Calabria plurilingue in festa: il Corecom premia le radici culturali e rilancia il valore della diversità
A Palazzo Campanella la manifestazione con la partecipazione di Diemmecom, LaC e gruppo Pubbliemme: un viaggio attraverso le culture arbëreshë, grecanica e occitana. Tre premi per il network, l’editore Maduli: «Siamo una fabbrica di talenti»
Nella suggestiva cornice del Consiglio regionale della Calabria, si è svolta la prima edizione di “Minoranze linguistiche calabresi”, un evento promosso dal Corecom Calabria – Comitato Regionale per le Comunicazioni, in collaborazione con il Consiglio regionale della Calabria, e con la partecipazione attiva di Pubbliemme e LaC Network. Si tratta del prosieguo della riuscita iniziativa denominata “La notte delle stelle” tenutosi lo scorso anno a Bova. Quest’anno l’obiettivo era quello di conservare, promuovere e diffondere la ricchezza delle lingue e delle culture delle minoranze linguistiche in Calabria. Una giornata intensa e partecipata, scandita da dibattiti, presentazioni, testimonianze e momenti artistici, a conferma della vitalità di un tema identitario e culturale di enorme valore per la regione.

L’iniziativa, che ha visto la collaborazione dei media partner Pubbliemme e LaC Network, si è aperta nel Polo culturale del Consiglio regionale della Calabria con la una prima parte dedicata a Corecom e presentazioni editoriali.
Alle 17, dopo l’apertura dei lavori a cura del direttore dell'informazione LaC News24 Franco Laratta, è seguita l’anteprima dedicata ai libri nell’attualità e nella cultura contemporanea, una presentazione di libri di autori calabresi che ha offerto spunti di riflessione sul tema dell’emigrazione e della memoria.

Il dibattito con gli autori
Il primo autore ospite, Giuseppe Maccarone, ha presentato il suo volume “Anche se è drogato, era mio figlio (Dalla Calabria alla Milano negli anni ’50, storie di un’Italia che non cambia)”. Il libro, che attraversa le ferite e le speranze di un’epoca segnata dalla migrazione interna, è stato introdotto da Francesco Graziano, giornalista di LaC News 24.
A seguire, Francesco Vilotta ha presentato “La ragazza dei Navigli. Alda Merini ‘Vita, opere e parole’”, un omaggio poetico alla grande scrittrice milanese, con un’intervista condotta dallo stesso direttore Laratta.
Dalle ore 17.45 si è svolta la Parte II: Tavola rotonda e interventi, nella Sala Monteleone del Consiglio regionale della Calabria, con un ampio confronto dal titolo: “Le minoranze linguistiche in Calabria. Recuperare la memoria di una storia delle minoranze in Calabria”.
La sessione, moderata dal vicedirettore de IlReggino.it Elisa Barresi, in presenza del presidente del Corecom Calabria Fulvio Scarpino, ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti istituzionali, accademici e culturali. Importante anche la presenza delle istituzioni scolastiche. Tra le istituzioni accademiche e culturali, hanno partecipato: Università Mediterranea, con il rettore Zimbalatti e Marcello Spagnolo; Fondazione Grecanica, rappresentata dal commissario straordinario Nino Spirlì; Accademia delle Belle Arti, con il professor Marcello Francolini, docente di Colloca, Negro e Sciano.
Alle 18.45 è iniziata terza parte, Proiezioni e monologo, un momento artistico di particolare intensità. È stato presentato il corto “La parola dei luoghi”, di Francesco Tricoli. Il secondo “La forza delle donne” per la regia di Andrea Laratta.

A seguire, l’attrice Annalisa Insardà ha interpretato con profonda intensità il monologo “Fior di male”, tratto da “Parole femmine”, una riflessione sulle identità e sulle voci delle donne.
I premi a LaC, Maduli: «Una fabbrica di talenti»

La serata è poi proseguita, alle 19, con la quarta pare, Premiazione e saluti, durante la quale è stato consegnato il Premio di qualità Corecom – Prima Edizione, riconoscimento istituito per valorizzare le buone pratiche comunicative e culturali in Calabria.
L'oggetto del premio è stato realizzato dal maestro orafo Spadafora, una targa realizzata a mano con inciso "Premio orgoglio delle radici". Primo classificato Saverio Caracciolo. A lui, il primo classificato con “Gallicianò, il borgo che parla il greco antico” e autore della serie di successo LaC Storie, è andato il premio delle radici.
Secondo posto per Mattia Renda con l’opera “Essere arbereshe”. Terzo premio per “Ogni futuro apre la porta del passato”, per la regia di Paolo Paparella. Tutti e tre autori che hanno un profondo legame con il network LaC: le opere sono state presentate da Diemmecom.
«La qualità dei calabresi eccelle in casa propria – ha dichiarato il presidente di Diemmecom Domenico Maduli – con il network LaC in prima linea, senza ricorrere a forme di finanziamento che, negli ultimi anni, si sono spesso rivelate opportunistiche e prive di un riconoscimento di merito. Ma i calabresi sanno riconoscere il valore autentico. E LaC è una vera e propria fabbrica di talenti».
La giornata si è conclusa con i saluti e l’apericena preparata dallo chef Simonluca Barbaro, chiudendo in convivialità un evento che ha unito riflessione culturale e orgoglio identitario.
Mappa emotiva della Calabria plurilingue
Questa prima edizione di “Minoranze linguistiche calabresi” ha rappresentato molto più di un semplice incontro istituzionale: è stata una vera e propria mappa emotiva e culturale della Calabria plurilingue, un viaggio attraverso le voci dell’Arbëreshë, del Greco antico, degli occitani, in cui memoria e futuro si sono intrecciati in una narrazione comune. Tanti i sindaci presenti all’evento, in rappresentanza dei comuni delle minoranze linguistiche. Il vicesindaco di Bova, Gianfranco Marino, ha evidenziato l’importanza della valorizzazione delle nostre tradizioni storiche, linguistiche e culturali, ringraziando in particolare il network LaC per la grande attenzione che dedica alle minoranze linguistiche calabresi.
Il Corecom Calabria ha saputo creare uno spazio di dialogo e consapevolezza, riaffermando che la diversità linguistica è una risorsa, non un frammento da archiviare, ma una linfa viva che nutre l’identità di una terra.
La Calabria, nel suo plurilinguismo secolare, ha mostrato di saper custodire e reinventare le sue radici: un segno di speranza e di cultura che, in tempi di omologazione globale, assume un valore ancora più alto.