Open Gates, nel carcere di Catanzaro droga e cellulari ai detenuti ma non per favorire i clan di ’ndrangheta
L’analisi della sentenza del processo con il rito abbreviato: esclusa l’aggravante mafiosa. Droga e telefonini smerciati nella casa circondariale. I ruoli di tutti gli imputati: condannato (ma con una pena pesante) soltanto uno degli agenti penitenziari coinvolti
Dieci condanne e nove assoluzioni. Ma un dato emerge consolidato nella sentenza del procedimento, con rito abbreviato, Open Gates: l’aggravante mafiosa cade per tutti. Esclusa l’aggravante anche per uno dei capi promotori dell’associazione nata nella casa circondariale e dedita al traffico di droga e allo smercio di telefonini.
Dunque nel carcere di Catanzaro, ci dice una rapida lettura della sentenza, l’associazione c’era ma non era nata per favorire gruppi di ‘ndrangheta. In questa inchiesta che vede coinvolti detenuti, familiari di detenuti e fiancheggiatori vari, vi sono imputati anche agenti della polizia penitenziaria. Nel processo con rito abbreviato erano coinvolti tre funzionari della polizia penitenziaria. Uno solo è stato condannato e con una pena pesante, mentre gli altri due, uno dei quali accusato di concorso esterno, sono stati assolti.
Ma leggiamo la sentenza nel dettaglio.
Riccardo Gaglianese, di Cosenza, ha avuto la condanna più pesante: 20 anni di reclusione per associazione per delinquere (esclusa l’aggravante mafiosa) perché considerato uno dei capi promotori sia dell’associazione dedita al traffico di droga che a quella dedita allo smercio di telefonini e sim card. Era a lui che venivano rendicontati i ricavi delle attività illecite. Gaglianese faceva recapitare messaggi all’esterno con la complicità della fidanzata Giada Pino, condannata a 4 anni di reclusione per associazione per delinquere semplice (in qualità di organizzatrice di entrambe le associazioni, con il compito di procurare telefoni e schede telefoniche da introdurre nella Casa Circondariale di Catanzaro, di fare ricariche sui telefoni indebitamente utilizzati dai detenuti, di tenere la contabilità dei ricavi rinvenienti dal commercio illecito, di custodire il denaro contante derivante dalle attività illecite - nei luoghi dalla stessa decisi -, di distribuire i proventi derivanti dalla illecita cessione dei dispositivi telefonici, delle schede telefoniche e della sostanza stupefacente, nonché di recapitare messaggi all’esterno) e per aver introdotto nella casa circondariale di Catanzaro 62 schede telefoniche, in concorso con altre persone. La donna è stata assolta da quattro reati relativi allo smercio di telefonini e uno allo spaccio di droga.
Droga e cellulari nel carcere di Catanzaro, a processo l’ex direttrice e l’ex comandante della penitenziariaGaglianese, invece, è stato ritenuto colpevole di 12 capi di imputazione tra spaccio di droga e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti mentre è stato assolto, nelle stesse materie, da cinque capi di imputazione.
Michael Stephen Castorina, di Caltanissetta, già detenuto nel carcere di Catanzaro, (attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Caltanissetta, con fine pena mai), è stato condannato a due anni e sei mesi per associazione a delinquere (esclusa l’aggravante mafiosa) finalizzata all’accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.
In particolare Castorina avrebbe avuto il compito di acquisire ed introdurre schede telefoniche tanto all’interno della Casa Circondariale di Catanzaro quanto all’interno della Casa Circondariale di Augusta in Sicilia. Castorina è stato ritenuto responsabile anche di aver venduto per 300 euro due telefoni cellulari ad altrettanti detenuti, di aver usato egli stesso diversi dispositivi telefonici e uno smartphone col quale poteva fare e ricevere videochiamate e, infine, per essersi fatto consegnare un telefono dual sim durante un colloquio in carcere. Castorina è stato assolto dall’accusa di aver introdotto a Siano cinque telefonini, consegnati nel corso di un colloquio nella casa circondariale.
