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01/07/2025 ore 16.56
Cronaca

Visita nello studio privato e intervento “urgente” in ospedale al costo di 500 euro, le accuse al primario di Oculistica arrestato

Indagati per truffa anche ricercatori e associati dell’ateneo che avrebbero svolto attività non compatibile con il contratto pubblico. Il reato di peculato contestato ai componenti dell’equipe del professionista che avrebbero utilizzato strumentazione del nosocomio pubblico per pazienti privati. I nomi di tutte le persone coinvolte

di Luana Costa

Cinquecento euro per sottoporsi ad un intervento chirurgico ma in un ospedale pubblico. Così Vincenzo Scorcia, direttore del reparto di Oculistica dell’azienda ospedaliera universitaria Dulbecco di Catanzaro, avrebbe gestito la fila di pazienti in cerca di rassicurazioni e cure dopo aver ottenuto l’infausta diagnosi di una malattia ma nello studio privato del professionista.

Oftalmica, questo il nome della struttura specialistica situata a Catanzaro Lido, da qui sarebbero transitati i pazienti prima di approdare all’ospedale catanzarese. Concussione è il reato che la Procura di Catanzaro contesta al medico in concorso con Maria Battaglia, segretaria dello studio privato. Entrambi questa mattina sono finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di una operazione condotta dal comando provinciale della guardia di finanza.

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Secondo la ricostruzione delle fiamme gialle, Scorcia abusando della sua qualità e dei suoi poteri avrebbe indotto i pazienti – consapevoli del carattere indebito della richiesta – a consegnargli 500 euro per sottoporli ad un intervento chirurgico al presidio ospedaliero Mater Domini.

La diagnosi delle malattie però sarebbe avvenuta nello studio privato – glaucoma, cataratta, un trapianto di cornea, distacco della retina –, tutte patologie che avrebbero necessitato di un intervento urgente. Sarebbe stato lo stesso medico a prospettare la gravità della situazione per indurre i pazienti a pagare la somma di denaro. In tal modo, Scorcia – secondo l’ipotesi della Procura – avrebbe quindi gestito le liste d’attesa dei soggetti da sottoporre a intervento chirurgico ma nell’ospedale pubblico approfittando della consapevolezza dei lunghi tempi di attesa. Intascando il denaro nonostante l’intervento venisse poi svolto con costi a carico del servizio sanitario nazionale.

Contestati i reati di truffa e peculato

Al professionista la Procura di Catanzaro contesta anche il reato di truffa, per aver occultato lo svolgimento di attività incompatibili con il regime di impiego pubblico che avrebbe svolto senza alcuna autorizzazione da parte dell’azienda ospedaliera per occultare i compensi ottenuti attraverso l’attività privata.

Secondo quanto ricostruito dai militari della finanza, il medico nel periodo compreso dal 2015 al 2024 avrebbe percepito in maniera indebita dall’azienda ospedaliera 511mila euro e dall’università Magna Grecia a titolo di indennità 193mila euro per un valore complessivo di 704mila euro. Denaro che sarebbe poi stato investito in operazioni finanziarie e speculative per occultarne la provenienza. In particolare, polizze vita, sottoscrizioni di quote di fondi comuni di investimento o giroconti su altri conti correnti personali.

Al medico viene tra l’altro contestato il reato di peculato per aver utilizzato strumentazione di proprietà dell’ospedale su pazienti privati, ovvero kit sanitari per eseguire trapianti di cornee e impianti di lenti intraoculari. Medesima contestazione mossa anche Giuseppe Giannaccare, Pietropaolo Rocco, Andrea Lucisano, Giorgio Randazzo e Maria Aloi, tutti componenti dell’equipe medica di Scorcia.

Gli altri indagati

Nella stessa inchiesta risultano indagati anche Giuseppe Giannaccare per il reato di truffa perché in qualità di professore associato all’università Magna Grecia e attivato assistenzialmente all’azienda ospedaliera avrebbe occultato lo svolgimento di attività incompatibili con il regime contrattuale pubblico. Il medesimo reato è contestato a Adriano Carnevali, ricercatore in ateneo; Andrea Bruni, ricercatore e professore associato ed Eugenio Garofalo, ricercatore e professore associato per non aver dichiarato lo svolgimento di attività incompatibili con il pubblico impiego.

Tra gli indagati per truffa figura poi Giovanna Lionetti, medico componente dell’equipe di Vincenzo Scorcia, la quale dopo aver sottoposto a visita una paziente gli avrebbe consigliato di recarsi “immediatamente” nello studio privato del primario prospettando l’urgenza e già anticipando che il costo dell’operazione sarebbe stato elevato.

Per la Procura di Catanzaro, quindi, Vincenzo Scorcia, Maria Battaglia, Laura Logozzo caposala del reparto, Adriano Carnevali, Giuseppe Giannaccare, Andrea Lucisano, Pietropaolo Rocco, Giorgio Randazzo e Maria Aloi avrebbero turbato la regolarità del servizio pubblico sanitario organizzando ed eseguendo nel reparto di Oculistica del Mater Domini interventi chirurgici su pazienti privati che non avrebbero avuto titolo ad accedere alla struttura pubblica – circa il 77% degli interventi complessivamente svolti – a discapito dei pazienti ambulatoriali che non avrebbero invece beneficiato della corsia preferenziale. Questi ultimi sarebbero stati operati senza prenotazione al cup e senza pagamento del ticket ospedaliero. Per il gip, si sarebbe «assistito a una vera e propria privatizzazione del reparto di oculistica con evidenti ricadute sulla qualità del servizio pubblico». Ciò avrebbe, infatti, comportato un ulteriore allungamento delle liste d’attesa.