Sezioni
Edizioni locali
05/11/2025 ore 19.53
Cronaca

Riforma della Giustizia, il pm Frustaci: «Il rischio è una giustizia costosa, di classe e condizionata dalla politica»

Il magistrato, ospite di Buongiorno in Calabria, spiega che presto saranno aperte le iscrizioni al comitato “Giusto dire No”. Ammesse le iscrizioni dei cittadini purché non siano iscritti a partiti politici e rivestano incarichi politici

di Alessia Truzzolillo

Si chiama “Giusto dire No” il comitato che invita a votare contro la riforma costituzionale della giustizia al referendum che si terrà in primavera. «Il comitato ha come componete l’Associazione nazionale magistrati e, oltre ai magistrati – spiega il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, ospite della trasmissione Buongiorno in Calabria – da qui a breve partiranno le iscrizioni per i cittadini. L’atto costitutivo e lo statuto prevedono dei limiti, nel senso che potranno partecipare al comitato tutti coloro che non sono iscritti a partiti politici e tutti coloro che non hanno rivestito e non rivestono incarichi politici. Questo perché il comitato è aperto a tutti coloro che non hanno alcuna vocazione politica ma semplicemente vogliono sostenere il No al referendum».

«La Giustizia è un bene comune – dice il magistrato – che interessa la vita di tutti i cittadini, non può essere un tema circoscritto all’interesse di una parte politica. È importante che i cittadini vadano a votare perché questa riforma avrà un’incidenza su vari aspetti della vita delle persone a partire dalle garanzie del cittadino. Se noi riteniamo di aderire a questa riforma avremo meno garanzie. In questo momento il pubblico ministero, cioè il magistrato che segue le indagini, ha l’obbligo di legge di portare all’attenzione del giudice tutti gli elementi che riguardano la figura dell’indagato, sia quelli a suo carico che quelli a discarico. Oggi il pubblico ministero risponde al popolo italiano e ai cittadini. Il difensore difende un cliente e non ha l’obbligo di tirare fuori tutti gli elementi che riguardano il suo assistito, anzi, deve tutelarlo, deve difenderlo anche da accuse che possono essere fondate nei suoi confronti. Perché risponde al proprio cliente che pagherà poi una parcella. Invece il pubblico ministero deve rispondere ad ogni cittadino, al popolo italiano e deve essere terzo e imparziale rispetto al cittadino. Questo è il primo elemento: viene meno una garanzia».

I costi della giustizia

Altro elemento da segnalare, secondo il pm Frustaci, è che «questa riforma triplica i costi della giustizia». Oggi la magistratura ha un solo organo di governo: il Consiglio superiore della magistratura (Csm) che si occupa della carriera dei magistrati, della valutazione di professionalità ma anche degli aspetti disciplinari. «È un presidio di governo autonomo rispetto alla politica». Con la riforma si vengono a creare due Csm, uno per i pubblici ministeri e l’altro per i giudici, e in più la funzione disciplinare verrebbe consegnata a un terzo organo: l’Alta corte di giustizia. Non solo. Oggi per entrare in magistratura c’è un unico concorso e c’è un’unica scuola di formazione. Anche in questo caso tutto verrebbe raddoppiato con conseguente aumento dei costi.

Una giustizia di classe

«La giustizia è un bene comune e deve funzionare bene per tutti. Ma se separiamo il pubblico ministero dall’ordine giudiziario, se il pm viene espulso dall’ordine giudiziario, il pm non sarà più difensore dei cittadini: sarà difensore dell’accusa e bisognerà avere la disponibilità economica di potersi rivolgere a studi legali importanti per poter dipanare i problemi coi quali il cittadino si può trovare a combattere. E allora diventerà una giustizia di classe».

«La giustizia sarà suscettibile di condizionamento politico»

«Quarto e non ultimo problema – dice il pm Frustaci – la giustizia sarà suscettibile di condizionamento politico. Noi vogliamo fare questa riforma per evitare invadenze di campo ma se questo è il fine stiamo imboccando il percorso inverso perché si pongono le premesse per il controllo del pm da parte della maggioranza di turno. A quel punto capiamo bene che sarà la maggioranza di turno a dettare l’agenda e i criteri di priorità».

Lo scandalo Palamara e i due pesi e due misure

Una delle ragioni per la quale si è messo mano alla Costituzione modificandone sette articoli risiede in un fatto di cronaca che ha suscitato parecchio scandalo: il cosiddetto caso Palamara, ovvero l’incontro tra alcuni consiglieri del Csm e politici all’hotel Champagne di Roma per discutere sulla nomina del procuratore di Roma. «L’incontro di cui si parla – spiega il magistrato – avvenne nella notte tra l’otto e il nove maggio 2019 nel corso di una cena. Non c’erano solo consiglieri superiori della magistratura ma anche dei politici. Per i componenti del Csm ci sono state le immediate dimissioni, un procedimento penale con delle condanne e un procedimento disciplinare con la radiazione di un consigliere (Luca Palamara, ndr) mentre altri quattro consiglieri, con condotte ritenute meno gravi, c’è stata la sospensione per 18 mesi dello stipendio e delle funzioni». La politica come ha reagito a questo scandalo che ha travolto anche lei?
«Innanzitutto – dice Frustaci – non è stata data l’autorizzazione a utilizzare le intercettazioni nei confronti dei parlamentari coinvolti. C’erano dei deputati. Eppure c’è una sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto utilizzabili le intercettazioni nei confronti dei parlamentari. La Camera di appartenenza non ha dato l’autorizzazione. Non ci sono state sanzioni o conseguenze né sul mandato parlamentare, né sul piano penale, né sul piano disciplinare. Questo ci tengo a sottolinearlo perché allo scandalo ha corrisposto una risposta forte e decisa della magistratura. Quale risposta c’è stata da parte della politica?».

Ma il punto è anche un altro. Allo scandalo ha fatto seguito la riforma che prevede che i rappresentanti togati del Cms saranno estratti a sorte per evitare le storture del correntismo.
«Si è mai visto un contesto in cui sbagliano i componenti elettivi di un qualsiasi organo e viene punito il corpo elettorale che nulla ha a che fare con il singolo componente eletto? Penso che il meccanismo del sorteggio sia mortificante per qualsiasi corpo elettorale, antidemocratico ed è l’unico esempio al mondo. Chi sbaglia deve rispondere dei propri errori». Ma, fa notare il magistrato, che mai si penserebbe di sottrarre potere elettorale ai cittadini se a sbagliare fosse un rappresentante politico.