’Ndrangheta, la pax mafiosa a Isola Capo Rizzuto: storia di una faida sanguinosa chiusa in nome del denaro
L’evoluzione di alleanze e contrapposizioni nel Crotonese: un tempo i Nicoscia erano il braccio armato degli Arena, poi i due gruppi sono diventati acerrimi nemici prima della tregua siglata nel segno degli affari al Nord
di Alessia Truzzolillo
Un locale di ’ndrangheta «storico», lo ha definito il procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio, perseguito già negli anni in cui ancora non esisteva il reato di associazione mafiosa.
Nell’ordinanza del gip Arianna Roccia viene specificato che il locale si identifica con la cosca Arena la quale rappresenta, oggi, il risultato di una coesione, sviluppatasi negli anni, tra esponenti delle famiglie Arena (rami Cicala e Chitarra), Pullano, Gentile, Lentini e Tipaldi, a loro volta federatesi, anche mediante matrimoni e comparaggi, con le famiglie isolitane Nicoscia, Capicchiano, Manfredi e Corda. Ma prima di arrivare agli assetti che hanno permesso alle cosche di Isola Capo Rizzuto di arrivare estendere il proprio potere in Trentino, Lombardia e Veneto e accumulare capitali illeciti tali da richiedere alla procura di Trento di eseguire un sequestro di circa 25 milioni di euro, il territorio è stato teatro, nei primi anni 2000, di una cruenta guerra di mafia.
Quando i Nicoscia erano il braccio armato degli Arena
La cosca Arena nasce da due distinti ceppi familiari: il ramo soprannominato “chitarra” e quello noto come “cicala”. Nel 1996 viene riconosciuta l’esistenza della cosca attraverso una sentenza che condanna i figli del boss Nicola Arena, classe 1937, Giuseppe e Massimo, nell’ambito di un’inchiesta che contemplava le vessazioni al villaggio Valtur di Isola Capo Rizzuto.
Agli inizi del 2000 le inchieste avevano verificato che gli Arena e i Nicoscia avevano creato due gruppi contrapposti e in conflitto per il controllo del territorio.
E pensare che inizialmente i Nicoscia erano il braccio armato degli Arena tanto che a luglio del 1996 il Tribunale di Crotone aveva condannato per associazione mafiosa Nicola Arena classe ‘37 (ramo “cicala”), Francesco Arena classe ‘28 (ramo “chitarra”), Carmine Arena classe ‘59 (nipote di Nicola, ramo “cicala”, ucciso in un agguato mafioso il 2 ottobre 2004), Pasquale Nicoscia classe ‘47, Antonio Colacchio e Franco Trovato.
Secondo l’accusa la cosca aveva assunto il controllo del villaggio Valtur, di opere pubbliche come la costruzione del porto di Le Castella, del metanodotto, della base militare Nato destinata agli aerei F16 (affare che aveva posto gli Arena in contrasto con il clan Maesano). In particolare, Pasquale Nicoscia veniva riconosciuto come killer a disposizione degli Arena, mentre Colacchio e Carmine Arena provvedevano all’approvvigionamento delle armi e Franco Trovato era ritenuto referente della cosca nel controllo delle attività illecite gestite in Lombardia.
Il manifesto della nuova ’Ndrangheta: «Al Nord c’è la vera mafia, al Sud non si fanno i soldi»La sanguinosa faida tra Arena e Nicoscia
Ma agli albori del nuovo millennio le fazioni erano divise tra gli Arena – alleati con i Trapasso di San Leonardo di Cutro, i Dragone di Cutro e i Megna di Papanice – da una parte, e i gruppi Nicoscia (alleati con le famiglie Corda, Pullano, Capicchiano e Manfredi), i Pane di Belcastro e i Grande Aracri di Cutro.
A marzo del 2000 viene ucciso Francesco Arena, classe ’61, ma l’escalation di omicidi si registra nel 2004: a maggio vengono uccisi Rocco Corda e Bruno Ranieri, a ottobre un agguato a colpi di bazooka e mitragliatore kalashnikov distrugge l’auto blindata nella quale viaggiava Carmine Arena. Il boss non trova scampo mentre Giuseppe Arena, detto Pino U Tropeano, rimane ferito.
A novembre c’è il tentato omicidio di Salvatore Arena detto u Scruccu. A dicembre gli Arena reagiscono e uccidono Pasquale Nicoscia, classe ’60, cugino omonimo del capo cosca.
A dicembre 2005 viene assassinato Mario Manfredi, legato ai Nicoscia, mentre faceva rientro nella casa circondariale di Crotone. Alla vigilia di Natale del 2005 viene assassinato Pasquale Tipaldi, legato agli Arena.
Una lunghissima scia di sangue alla quale le cosche cercheranno di porre fine già nel 2006 come testimoniano le inchieste Ghibli e Pandora. La tregua tra Arena e Nicoscia resiste ancora oggi e ha consentito al locale si insinuarsi e fare affari nelle regioni più ricche.