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06/06/2025 ore 16.11
Cronaca

Omicidio Gioffrè a Cosenza, l’imputata Tiziana Mirabelli in aula: «Ho sentito il coltello alla gola e ho reagito»

La donna, che ha confessato il delitto avvenuto il 14 febbraio 2023, ha fornito la sua versione dei fatti, sottolineando che ha più volte rifiutato richieste sessuali da parte della vittima

di Antonio Alizzi

A dibattimento quasi concluso, in aula scocca l'ora di Tiziana Mirabelli, imputata per omicidio volontario aggravato. La donna cosentina è rea confessa. Il 14 febbraio 2023 ha ucciso in via Monte Grappa a Cosenza, il 75enne di San Fili, Rocco Gioffrè. L'anziano è stato accoltellato a morte. Mirabelli ai carabinieri di Cosenza ha detto che la vittima voleva violentarla e lei si è difesa impugnando un coltello.

Dopo tanti testimoni, il presidente della Corte d'Assise di Cosenza ha fissato per oggi l'esame dell'imputato. A condurre la prima parte dell'interrogatorio davanti al collegio giudicante è stato il pubblico ministero Maria Luigia D'Andrea. Nella seconda parte è toccato invece all'avvocato Cristian Cristiano, difensore dell'imputato. Nel mezzo, il presidente Paola Lucente ha posto alcune domande all'imputata circa il movente e la dinamica dei fatti. L'udienza è durata quasi quattro ore.

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Nel corso dell'escussione non sono mancati momenti di tensione superati tuttavia in poco tempo per apprendere le risposte dell'imputata. Ricostruendo la dinamica dei fatti, Tiziana Mirabelli ha motivato la scelta di colpire a morte Rocco Gioffrè. «Quel giorno ho avuto paura che volesse uccidermi, per cui ho reagito». La donna ha riferito che la persona offesa voleva un rapporto sentimentale/sessuale ma lei si sarebbe sempre rifiutata perché vedeva la vittima al massimo come un padre. «È arrivato anche ad offrirmi mille euro al mese per portarmi a letto ma non ho mai ceduto». Mirabelli a tal proposito ha spiegato che spesso cercava scuse dicendo di non poterlo ospitare in casa sua, evitando che gli argomenti finissero per convergere su richieste sessuali.

Sempre Tiziana Mirabelli ha ammesso di avere avuto una relazione con una donna, facendo intendere che le sue preferenze sessuali erano altre. Rocco Gioffrè inoltre avrebbe sviluppato, a dire dell'imputata, un'ossessione nei suoi confronti al punto di installare telecamere e microspie per scoprire cosa facesse nei momenti di privacy.

Durante l'esame è stato affrontato anche l'argomento delle chat. Messaggi scambiati sui social e su whatsapp, già oggetto di valutazione da parte del Riesame e della Cassazione. Mirabelli ha chiarito, dal suo punto di vista, che le risposte fornite a Gioffrè erano un modo per prendere tempo e sostanzialmente per scoraggiarlo. La donna, così facendo, sperava che le attenzioni dell'uomo diminuissero fino al punto di non riceverne più.

L'imputata ha anche sottolineato, parlando dei rapporti con Rocco Gioffrè, che la persona offesa dopo la morte della sua consorte, sarebbe diventata ossessiva. La donna ha riferito le presunte minacce che l'uomo avrebbe rivolto alla cooperatrice sociale cosentina. «Disse che avrebbe fatto una strage con le armi che aveva comprato in precedenza. Mi diceva inoltre che avrebbe voluto far portare via il figlio in una struttura sanitaria con un Tso, in quanto desiderava restare solo in casa». Ma Tiziana Mirabelli non voleva sentire ragioni e avrebbe quindi rifiutato tutte le "istanze". Addirittura, a sentire il suo racconto, avrebbe raggiunto una sorta di "pax" con Rocco Gioffrè, dandogli 300 euro al mese. Prima ha detto per «essere lasciata in pace», poi ha specificato per «la luce».

Il 14 febbraio 2023, come detto, Rocco Gioffrè viene assassinato nell'abitazione di Tiziana Mirabelli. La donna confessa il delitto dopo quasi una settimana ai militari dell'Arma di Cosenza. Si reca alla caserma "Grippo" e vuota il sacco. In aula, sul punto, ha detto: «Era mattina presto, mi accingevo a cambiare le lenzuola del letto quando ho sentito la lama del coltello vicino alla gola, a quel punto sono riuscita a girarmi dandogli un pugno in faccia. Da qui è nata una colluttazione». L'imputata in questo preciso istante avrebbe preso il coltello, che non ricorda dove lo ha buttato, per difendersi dall'aggressività di Rocco Gioffrè, il quale, ha dichiarato la donna, avrebbe detto: «"Morirai se non vieni a letto con me"». A questo punto, il pm Maria Luigia D'Andrea ha domandato quante coltellate avesse inferto ma Tiziana Mirabelli non ha saputo rispondere. «Non lo so», ha esclamato.

I quesiti sono stati posti anche sul fatto che la donna abbia deciso di costituirsi dopo tanto tempo. «Dovevo sistemare alcune cose per mia madre, che non sa cosa ho combinato», aggiungendo che «quel giorno Rocco Gioffrè non aveva né chiavi né telefono appresso».

Ora mancano le richieste documentali (ex articolo 507 del codice di procedura penale). Poi la requisitoria della procura di Cosenza e infine l'arringa difensiva. Non ancora fissata la data della sentenza di primo grado.