che il gip distrettuale definisce come “altri canali di aiuto alla famiglia del boss in difficoltà” in quanto detenuto. In occasione delle festività, Antonio La Rosa sarebbe stato infatti solito scrivere dei biglietti di auguri e di ringraziamento a vari soggetti, ovvero a quelle stesse persone “che la moglie gli indicava come coloro che le avevano fatto degli omaggi”.
Tra i nomi ricordati da Tomasina Certo, alcuni sono commercianti e ristoratori di Tropea e fra questi “Antonio Trecate, sul quale la Certo informava il marito in carcere che aveva fatto dei doni, indicando vari generi alimentari ed aggiungendo che 'sono due volte che ti manda queste cose': ovvero alimenti inseriti in cesti natalizi “che Tomasina Certo o consumava in famiglia oppure inseriva nei pacchi da mandare al marito in carcere, come in occasione del Natale 2020”. Antonio Trecate (non indagato) è stato indentificato nell’omonimo ristoratore (detto “U Patatu”), titolare del ristorante That’s Amore sito sul corso Vittorio Emanuele di Tropea. “Il legame tra la famiglia La Rosa e Trecate Antonio – sottolinea la Dda – è certificato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Accorinti di Briatico, il quale riferisce di un episodio in cui Trecate aveva un debito nei confronti di Francesco La Rosa”. Nello specifico, Antonio Accorinti in un interrogatorio dell’11 settembre 2023 ha raccontato di “un accordo intervenuto nel luglio 2022 con tale Antonio U Patatu, identificato in Antonio Trecate, proprietario del ristorante That’s Amore di Tropea, in base al quale quest’ultimo – ha dichiarato il collaboratore – mi aveva consegnato una pistola calibro 22, che successivamente è stata ritrovata in casa mia, mentre io lo avrei ricompensato con una fornitura di pesce. A sua volta, Francesco La Rosa vantava un credito nei confronti di Antonio U Patatu il quale aveva riferito a La Rosa che io avevo preso una sua pistola senza pagarla, chiedendomi spiegazioni. Io gli dissi che non era affatto vero e di chiamarlo per chiarire, ma lui mi rispose che non c’era bisogno perché era un fuori di testa e avrebbe pensato lui stesso a dargli due schiaffi”.
Per gli inquirenti, inoltre, durante lo stato di detenzione di Antonio La Rosa, Antonio Trecate “era solito omaggiare Tomasina Certo con diverse pietanze provenienti dal suo ristorante. Così il 10 dicembre 2020 quando Antonio La Rosa veniva informato dalla moglie – sempre tramite una telefonata non autorizzata – che Antonio Trecate le aveva consegnato un mondo di cose affinchè lei le mandasse al marito in carcere”.
Da ricordare che il ristorante That's Amore di Tropea è stato destinatario nel 2023 di un'interdittiva antimafia (sulla scorta di indagini della Prefettura e della Questura di Vibo) e di revoca della licenza, misura poi annullata dal Tar di Catanzaro.
Soldi, pizze e pasticcini per il boss
La disponibilità di denaro da parte di Tomasina Certo, moglie del boss Antonio La Rosa, per la Dda proveniva “anche dalle elargizioni fatte da alcuni titolari di attività commerciali. Oltre al denaro, Tomasina Certo riceveva in ogni caso a titolo gratuito numerose pietanze – pizze, arancini, pasticcini – per sé stessa e per Antonio La Rosa il quale dimostrava la sua riconoscenza manifestando alla moglie la volontà di inviare una cartolina con gli auguri di Natale a Giuseppe Tropeano e, dietro suggerimento della moglie Tomasina Certo, pure ad Antonio Trecate”. Giuseppe Tropeano (non indagato) è stato identificato nel titolare del ristorante La Pergola di Tropea, il quale “intratteneva un forte legame amicale con Antonio La Rosa e allo stesso modo la consorte era solita frequentarsi con Tomasina Certo”.
Ad avviso del gip distrettuale, le mogli di La Tosa e Tropeano “sono amiche e lo stesso Tropeano spesso interveniva nelle telefonate autorizzate fra La Rosa e la moglie; in almeno quattro occasioni telefoniche - autorizzate e non - la Certo informava il marito che Tropeano le aveva fatto pervenire qualcosa: ‘Sono due volte che te li manda a Natale'. Un gesto di amicizia che – sottolinea il gip – il ristoratore aveva rivolto pure al fratello Francesco La Rosa quando era stato detenuto. La vicinanza di Giuseppe Tropeano ad Antonio La Rosa si sarebbe manifestata – stando alla ricostruzione del gip e della Dda – sia attraverso la dazione di generi alimentari, sia con denaro contante, come Tomasina Certo sottolineava in un caso in cui, dopo averli contati, aveva trovato mille euro e non solo trecento come aveva notato all’inizio, tanto che la donna chiedeva al marito quando farglieli avere in carcere, mentre La Rosa la invita a tenerli lei stessa. Le dazioni si ripetono, poiché il 19 dicembre 2020 Tomasina Certo informava il marito detenuto che il giorno prima Tropeano aveva mandato cibo e 1.500 euro per Natale e poi altre 500 euro 1'8 febbraio successivo. Altra dazione il primo aprile, cui seguiva sì l'invito a tenerli lei stessa, ma dopo qualche giorno la moglie – annota il gip – faceva un vaglia al marito detenuto per cinquecento euro”.
Giuseppe Tropeano si sarebbe quindi preoccupato sia di “versare denaro a Tomasina Certo, sia di mandare doni culinari direttamente ad Antonio La Rosa”. Oltre alle regalie da parte di Tropeano, Tomasina Certo avrebbe inoltre informato il marito detenuto di aver ricevuto la somma di 200 euro “da un altro soggetto di Parghelia” (un ragazzo a nome Pasquale ancora da identificare) e poi un ulteriore cesto natalizio (panettone da 50 euro con dentro i torroni) consegnato da tale Libero.
Le conversazioni intercettate tra la Certo e Antonio La Rosa hanno infine permesso alla Guardia di Finanza di accertare che altra persona pronta ad omaggiare la famiglia La Rosa con prodotti di pasticceria era il titolare di un bar di Tropea attualmente chiuso. Così Tomasina Certo nelle telefonate intercettate con il marito in carcere: “Pasquale ti ha fatto un vassoio bello di quelle cose al cioccolato, mi ha detto che a te piacciono. Ha dovuto prenderseli Domenico (figlio della Certo e di La Rosa, ndr) per forza e voleva dargli pure le paste di mandorle”. Per la Dda si comprende dalle intercettazioni che si tratta di regali per il boss detenuto in quanto lo stesso La Rosa aveva intenzione di sdebitarsi con il titolare del bar (non indagato) “inviandogli una cartolina di auguri natalizi”.