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09/07/2025 ore 08.40
Cronaca

Sequestrati beni per oltre 4 milioni di euro a tre persone ritenute parte del clan Arena di Isola Capo Rizzuto

VIDEO | Nel 2017 erano stati coinvolti nell’operazione Jonny che si era concentrata sulle cosche crotonesi e i loro interessi sul Centro accoglienza di migranti e sulle scommesse online. Sigilli a immobili, terreni e a una ditta

di Redazione Cronaca

Un sequestro di beni per oltre 4 milioni di euro è stato eseguito questa mattina nei confronti di tre persone ritenute contigue al clan Arena, connotati da “pericolosità sociale qualificata”. In particolare, i decreti di sequestro – emessi dal Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda – sono stati eseguiti dai militari del Servizio centrale I.C.O. e del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro. Sigilli a 23 unità immobiliari, 24 appezzamenti di terreno, quote societarie e una ditta individuale, per un valore complessivo di € 4.301.590, direttamente e/o indirettamente riconducibili ai soggetti in questione.

Si tratta in particolare di Antonio Poerio (classe 1971), Pasquale Poerio (‘74) e Angelo Muraca (‘59). Tutti e tre sono stati coinvolti nel 2017 nell’operazione “Jonny”, che ha riguardato la organizzazione mafiosa Arena operante ad Isola Capo Rizzuto. L’attività investigativa aveva ricostruito come le cosche crotonesi, in passato in conflitto tra loro, fossero addivenute ad una “pax mafiosa” per spartirsi le ingenti somme di denaro pubblico destinato all’accoglienza dei migranti attraverso le forniture, documentate anche con fatturazioni di comodo, al Centro accoglienza “Sant’Anna” di Isola. Dalle indagini compiute, peraltro, era emerso che il sodalizio aveva acquisito e mantenuto una “posizione dominante” nel settore della raccolta delle scommesse on-line, esercitata con modalità totalmente illecite, nonché del noleggio degli apparecchi per il gioco on-line.

La posizione processuale dei destinatari del sequestro, al momento, non è stata definita, in quanto per aspetti diversi pende dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro giudizio di rinvio disposto dalla Corte di Cassazione.

I provvedimenti di sequestro sono stati adottati dal Tribunale di Catanzaro, sulla base delle articolate indagini economico - patrimoniali coordinate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro – Dda, eseguite dagli specialisti della Sezione misure di prevenzione - Gruppo investigazione criminalità organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Catanzaro e del Servizio Centrale I.C.O., che avrebbero palesato un’evidente sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità dei proposti ed i redditi dichiarati.

Inoltre, sono stati colpiti dal sequestro anche beni ritenuti frutto di attività illecita o che ne costituiscono reimpiego, segnatamente alcuni immobili entrati nella disponibilità di uno dei proposti mediante atti simulati di trasferimento della proprietà che in realtà celavano rapporti usurari. Gli accertamenti dei finanzieri avevano già condotto all’emissione di analoghi provvedimenti ablativi, nei confronti di altri soggetti coinvolti nella medesima indagine, che hanno determinato il sequestro di ulteriori beni del valore di circa 5 milioni di euro. I decreti di sequestro sono stati disposti ai sensi dell’art. 20 del d.lgs. n. 159/2011, in attesa del contraddittorio che avrà luogo dinanzi al Tribunale Ordinario di Catanzaro – Sezione per l’applicazione delle Misure di Prevenzione, nell’ambito dei relativi procedimenti di prevenzione, volti alla verifica della sussistenza dei presupposti per la confisca dei beni, che sono ancora in corso.