Vibo Marina, il Comune promette di spostare i serbatoi di Meridionale Petroli ma non ha mai modificato il Psc
Il sindaco Romeo oggi ostenta la bandiera della delocalizzazione ma insieme alla sua maggioranza non ha mai messo mano al regolamento edilizio varato nel 2020 dall’amministrazione Limardo che conferma la destinazione d’uso industriale
Una settimana che può valere vent’anni. Tanto manca, appena sette giorni, prima che il 3 settembre scada il termine ultimo entro il quale sarà possibile presentare osservazioni, opposizioni o domande concorrenti a quella di Meridionale Petroli, che ha chiesto il rinnovo della concessione demaniale per restare almeno altri due decenni a svettare con i suoi serbatoi a Vibo Marina.
Se si trattasse di un matrimonio, sarebbe il momento in cui il prete invita a parlare ora o tacere per sempre. Intendiamoci, non significa che il giorno dopo Meridionale Petroli stappi lo spumante per festeggiare il nuovo inizio, siamo pur sempre in Italia dove nulla c’è di certo, soprattutto quando si parla di burocrazia e grovigli normativi. Ma di sicuro la società che gestisce il sito dove affluisce la maggior parte del carburante distribuito in Calabria lo champagne comincerà a metterlo in frigo.
Perché quella del 3 settembre è una data cruciale: dopo inizierà la procedura vera e propria di rinnovo dei permessi, che passa anche da una conferenza dei servizi alla quale parteciperanno il ministero dei Trasporti e dell’Ambiente. E, ovviamente ci sarà anche l’ente più interessato alla questione, il Comune di Vibo.
Vibo Marina, corsa contro il tempo per spostare i serbatoi petroliferi. Romeo: «Va fatto, non possiamo restare fermi a 70 anni fa»Da tempo ormai il sindaco Enzo Romeo ripete come un mantra che i serbatoi vanno spostati altrove, a Porto Salvo nello specifico, a distanza di sicurezza dalle zone più urbanizzate e nascosti alla vista dei turisti che verranno. Quando e se verranno.
Il primo cittadino non è il solo a volere la delocalizzazione, anzi. Praticamente quei serbatoi non li sopporta più nessuno, sia a destra che a sinistra, tanto che sulla questione il Consiglio comunale ha assunto, caso più unico che raro, una posizione unanime.
I soli che avanzano riserve sono i lavoratori impiegati nell’impianto che chiedono garanzie occupazionali e alcune sigle sindacali che infarciscono le loro note stampa di “se e ma”. Perché va bene immaginare un futuro diverso fatto di turismo e riqualificazione del territorio, senza quegli enormi depositi a rovinare il tramonto sul Tirreno, ma a patto di arrivarci con un reddito, a quel futuro.
Vabbè, si dirà, il Comune potrà sempre mettersi di traverso in conferenza dei servizi e porre il veto. E invece no, perché a quell’appuntamento Palazzo Luigi Razza ci arriverà con le polveri bagnate. L’unica vera arma che l’Amministrazione ha in mano per opporsi, è scarica. Anzi, rischia di esplodergli in faccia.
Il Psc del 2020, quello che una volta si chiamava Piano regolatore, non ha previsto una diversa destinazione d’uso per l’area dove sorge lo stabilimento di Meridionale Petroli. Anzi, ha rafforzato le finalità industriali ricalcando il Piano di emergenza esterno predisposto dalla Prefettura di Vibo Valentia nel 2017.
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