‘Ndrangheta in Brianza: aziende della provincia di Lecco colpite da interdittive antimafia
Confermati i sospetti dopo l’indagine del Gruppo Interforze Antimafia con la Dia di Milano. Nel triennio 2021-23 emessi 28 provvedimenti. Cresce l’allarme sul radicamento delle ‘ndrine in Lombardia
La provincia di Lecco si trova ancora una volta al centro di un’operazione di contrasto alle infiltrazioni ‘ndranghetiste. Il prefetto Paolo Ponta ha firmato due provvedimenti interdittivi antimafia che colpiscono altrettante imprese del territorio: una società con sede nel capoluogo, attiva nella riparazione e manutenzione di macchine utensili, e una ditta individuale di Annone di Brianza operante nel settore degli impianti di riscaldamento.
Il provvedimento è stato adottato al termine di un’articolata indagine amministrativa, condotta con il supporto del Gruppo Interforze Antimafia, che ha coinvolto carabinieri, polizia, guardia di finanza e la Direzione Investigativa Antimafia di Milano. Nel fascicolo sono stati raccolti precedenti di polizia e una serie di contatti sospetti, tali da confermare il rischio concreto di infiltrazione mafiosa nelle attività economiche.
«L’azione del Gruppo Interforze Antimafia – ha sottolineato il prefetto Ponta – prosegue con la massima determinazione e professionalità al fine di contrastare e prevenire le infiltrazioni criminali delle ‘ndrine calabresi, tutelando l’economia legale e gli imprenditori onesti».
Le interdittive hanno un impatto immediato: impediscono alle aziende colpite di stipulare contratti con la pubblica amministrazione e di partecipare a gare d’appalto, di fatto escludendole dal mercato pubblico. Strumenti preventivi che non sostituiscono una condanna penale, ma che per molte imprese equivalgono a una sentenza economica definitiva.
I settori colpiti confermano l’attenzione della criminalità organizzata verso comparti sensibili. La meccanica industriale e l’impiantistica rappresentano ambiti nei quali i flussi finanziari possono essere utilizzati per mascherare operazioni di riciclaggio e stabilire rapporti con le filiere degli appalti.
Non si tratta di casi isolati. Già nel corso del 2023 erano stati adottati dodici provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di imprese lombarde. A finire sotto la lente della Prefettura, attività operanti nei settori della ristorazione, della pubblicità, del commercio all’ingrosso di autoveicoli, del commercio di materiali ferrosi, della riparazione di macchinari e persino nel servizio di noleggio con conducente.
Nel triennio 2021-2023 i provvedimenti emessi sono stati ventotto, tutti frutto delle riunioni periodiche del Gruppo Interforze Antimafia in Prefettura, durante le quali vengono analizzati e valutati i tentativi di infiltrazione nelle società per le quali emergono elementi di criticità.
Un trend in crescita, che testimonia come il territorio lecchese e la Brianza siano divenuti obiettivi strategici per la ’ndrangheta. Le relazioni parlamentari e le inchieste giudiziarie hanno da tempo documentato la presenza delle cosche calabresi nel Nord Italia, dove hanno trovato terreno fertile per reinvestire capitali illeciti e consolidare la loro influenza.
Il prefetto Ponta, nel rendere note le nuove interdittive, ha ribadito che «il contrasto alle infiltrazioni mafiose non è soltanto un dovere istituzionale, ma un impegno concreto per proteggere chi lavora rispettando le regole. L’economia sana non deve subire la concorrenza sleale di chi utilizza canali criminali».
La linea seguita dalla Prefettura punta sulla prevenzione, considerata la prima arma per spezzare il legame tra economia legale e organizzazioni criminali. Non a caso, il lavoro del Gruppo Interforze Antimafia si concentra non solo sui rapporti diretti con i clan, ma anche sulle cosiddette “contiguità”: legami familiari, collaborazioni professionali, frequentazioni in grado di rivelare possibili rischi di infiltrazione.
Negli ultimi anni, l’elenco delle interdittive ha colpito un ventaglio molto ampio di settori, dimostrando che la criminalità organizzata non guarda solo al business tradizionalmente più redditizio, come l’edilizia o i rifiuti, ma cerca di inserirsi ovunque ci siano margini di guadagno e possibilità di condizionare il mercato.
La provincia di Lecco, storicamente percepita come lontana dalle dinamiche mafiose, si è trasformata in un laboratorio di espansione per la ’ndrangheta, capace di radicarsi nel tessuto produttivo e di costruire reti relazionali utili al controllo degli affari. Da qui la necessità di una vigilanza costante, che si traduce in verifiche sempre più serrate e in provvedimenti preventivi come quelli annunciati nelle ultime ore.
Per il momento le due imprese colpite dovranno fare i conti con un futuro incerto, mentre la Prefettura e la Dia di Milano annunciano nuovi controlli a tappeto. La lotta alla criminalità organizzata, insomma, non conosce tregua. Anche in Lombardia, dove la malavita continua a muoversi nell’ombra, pronta a insinuarsi dietro l’apparenza di aziende rispettabili.