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22/11/2025 ore 16.17
Cronaca

Traffico di beni archeologici, violati dai tombaroli oltre 20 siti in Sicilia e uno in Calabria: 74 indagati

Secondo la Procura di Catania ci sarebbero state due associazioni per delinquere che eseguivano scavi senza alcuna concessione per impossessarsi di reperti che venivano poi rivenduti anche all’estero

di Redazione Cronaca

Sono oltre 20 i siti archeologici in Sicilia e uno in Calabria, a Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro, violati da tombaroli che piazzavano i beni archeologici trovati o trafugati ad appassionati tramite una “filiera”  al centro dell'inchiesta della Procura di Catania con 74 indagati. Per 55 di loro è stata chiesta l'emissione di un provvedimento cautelare: 12 in carcere, 35 arresti domiciliari e otto obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Il giudice per le indagini preliminari di Catania, Simona Ragazzi, ha fissato gli interrogatori preventivi che si terranno dal 25 al 29 novembre prossimi.

Per il procuratore aggiunto Fabio Scavone e il sostituto Giovanni Gullo, ci sarebbero state due associazioni per delinquere finalizzate «alla commissione di una pluralità di delitti in materia di beni culturali e contro il patrimonio» che eseguivano «scavi archeologici senza alcuna concessione» per «impossessarsi di beni culturali».

Alcuni dei reperti sottratti, come 46 preziose monete risalenti tra la fine del V e del III secolo avanti Cristo, sarebbero state vendute nel 2021 a una casta d'aste tedesca, a Monaco di Baviera, e sarebbero state "battute”, complessivamente, per oltre 42mila euro. Parte di questi beni archeologi trafugati sarebbero stati sequestrati dalla magistratura tedesca, in esecuzione di un ordine giudiziario europeo, emesso dalla Procura di Catania.

Un altro caso simile è stato registrato a Londra, con la vendita all'asta di 39 monete siciliane di epoca greca, procurate da uno degli indagati, accusato di ricettazione, tra giugno 2021 e marzo 2022, sarebbero state "battute” per oltre 150mila sterline. E, secondo l'accusa, non sarebbero state le uniche vendite all'asta a Londra di beni archeologici trafugati in Sicilia. In una vendita fatta nell'isola, alcuni pezzi sono stati venduti per 20mila euro, grazie alla falsificazione dei certificati di provenienza.

Complessivamente nel provvedimento con cui si chiedono misure cautelari per 54 indagati la Procura contesta 292 episodi.

L'inchiesta si basa su indagini dei carabinieri del nucleo Tutela del patrimonio archeologico che hanno raccolto gli esiti dei loro accertamenti in un'informativa di oltre 1.700 pagine.