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04/10/2025 ore 07.21
Cronaca

’Ndrangheta, nuovi arresti nell’inchiesta Eureka: 23 imputati tornano in carcere dopo le condanne nel processo

Dopo la sentenza di primo grado, la Dda di Reggio Calabria ottiene l’aggravamento delle misure cautelari. L’indagine aveva svelato un vasto traffico internazionale di droga e riciclaggio: smerciate 6 tonnellate di cocaina in due anni

di Redazione Cronaca

Dalle prime ore del 4 ottobre, i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei Comandi Provinciali di Catanzaro, Pescara, Bologna, Brindisi e Roma, stanno eseguendo una misura cautelare in carcere nei confronti di 23 persone.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, riguarda soggetti già agli arresti domiciliari e imputati nel processo nato dall’operazione “Eureka”.

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Le condanne e l’aggravamento delle misure

Il 1° ottobre il Tribunale di Reggio Calabria ha pronunciato la sentenza di primo grado nel rito abbreviato del processo “Eureka”, condannando 76 imputati e assolvendo 7 dei complessivi 83 giudicati.

Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto l’aggravamento della misura cautelare per 23 imputati, sostituendo i domiciliari con la detenzione in carcere, ritenendo ancora sussistenti le esigenze cautelari.

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L’operazione “Eureka”: un’inchiesta internazionale

L’operazione “Eureka” era scattata il 3 maggio 2023, quando i Carabinieri del Ros e del Gruppo di Locri avevano dato esecuzione a quattro distinti provvedimenti cautelari emessi dal GIP di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda.

In totale erano stati colpiti 108 soggetti, indagati per associazione mafiosa, concorso esterno, traffico internazionale di stupefacenti, detenzione di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, trasferimento fraudolento di valori e altri reati.

Furono inoltre sequestrati beni, immobili e società commerciali per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro, localizzati in Italia, Germania, Francia e Portogallo.

Le squadre investigative comuni europee

L’indagine, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, si era sviluppata grazie alla creazione di due Squadre Investigative Comuni: la prima tra la Dda di Reggio Calabria e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf; la seconda con l’Ufficio del Giudice Istruttore del Tribunale di Limburg e il Procuratore Federale di Bruxelles, sotto il coordinamento di Eurojust.

Questo strumento si è rivelato determinante: la collaborazione simultanea tra gli investigatori di diversi Paesi ha permesso l’acquisizione in tempo reale degli elementi emersi, rafforzando l’efficacia dell’azione congiunta.

Arresti coordinati in Europa

In parallelo all’operazione condotta in Italia, anche le autorità giudiziarie di Belgio e Germania hanno agito in modo coordinato, eseguendo rispettivamente 15 e 24 misure restrittive nei confronti di altri indagati per reati legati al narcotraffico e al riciclaggio.

L’operazione si è distinta per l’ampiezza dell’azione investigativa e per l’intensità della cooperazione giudiziaria internazionale che ha coinvolto numerosi Paesi europei ed extraeuropei.

Le origini dell’indagine

L’inchiesta della Procura di Reggio Calabria era partita nel giugno 2019, dopo uno scambio informativo tra i Carabinieri e la Polizia federale belga.

Quest’ultima stava indagando su soggetti legati alla cosca “Nirta” di San Luca, attiva a Genk (Belgio) e coinvolta nel traffico internazionale di droga.

Le indagini dell’Arma, inizialmente concentrate sulla famiglia “Strangio fracascia”, riconducibile ai “Nirta”, si erano poi estese a diverse famiglie di San Luca e alla locale di ‘ndrangheta di Bianco.

In questo contesto, erano stati ricostruiti gli assetti interni delle organizzazioni e accertate condotte relative all’acquisto di grandi quantità di cocaina, alla detenzione di armi da guerra e al reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali nei settori della ristorazione, del turismo e dell’immobiliare, sia in Italia che all’estero.

I canali del traffico internazionale di droga

Le indagini hanno fatto emergere tre associazioni criminali strettamente collegate alle principali cosche del mandamento jonico reggino.

Operavano con basi in Calabria e ramificazioni in altre regioni italiane e all’estero, rifornendosi direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane.

Le cosche erano in grado di gestire un canale di importazione della cocaina dal Sud America fino all’Australia, dove i prezzi di vendita risultano molto più alti rispetto al mercato europeo.

Tra maggio 2020 e gennaio 2022 sono stati movimentati oltre 6.000 chilogrammi di cocaina, più di 3.000 dei quali sequestrati nei porti di Gioia Tauro, Anversa e Colón.

Il denaro proveniente dalle transazioni veniva gestito da reti internazionali specializzate nel pick-up money o da corrieri che trasportavano contanti tra Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.