Reparto di oculistica privatizzato: l’Azienda Dulbecco avvia un’indagine sulla gestione di tutte le liste d’attesa
Dopo l’arresto del primario Scorcia nell’inchiesta della Procura di Catanzaro partono i controlli su eventuali «distorsioni» e «comportamenti opportunistici». Al lavoro una commissione che passerà i risultati ad Azienda Zero
A seguito dell’indagine dell’autorità giudiziaria riguardante la presunta gestione privatistica delle liste d’attesa nel reparto di Oculistica, l’Azienda ospedaliero-universitaria “Renato Dulbecco” ha ritenuto – indipendentemente dai routinari controlli effettuati dalle strutture aziendali preposte – di «avviare un audit interno, ovvero specifici controlli volti a far luce su ogni eventuale comportamento opportunistico e distorsivo nella gestione delle liste d’attesa».
«L’Azienda – si legge ancora nella nota – ha quindi istituito una specifica Commissione che, attraverso l'analisi dei dati e uno specifico audit interno, dovrà esaminare diversi aspetti, tra cui: il rispetto dei criteri di accesso dei pazienti; i volumi di attività erogati in regime istituzionale e libero professionale; l'articolazione delle agende pubbliche e riservate all'attività libero-professionale; i tempi di attesa; l'analisi delle priorità assegnate».
«La Commissione – conclude la nota dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro – sottoporrà le risultanze delle analisi alla verifica anche da parte di Azienda Zero».
Nell’indagine della Procura di Catanzaro è finito agli arresti domiciliari il primario Vincenzo Scorcia. Scorcia avrebbe guidato – coadiuvato dalla sua segretaria Maria Battaglia – il sistema che, secondo l’accusa, avrebbe reso possibile l’effettuazione di interventi chirurgici su pazienti previamente visitati, a pagamento, durante lo svolgimento di attività extraistituzionale privata.
Questi pazienti passati attraverso una struttura privata avrebbero goduto di un trattamento “privilegiato” rispetto ai pazienti ambulatoriali che avevano osservato le disposizioni per l’accesso alle prestazioni sanitarie pubbliche e che erano stati inseriti nelle rispettive liste di attesa. Lo schema avrebbe alimentato, di fatto, un sistema privato di prenotazioni con prestazioni erogate gratuitamente dall’ospedale.