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06/10/2025 ore 14.44
Cronaca

Omicidio del pizzaiolo di Crotone, i familiari chiedono la ricusazione del gip: il caso approda davanti alla Corte Costituzionale

L’istanza è stata avanzata dai legali della famiglia Chimirri, che a sua volta deve rispondere dell’aggressione al poliziotto. Il no della Corte d’Appello di Catanzaro e la decisione della Cassazione: «Questione rilevante, giudichi la Consulta»

di Alessia Truzzolillo

Arriva davanti alla Corte Costituzionale il caso dell’omicidio del pizzaiolo Francesco Chimirri, 44 anni, ucciso a Crotone il sette ottobre 2024 da un colpo di pistola esploso dal vice ispettore di polizia Giuseppe Sortino. L’episodio è complesso: Sortino aveva assistito a un incidente stradale provocato dalla vittima che si era poi dileguata a forte velocità. Il poliziotto aveva seguito Chimirri – che guidava con a bordo il figlio Domenico, 18 anni – fin dentro al quartiere Lampanaro. Ne era nata una violenta colluttazione al termine della quale è partito un colpo di pistola fatale per Francesco Chimirri, deceduto sul colpo.

La vicenda

Allo stesso tempo il poliziotto è stato malmenato, ripetutamente colpito con calci e pugni, dai parenti della vittima i quali, ripresi da telecamere e telefonini, il sei dicembre scorso sono stati tratti in arresto con l’accusa a vario titolo, di tentato omicidio aggravato, lesioni personali pluriaggravate, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, porto d'armi o oggetti atti a offendere e danneggiamento aggravato. A emettere l’ordinanza di custodia cautelare è stata il gip Elisa Marchetto.

Allo stesso tempo anche Giuseppe Sortino è stato indagato per omicidio per la morte cagionata al pizzaiolo. In seguito la Procura ha avanzato richiesta di archiviazione nei confronti del poliziotto ritenendo che la sua fosse legittima difesa. I familiari del pizzaziolo si erano opposto A dover decidere su questa opposizione era stato posto lo stesso gip, Elisa Marchetto, che aveva emesso richiesta di custodia cautelare nei confronti dei Chimirri.

Richiesta di ricusazione

Una decisione nei confronti della quale sono intervenuti i legali della famiglia Chimirri, gli avvocati Tiziano Saporito e Andrea Filici, avanzando richiesta di ricusazione nei confronti del giudice. Questi hanno, in prima istanza, rilevato che il gip, già nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei Chimirri, «non si era limitato a una sommaria delibazione degli indizi, ma aveva costruito una narrazione completa e giuridicamente qualificata, sposando in modo inequivocabile la tesi difensiva dell'indagato Giuseppe Sortino. La sua azione veniva definita, con martellante insistenza, come "l'estrema azione" di chi era "sopraffatto dagli aggressori", un "disperato tentativo di difesa" e un "estremo atto di autodifesa". Specularmente, l'aggressione dei Chimirri veniva descritta come un "deprecabile episodio di insensata e brutale violenza" perpetrata dal "clan Chimirri"». I legali hanno, dunque, sottolineato la presenza di un pregiudizio.

La persona offesa può ricusare il giudice?

La Corte d'Appello di Catanzaro, tuttavia, aveva però dichiarato inammissibile la ricusazione, aderendo a un orientamento tradizionale che nega alla persona offesa la qualifica di "parte" processuale e, dunque, la facoltà di ricusare il giudice. I legali si sono così rivolti alla Corte di Cassazione la quale all'udienza del 2 ottobre 2025, ha riconosciuto la fondatezza dei dubbi sollevati dalla difesa, ritenendo la questione «rilevante e non manifestamente infondata» e disponendo la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale. Dunque si pone il problema costituzionale se anche la persona offesa (in questo caso la famiglia del pizzaiolo ucciso) che si è opposta alla richiesta di archiviazione, sia legittimata a ricusare il giudice. Davanti a questa questione di legittimità costituzionale sollevata dalla prima sezione penale della Cassazione deve esprimersi ora la Corte Costituzionale. Se quest’ultima dovesse accogliere le istanze presentate dalle persone offese spetterà a un giudice terzo decidere sulla ricusazione.

Gli avvocati Tiziano Saporito e Andrea Filici commentano così la vicenda: «Questa vicenda non riguarda solo la tragica morte di Francesco Chimirri, ma tocca un principio cardine del nostro sistema giudiziario: il diritto di ogni cittadino, e in particolare della vittima di un reato, a un giudice terzo e imparziale. La storica ordinanza con cui la Suprema Corte di Cassazione ha accolto i nostri dubbi e investito della questione la Corte Costituzionale è una vittoria non solo per la famiglia Chimirri, ma per lo stato di diritto. L'odierna archiviazione, emessa dallo stesso Giudice di cui avevamo motivatamente messo in dubbio la serenità di giudizio, era un atto purtroppo atteso, quasi un “epilogo annunciato”. Ma è un epilogo con fondamenta d'argilla. Attendiamo con fiducia la pronuncia della Consulta, certi che ristabilirà un principio di civiltà giuridica. Una decisione favorevole non solo travolgerà questa archiviazione, ma garantirà in futuro a tutte le persone offese in Italia uno strumento essenziale per la tutela dei propri diritti: la garanzia di non essere giudicati da chi ha già, di fatto, deciso».