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20/07/2025 ore 22.00
Cultura

A Cirella di Diamante presentato il libro “Gli Altri” di Fabrizio Mollo: un saggio che racconta la Calabria antica

Nel cuore del centro storico l’archeologo parla del suo lavoro sostenendo che la regione sia stata  come crocevia di civiltà e identità. Un evento partecipato e appassionante promosso dall’Associazione Cerillae

di Stella Fabiani

Potremmo chiamarla l’Altra Estate quella che, in un fine settimana di Luglio, è andata in scena in una nota località di mare, ovvero Cirella nel Comune di Diamante, per la presentazione del libro “Gli Altri” di Fabrizio Mollo, professore di Archeologia classica presso l’Università di Messina. L’Incontro è stato organizzato dall’Associazione Culturale Cerillae, guidata da Alessia Ricioppo, che a questa idea di portare la cultura, quella seria, scientifica, accademica all’aperto, ovvero nella piazzetta di un centro storico ricco di fascino, non vuole proprio rinunciare. Il successo dell’iniziativa, per il numero delle persone presenti, per la loro attenzione e per la partecipazione attiva testimoniata dai tanti interventi dal pubblico, non si è fatto attendere.

Certo, la Storia ha bisogno di narratori appassionati e l’Archeologo Fabrizio Mollo lo è. Oltre a lui, tra i relatori Mariangela Barbato, funzionario della Soprintendenza Archeologica per la provincia di Cosenza e Martina Presta, assessora alla Cultura del Comune di Diamante. Il saggio “Gli Altri”, edito da Rubbettino, con la sua ricca serie di dati archeologici e di approfondite conoscenze di fonti letterarie, è una Storia della Calabria antica, in un tempo che, dalla Preistoria alla Romanizzazione, vedeva la nostra Regione al centro del Mediterraneo e, quindi, del Mondo. Il tema centrale del libro è il rapporto, l’interazione tra le popolazioni di cultura greca e le popolazioni non greche, Enotri, Lucani e Bretti, ma anche Etruschi, Cartaginesi e i medesimi Romani che si scambiavano merci, conoscenze, modelli politici e valori di riferimento.

Come afferma l’Autore «avere la contezza del proprio passato e conoscere la propria storia significa acquisire la coscienza che la Calabria in tutte le epoche, e soprattutto nel mondo antico, è stata cuore pulsante del Mediterraneo, centrale nei commerci e nelle dinamiche sociopolitiche ed economiche». Un saggio di Archeologia diventa così anche l’occasione per offrire interessanti spunti di riflessione sul presente e soprattutto sul futuro della Calabria che verrà. Tra tutte le vicende narrate, colpisce quella dei Brettii, consegnati alla Storia come i leggendari schiavi ribelli dei Lucani, e al pregiudizio come banditi, briganti e finanche come isoldati che, militando al soldo dei Romani, furono gli esecutori materiali della Crocifissione di Gesù, a Gerusalemme.

La fierezza dei Brettii, la loro resistenza al giogo dei Romani fu forse il motivo che indusse Spartaco, a capo della prima grande Rivoltadegli Oppressi, verso il Bruzio, nella speranza di poter usufruire della copertura degli indomiti italici. La Storia, si sa, la scrivono i vincitori e i vincitori Romani trasformarono i Brettii in Bruttii, per disprezzo nei confronti di chi non aveva mai smesso di tener loro testa, neppure una volta latinizzati. Quanto c’è di noi Calabresi in questo passato, tra leggenda e verità storiche? Tuttavia, i Brettii, nella realtà, furono anche altro. Ad esempio, i dominatori della Sila, da cui traevano legname pregiato e i Mercanti, abili e intraprendenti, che commerciavano, a largo raggio la pece bruzia, la migliore per suggellare le botti e rendere il vino calabrese eccellente per qualità, in quanto adatto a coprire lunghe distanze, senza deteriorarsi, durante il trasporto.

Citati finanche da Aristofane, essi erano conosciuti come i Bruttaces bilingues, perché utilizzavano sia l’osco che il greco, a testimoniare un livello culturale, in età antica, di notevole rilevanza. «Soltanto con la coscienza- scrive Fabrizio Mollo- e l’accettazione del proprio passato, delle nostre importanti origini, la Calabria, parte integrante della Magna Grecia, potrà riconquistare la centralità che le è sempre appartenuta». Questa è la finalità etica per cui il libro è stato scritto. Questo è anche il motivo per cui merita di essere letto.