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07/05/2025 ore 19.29
Cronaca

Sole e senza nessun aiuto economico, il grido d’aiuto di Laura e Marta vittime di violenza: «Viviamo nel terrore»

Donne costrette a chiudere la propria attività e madri che attendono da anni il reddito di liberà, il sussidio messo a disposizione dal Governo. Hanno anche scritto al ministero: «Tante promesse disattese»

di Luana Costa

Marta (nome di fantasia) aveva una attività commerciale che poi è stata costretta a chiudere. Laura, invece, dopo esser finita in ospedale sta provando con difficoltà a ricostruirsi una vita, lavora e ha due figli a carico. «Avere il sussidio sarebbe stato un aiuto concreto» - spiega Marta, caduta in uno stato di depressione per un anno, per aver tentato di chiudere la relazione con il suo ex che ha continuato a perseguitarla con telefonate, messaggi, appostamenti sotto casa e davanti l’esercizio commerciale.

Il reddito di libertà per le donne vittime di violenza

Marta e Laura, come tantissime altre donne, hanno intrapreso un percorso di emancipazione rivolgendosi ad un centro antiviolenza e affidandosi ai servizi sociali, quanto necessario per accedere ad un contributo economico messo a disposizione dal Governo con una legge del 2020. Entrambe hanno presentato la domanda nel 2022 e da allora attendono di ricevere il sussidio.

Difficoltà economiche per le donne vittime di violenza

«Per me e anche per tutte le altre è un grosso problema, ci troviamo in difficoltà a livello economico» racconta ancora Marta. Avrebbero dovuto riceverlo nel 2023, ma a già a partire da quell’anno è stato comunicata l’insufficienza di budget. «Lo dicono ogni anno, e poi ogni anno chiedono di rifare nuovamente la domanda» spiega ancora.

Reddito di libertà, l’email al ministero

È quanto anche confermato dal dipartimento per le pari opportunità. Marta lo scorso febbraio ha infatti inviato una email direttamente al ministero, esprimendo «profonda amarezza e senso di abbandono che accomuna me e molte altre donne vittima di violenza.

Dal 2021 attendiamo l’erogazione del reddito di libertà, una misura vitale per il nostro percorso di autonomia e rinascita ma ad oggi tale sostegno non è mai giunto. Le promesse fatte – ha scritto - hanno alimentato in noi speranza ma i continui ritardi e le mancate risposte hanno trasformato quelle speranze in disillusione».

La risposta, arrivata il mese successivo e in burocratese, assicura che il 4 marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale che stanzia le risorse, incrementate, e che le domande «non accolte per incapienza dei fondi conserveranno priorità e potranno essere ripresentate».

Undici milioni per il 2025, altrettanti per il 2026. Nell’email si precisa inoltre che «le risorse potranno essere incrementate dalle Regioni con ulteriori risorse trasferite direttamente ad Inps».

Non resta che attendere

Non resta che attendere, verrebbe da dire. Nel frattempo, Marta ha chiuso la sua attività e Laura è alle prese con la crescita dei suoi due figli. «Siamo state alla Regione, al Comune, abbiamo chiamato l’Inps» - racconta Laura. «Nonostante dicano che le risorse sono state stanziate non abbiamo niente in mano. È una vergogna, ci sentiamo abbandonate. Non abbiamo avuto aiuto da nessuno se non dal centro antiviolenza. È un nostro diritto, ne abbiamo bisogno. Io sono sola con due figli, sono splendidamente messa male» ironizza.

Lasciate da sole

E Marta aggiunge: «Io sono sempre stata indipendente ma è stato difficile compiere questo passo. Nella mia condizione sono stata ferma per un anno, ciò ha significato dover chiudere la mia attività. Continuo a vivere nel terrore, non è una cosa facile. Non esco da sola nemmeno per fare la spesa», l’ex compagno a piede libero dopo aver avuto una condanna in primo grado. «In questo lasso di tempo sono stata lasciata da sola».