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17/06/2025 ore 16.34
Cronaca

Omicidio di ’ndrangheta a Cirò Marina, assolto anche in appello Giuseppe Spagnolo “U Bandito”

Secondo i giudici di secondo grado l’imputato non avrebbe fatto parte del commando che organizzò l’agguato contro Vincenzo Pirillo. La pioggia di fuoco e il ferimento di cinque persone tra cui una bambina di 11 anni. L’accusa di strage e le parole del pentito Gaetano Aloe

di Alessia Truzzolillo

La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro – Caterina Capitò presidente, Domenico Commodaro a latere – ha assolto Giuseppe Spagnolo, detto “U Bandito” dall’accusa di strage per aver fatto parte del commando che il cinque agosto 2007 fece irruzione tra i tavoli di un ristorante di Cirò Marina uccidendo il reggente della cosca locale, Vincenzo Pirillo detto Cenzo.
La Corte ha respinto la richiesta del pg Marisa Manzini di infliggere l’ergastolo a Spagnolo – difeso dagli avvocati Tiziano Saporito e Gregorio Viscomi – considerato uno degli elementi di spicco della consorteria Cirotana.

Cenzo Pirillo è stato ucciso con quattro colpi di pistola ma il gruppo di fuoco aveva sparato senza badare alle conseguenze, tanto che nell’agguato sono rimaste ferite altre cinque persone tra le quali una bambina di 11 anni che sedeva proprio sulle ginocchia della vittima. Pirillo, in quel momento storico, era il reggente della cosca di Cirò Marina: i suoi sodali gli imputavano una gestione scorretta della cassa comune della cosca.
Spagnolo già in primo grado era stato assolto dalle accuse mentre, nel processo con rito ordinario, è stato condannato all’ergastolo, quale mandante, il boss Cataldo Marincola.  Assolto un altro boss Silvio Farao. All’epoca del delitto, Marincola e Farao erano latitanti per sfuggire ad una condanna per omicidio.

A dare una svolta a queste indagini è stata la collaborazione con la giustizia di Gaetano Aloe, ex killer della cosca Farao-Marincola. Aloe si è autoaccusato del delitto. Era lui che impugnava la calibro 38 la sera del cinque agosto 2007. L’altro, quello che sparava con la 9x21, racconta il pentito alla Dda di Catanzaro, era Franco Cosentino, detto Sazizza. In seguito a queste dichiarazioni e alle successive indagini, sono stati tratti in arresto, a marzo scorso, oltre a Cosentino, Palmiro Salvatore Siena, Vito Castellano e Martino Cariati.

Cataldo Marincola, racconta Aloe, avrebbe voluto la morte di Cenzo Pirillo anche per un altro motivo, oltre alla cattiva gestione della cassa del clan: non gli aveva mai perdonato l’uccisione di Natale Bruno. Insieme a Pirillo, il boss Marincola, che agli inizi del 2000 si trovava detenuto, aveva messo a guardia dei propri affari anche Bruno Natale, ucciso, poi, il tre settembre 2004 perché accusato di mala gestio degli introiti della cosca. Ma secondo Aloe, «Cataldo e Natale erano più che fratelli» e alla morte di Bruno il boss Maricola se la sarebbe legata al dito aspettando il momento migliore per vendicarsi.