Resta ai domiciliari Marjan Jamali, la giovane imputata a Locri con l’accusa di essere una scafista
Respinta la richiesta di revoca degli arresti avanzata dall’avvocato Giancarlo Liberati, che non molla: «Dimostreremo la sua innocenza e intanto ricorrerò al Tribunale del riesame»
di Anna Foti
«La nostra linea non cambia. Dimostreremo l’innocenza di Marjan Jamali e intanto ricorrerò al tribunale del riesame per impugnare il diniego avverso la mia richiesta di revoca degli arresti domiciliari». Così l’avvocato Giancarlo Liberati che sta difendendo la giovane iraniana Marjan Jamali, sbarcata a Roccella nell’ottobre 2023 con un figlio di otto anni fuggendo da un contesto familiare e sociale di violenza, accusata di essere una scafista e imputata dinanzi al tribunale di Locri. La prossima udienza, in occasione della quale si proseguirà con l’escussione dei testimoni a favore della difesa e con l’esame di Marjan è già stata fissata 24 marzo.
Dallo scorso 31 maggio, in seguito alla sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari, Marjan è accolta a Camini all’interno nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r. l. (Jungi Mundu) con suo figlio.
Nello stesso processo, dinanzi al tribunale di Locri, è imputato con la stessa accusa anche Amir Babai, che aveva tentato di difendere la donna dagli abusi e che per questo potrebbe anche lui essere finito anche lui nel mirino della ritorsione dei tre uomini che poi si sono resi irreperibili. A sostenere la giovane, anche in occasione di questa udienza, l’attivista curdo-iraniana Maysoon Majidi, assolta con formula piena nelle scorse settimane, il Comitato Free Marjan Jamali e il Comitato Free Maysoon Majidi, con attiviste provenienti anche da Reggio.
Le parole dell’avvocato
«Il dibattimento – ha spiegato l’avvocato Giancarlo Liberati – prosegue. In occasione della scorsa udienza le testimonianze di altri due migranti che hanno viaggiato con Marjan hanno confermato quanto la giovane iraniana sostiene fin dal principio, ossia di non avere mai svolto alcuna attività da scafista e di essere anche stata molestata durante il viaggio. Per altro fin dalla prima udienza abbiamo prodotto la prova del pagamento del viaggio di Marjan e le registrazioni delle conversazioni con lo zio al quale la giovane aveva subito raccontato delle molestie subite nel tragitto dalla Turchia all’Italia. Non mi spiego il mantenimento della misura e per questo ricorrerò al tribunale del riesame». Continua a leggere su IlReggino.it