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22/08/2025 ore 07.48
Cronaca

Polistena, dopo 20 anni di botte e violenze sessuali trova il coraggio di denunciare e fa arrestare il marito

Finisce il lungo incubo di una donna che racconta soprusi e umiliazioni iniziati nel 2006. La donna costretta a ricorrere a cure psichiatriche per sopportare il clima di terrore in casa. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri dopo l’inchiesta lampo della Procura di Palmi

di Redazione Cronaca

Un incubo lungo quasi vent’anni. Un vortice di soprusi, botte, umiliazioni e violenze sessuali, consumato tra le mura domestiche e taciuto per paura. È la drammatica storia di una donna di Polistena che, dopo 19 anni di silenzio forzato, ha trovato la forza di denunciare il marito, consegnando ai Carabinieri un racconto agghiacciante di vessazioni e terrore.

Le violenze, secondo quanto riferito dalla vittima, sarebbero iniziate nel 2006 e con il tempo avrebbero assunto forme sempre più brutali: aggressioni fisiche, abusi intimi e una violenza economica che ha piegato l’intera famiglia, imponendo una quotidianità segnata dalla paura e dall’umiliazione. La donna, schiacciata da anni di minacce e sopraffazioni, è stata costretta a ricorrere a cure psichiatriche pur di sopportare un clima di sottomissione che sembrava non avere fine.

La denuncia, presentata con coraggio ai Carabinieri della Stazione di Polistena, ha aperto la strada a un’indagine immediata sotto la guida della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal Procuratore Emanuele Crescenti. È scattato il “Codice Rosso”, lo strumento che garantisce priorità assoluta ai casi di violenza domestica e di genere.

L’uomo deve ora rispondere di reati gravissimi: maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e atti persecutori. Un quadro pesantissimo che, secondo i militari dell’Arma, descrive un soggetto dalla bramosia sessuale e dalla violenza irrefrenabile, capace di rendere la propria casa un luogo di terrore. La pervicacia delle condotte e il rischio concreto che i reati potessero ripetersi hanno portato il Giudice a disporre per lui la misura più severa: la custodia cautelare in carcere.

Tradotto in un istituto penitenziario, l’uomo è ora a disposizione dell’Autorità Giudiziaria

Trattandosi di procedimento in fase di indagini preliminari, resta fermo il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva.