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10/04/2025 ore 18.43
Cronaca

’Ndrangheta, il memoriale inedito del pentito Barbieri: «Una guardia portava in carcere i messaggi di Bonavota»

In dieci pagine l’ex killer della cosca di Sant’Onofrio ha annotato ogni ricordo: «Il clan mi mandò a dire che un dottore di Lamezia mi avrebbe fatto uscire». Dal tentato omicidio di Francesco Cracolici alle estorsioni per la costruzione delle villette su via Nazionale

di Alessia Truzzolillo

Dieci pagine su un foglio a quadretti. La scrittura è in stampatello, un po’ tremolante e con qualche errore di grammatica ma chiara. A questi appunti manoscritti – oggi messi agli atti del processo d’Appello Rinascita Scott – Onofrio Barbieri, 45 anni, ex killer per la cosca Bonavota di Sant’Onofrio, a maggio 2023 ha affidato la propria memoria prima di essere messo alla prova dai magistrati della Dda di Catanzaro.

Il malato immaginario

Il primo ricordo che scrive risale al 2007 quando «Domenico Bonavota mi mandava bigliettini tramite una guardia che è di Arena perché stavo facendo finta che ero malato. Mi scriveva che già hanno parlato con il dottore del Tribunale che era di Lamezia… Infatti poi sono uscito per malattia».

«Dovevamo uccidere Francesco Cracolici»

«Dovevamo uccidere Francesco Cracolice (intende Cracolici, figlio di Alfredo Cracolici, ucciso in un agguato, ndr) – scrive ancora – ma poi non abbiamo fatto perché hanno arrestato Francesco Fortuna nel 2015. Dovevamo andare io, Domenico Bonavota, e Francesco Fortuna. L’abbiamo deciso al casolare».

Affari di droga con Melluso

Onofrio Barbieri prende appunti anche sulle cessioni di droga. Annota di aver comprato «due chili di erba da Simone Melluso che appartiene alla ‘ndrangheta, comandano su Briatico». Scrive anche di aver ceduto un chilo di coca allo stesso Melluso «per dargliela a Tropea a La Rosa. Lo so me l’ha detto lui. Perché non me l’ha pagata subito. Mi ha detto “il tempo che glielo porto ti do i soldi”».

«Mio fratello se la vede con le ditte»

Non mancano i pensieri anche su suo fratello, a proposito del quale racconta che «se la vede con le ditte, fa usura con i soldi di Domenico Bonavota». A Maierato suo fratello avrebbe sistemato una cognata che lavora in un negozio di abbigliamento appartenente a una ditta di Lamezia.

L’estorsione per la costruzione delle villette

Scrive, ancora, di quando, nel 2004, lui e Salvatore Morelli, esponente di vertice della cosca Pardea-Ranisi di Vibo Valentia «siamo andati sulla Nazionale che stavano facendo le villette e abbiamo minacciato gli operai di mettersi a posto». A mandarli, appunta, sono stati «Andrea Mantella e Domenico Bonavota».