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10/03/2025 ore 18.52
Cronaca

Si farà l’autopsia su Carmine Gallo, il super poliziotto che ha scoperto la ’ndrangheta a Milano morto mentre era ai domiciliari

La Procura ipotizza cause naturali ma vuole dissipare ogni dubbio. Dall’incontro riservato per “fermare” la faida dopo la strage di Duisburg al primo summit documentato in Lombardia, la storia dell’investigatore accusato di essere diventato un super spione

di Pablo Petrasso

Si terrà mercoledì l'autopsia di Carmine Gallo, l'ex super poliziotto stroncato da un infarto ieri nella sua abitazione nel Milanese, dove era agli arresti domiciliari nell'ambito dell'indagine sulla presunta rete di spie che ruotava attorno alla società Equalize e di cui lui, secondo l'ipotesi, sarebbe stato il capo.

Anche se in Procura tutto fa pensare a cause naturali, proprio per non lasciare alcuna ombra sulla morte di uno degli investigatori che, prima di andare in pensione e finire indagato, è stato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, in particolare la 'ndrangheta, e si è occupato di sequestri di persona e omicidi, come il delitto Gucci. L'esame autoptico, che si terrà all'Istituto di Medicina Legale di Milano, comprenderà anche accertamenti tossicologici.

Il caso è molto delicato. Ieri, secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, alla moglie di Gallo sarebbe stato chiesto se nei giorni scorsi avessero ordinato dei delivery e se avesse notato persone sospette. Non a caso è stato analizzato il cibo (uno yogurt) che Gallo ha mangiato a colazione. La Scientifica è rimasta per diverse ore nell’appartamento dell’hinterland milanese, altro segno che la Procura vuole dissipare ogni ombra sulla morte del super poliziotto, la cui tragica fine porterà con sé almeno in parte i segreti di uno dei più grossi casi di spionaggio degli ultimi anni: rischiano di restare senza risposte molte domande emerse durante l’indagine sui presunti spioni di via Pattari e della società Equalize.

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L’intervento dopo la strage di Duisburg

Gallo ha un passato denso di rapporti istituzionali ai massimi livelli e si è occupato di alcuni tra i dossier investigativi più spinosi negli ultimi decenni. Anche su indagini di ’ndrangheta. Basti ricordare una nota riservata del Viminale del novembre 2007 a firma di un importante dirigente della polizia: «Nella mattinata di ieri unitamente al sostituto commissario Carmine Gallo mi sono incontrato con una fonte fiduciaria di già provata attendibilità e affidabilità. In relazione alla Strage di Duisburg ha riferito quanto segue». Tre mesi dopo i sette morti che fatto scoprire la ’ndrangheta al mondo, Gallo – che all’epoca lavora alla squadra mobile di Milano – entra subito nei fatti che riguardano la faida di San Luca. Seguivano, nella lettera, i nomi di killer e mandanti della strage.

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La scoperta della ’ndrangheta a Milano nel 1988

La storia di Gallo incrocia spesso la ’ndrangheta. È lui, nel 1988, a immortalare un summit storico a Buccinasco tra i vertici delle cosche dell’Aspromonte: Antonio Papalia per Platì, Giuseppe Pelle Gambazza per San Luca e Giuseppe Morabito u Tiradrittu, per Africo.

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Il super poliziotto è stato per anni il punto di riferimento per chi voleva conoscere la storia delle cosche calabresi in Lombardia. Aveva gestito collaboratori di giustizia (come Saverio Morabito, il pentito dei 200 arresti nel ’93 nel blitz Nord-Sud) che poi gli erano rimasti legati. Nel 2008 il rapporto con un ex collaboratore lo aveva portato a una condanna a 2 anni per una «soffiata» su un’inchiesta che era arrivata a uno degli indagati. Ma non aveva perso la stima del capo della polizia e dei magistrati. Gallo in tante occasioni ha coperto le ipocrisie dello Stato. Come quando andava a trattare con i sequestratori di Cesare Casella o Alessandra Sgarella. O forse – il dibattito sul punto è ancora aperto – a pagare per i loro riscatti. «Tutto quello che ho fatto non l’ho mai fatto su mia iniziativa», ripeteva quando accennava a quegli anni. E molti pezzi delle istituzioni sapevano di essergli debitori.