Domenico Catalano, di Locri, è stato condannato a otto mesi di reclusione per aver comprato in carcere a 300 euro un cellulare da Castorina e Riccardo Gaglianese.
Domenico Cicero, di Cosenza, è stato condannato a due anni per aver introdotto nel carcere di Siano, insieme ad altre persone, 99 grammi di hashish e 11 grammi di cocaina acquistati al prezzo di 1.700 euro. Su di lui pesava, però, l’accusa ben più grave, dalla quale è stato assolto, di associazione per delinquere aggravata (in qualità di fornitore di sostanza stupefacente a favore dell’associazione).
Maurizio Corasaniti, di Catanzaro, assistente del corpo di Polizia penitenziaria, è stato condannato a 8 anni, 2 mesi e 20 giorni per associazione dedita al traffico di stupefacenti (esclusa l’aggravante mafiosa) in qualità di partecipe. Il gup lo ha ritenuto colpevole di due casi di corruzione, istigazione alla corruzione, falso e truffa. Corasaniti è stato assolto dall’accusa di associazione per delinquere, un caso di traffico di stupefacenti e uno di smercio di telefonini.
Assolto Leopoldo D’Oriano, di Castellammare di Stabia, dall’accusa di corruzione aggravata di aver consegnato all’assistente capo della polizia penitenziaria Domenico Sacco, anche lui assolto, un pacco contenente beni illeciti da introdurre nella casa circondariale e dare a Giovanni Iapicca, «esponente di vertice del clan “Gionta».
Droga e telefonini nel carcere di Catanzaro, l’ex direttrice e l’ex comandante della struttura davanti al Tribunale della LibertàSe a D’Oriano era contestata solo la corruzione, Sacco, di Catanzaro, difeso dall’avvocato Danilo Iannello, è stato assolto anche dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, perché il fatto non sussiste, (per aver favorito il clan Gionta) e da altre due accuse di corruzione sempre per aver introdotto beni vietati in favore di detenuti.
Assolti dall’accusa di corruzione anche i palermitani, Francesco Paolo Clemente, Leonardo Clemente, Rosalia Orlando e Gessica Caliò, di Catanzaro per aver consegnato a Francesco Paolo Clemente beni vietati come sim card e carica batterie.
Condannata a un anno e 4 mesi Sandra Santino, di Mazzarina, compagna di Castorina, accusata di aver acquistato e introdotto schede telefoniche nelle carceri di Catanzaro e Augusta.
Un anno e 6 mesi di reclusione per Francesco Soliberto, di Brindisi, per associazione per delinquere (esclusa l’aggravante mafiosa) in qualità di partecipe del gruppo per il commercio di schede telefoniche.
Condanna a 7 anni, 9 mesi e 10 giorni per Francesco Vipiana, di Cosenza, per tentata associazione per delinquere semplice, tre casi di smercio di telefonini in carcere. Viapiana è stato assolto da un caso di traffico di droga.
Dieci mesi di reclusione per Salvatore Zinno, di Napoli, accusato dell’uso in carcere di telefonini.
Assolto dal reato di peculato l’assistente capo coordinatore del corpo di polizia penitenziaria Giovanni Aprile, di Catanzaro, accusato di aver concorso con un collega a rifornire di generi alimentari destinati alla mensa agenti il garage di un altro coordinatore capo che li usava per la propria famiglia o per consegnarli a terze persone.
Assolti dall’accusa di aver usato un telefonino in carcere Davide Belville, di Lamezia Terme e Danilo Fiumara, nato a Soveria Mannelli.
Nel collegio difensivo gli avvocati Danilo Iannello, Luca Cianferoni, Mara Campagnolo, Gianluca Acciardi, Massimiliano Carnovale, Vincenzo De Caro, Alessio Spadafora, Paolo Pisani, Antonio Quintieri, Maria Aiello, Domenico Bove, Davide De Caro.