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18/04/2025 ore 19.56
Cronaca

«Se non mi lasciano in pace inizio a sgozzare i poliziotti»: la rabbia del presunto terrorista fermato a Cosenza

Le chat di Mselmi nel decreto di fermo della Dda di Catanzaro. Il disprezzo per gli europei e l’idea di andare in Palestina per lottare contro gli ebrei: «Se mi salgono i nervi divento davvero un terrorista. Il primo arresto a 17 anni: «Avevo un pc pieno di video del Daesh»

di Pablo Petrasso

Quelli della Questura sono dei «bastardi», gli italiani invece «tutti criminali, ipocriti e bugiardi». Nel decreto di fermo della Procura della Repubblica di Catanzaro viene sottolineata l'indole particolarmente violenta di Halmi Ben Mahmoud Mselmi, il tunisino arrestato dai poliziotti della Digos di Catanzaro con l'accusa di essere un affiliato all'Isis. Ma anche una generale avversione verso il mondo occidentale e verso l'Islam moderato.

In una conversazione con la ragazza italiana che dice di voler sposare, qualora aderisca a un «Islam, ma quello forte», il 28enne manifesta particolare risentimento - scrive il pm nel decreto di fermo - nei confronti dei agenti di polizia, alludendo allo stato dalla pratica di permesso di soggiorno che all'epoca non si era perfezionata: «Vaff..., tu il tuo paese, la polizia di m... e i carabinieri, tutti gli italiani di m... del tuo paese, Francia, Germania, tu... voi siete tutti criminali, ipocriti e bugiardi».

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In uno "stato" di whatsapp, dopo il diniego del rilascio del permesso di soggiorno, scriveva: «Il paese dell'ingiustizia, della tirannia, del razzismo e dell'egoismo. Non siamo sorpresi da un paese che ha occupato la Libia e ucciso migliaia di persone innocenti. Andate all'inferno, voi criminali, voi terroristi. I loro rapporti distruggono l'essere umano e gli fanno perdere tutta la mente e il desiderio di vivere. Dio si vendicherà di tutti voi un giorno».

Bloccato in Italia per la mancanza del permesso di soggiorno e innervosito dalla latitanza, il 28enne si esprimeva così riferendosi alle autorità che lo stavano cercando: «Se mi salgono i nervi, divento veramente un terrorista, hai capito? - diceva in una conversazione intercettata - Questa è la fine. Inizio a girare con un coltello e se mi capita un poliziotto glielo do e comincio a sgozzare i poliziotti. Quella è la vita se non ti lasciano in pace, se non ti lasciano, tu non li devi lasciare... allora cosa dovevo fare? Sono fuggito clandestinamente», spiegava manifestando la sua indole violenta nei confronti dei poliziotti.

Nemmeno un anno fa, sempre allo stesso interlocutore, suo sodale, raccontava: «Uno con la pazienza aggredisce e ne cattura uno ogni giorno; ogni giorno avrei catturato uno dei gruppi dei serpenti (termine con il quale indica i poliziotti, ndr) e l'avrei aggredito. E se Dio avesse voluto, in un anno ne avrei finito dieci o venti».

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In un’altra conversazione intercettata, Mselmi si esprime anche sulla causa palestinese: «Ti giuro su Dio, se mi aprono il confine vado in Palestina, non voglio proprio niente. Vado in Palestina, se Dio vuole, e do vittoria ai miei fratelli lì e faccio allontanare il male degli ebrei su di loro. Hai capito? È questo che voglio».

Nel documento vengono riportate le sue parole in relazione al suo intendimento di raggiungere i suoi «fratelli in Dio musulmani», rammaricandosi al contempo di non avere il passaporto, che il consolato non gli rilasciava alla luce dei suoi trascorsi giudiziari.

Mselmi è descritto nel decreto di fermo della Procura della Repubblica come un punto di riferimento per i suoi sodali, tutti «fratelli», alcuni indagati con lui nello stesso procedimento, riconducibili alla cellula "Chott Meriem".

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«Una personalità inquietante - scrive il pm - profondamente radicalizzata e disponibile ad immolarsi per la causa musulmana». Il tunisino, 28enne ha alle spalle un arresto quando era ancora minorenne: «Avevo un pc pieno di video del Daesh», scriveva lui stesso a un sodale in una conversazione intercettata.

Video che, come lui stesso specificava poi al suo interlocutore, riguardavano le modalità di uccisione delle vittime, in particolare la loro decapitazione. «Mi hanno chiesto chi sono i miei amici, in quale moschea vado - ha continuato - e se ho contatti con i terroristi che stanno nella montagna Chaanbi (un luogo in Tunisia dove si rifugiano i terroristi, ndr). Ho negato tutto, ho detto che ho 17 anni, che non sono andato a scuola solo perché non stavo bene».