Separazione delle carriere, Gratteri al network LaC: «Il Pm deve poter lavorare serenamente con il Codice in mano»
Il procuratore di Napoli ribadisce la ferma contrarietà alla riforma voluta dal governo Meloni. E sulle polemiche per la citazione di Falcone dice: «Anche il giudice pensava che la separatezza fosse impraticabile»
Lo scontro sulla separazione delle carriere in magistratura infiamma da giorni il dibattito pubblico e tutti gli obiettivi ora si concentrano sul referendum confermativo, che, probabilmente nella primavera del 2026, segnerà inevitabilmente anche un banco di prova per la tenuta del governo Meloni.
Più volte tirato in ballo nella contesa, additato a portabandiera del fronte dei contrari, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, dagli studi di LaC Tv, non si lascia tirare per la giacca da chi vorrebbe a tutti i costi buttarla in politica.
«Non ho mai fatto attivismo all’interno della magistratura - ribadisce Gratteri in un’intervista rilasciata al nostro telegiornale -, mi sono sempre riservato la possibilità di dire sempre esattamente quello che penso. Se sono convinto di qualcosa la dico e man mano che passano le settimane, e vedendo anche certi tipi di comportamento, sono convinto più che mai che bisogna votare “no”. Per 30-32 magistrati che ogni anno chiedono, da giudici, di poter fare il pubblico ministero o viceversa, non è assolutamente spiegabile che si debba addirittura modificare la Costituzione e fare un referendum. Troppo poco per essere vero».
Per Gratteri non regge neppure la teoria di un asservimento della magistratura giudicante a quella inquirente. «Quante richieste di misura cautelare o di intercettazione vengono quotidianamente rigettate? Quante richieste di pena sono ribaltate in sentenza? I poteri oggi sono perfettamente bilanciati e così a mio avviso devono restare, perché all’interno dello Stato non può prevalere un potere a discapito di altri. Non parlerei, poi, di rapporti di forza riferendomi al pubblico ministero: un pm non deve “trasportare legna” o “fare sollevamento pesi”. Io voglio un pubblico ministero che possa lavorare sereno con il Codice in mano».
E a chi lo ha attaccato per aver utilizzato una citazione non autentica di Falcone a supporto del “no” alla riforma, Gratteri risponde così: «L’unico dato non vero è che si trattasse di un’intervista rilasciata a Repubblica, ma il senso ultimo di quelle parole è assolutamente veritiero. Ho avuto modo di approfondire la questione e ho trovato una dichiarazione di Giovanni Falcone, rilasciata l'8 maggio del 1992 all'Istituto Gonzaga dei Gesuiti di Palermo. In quell’occasione, Falcone spiegò che indipendenza e autonomia, se per un verso devono essere strettamente legate all'efficienza della magistratura, dall'altro non significano affatto separatezza dalle altre funzioni dello Stato. “Io credo che prima o poi si riconoscerà che non è possibile una meccanicistica separatezza”, spiegò Falcone, “perché ciò determina grossi problemi di funzionamento e di raccordo”».