Costabile porta Familia a New York e pensa al prossimo film (e agli Oscar): sarà la storia di una donna contro la mafia
Il regista cosentino vola negli Stati Uniti e rilancia il tema della violenza di genere. La pellicola è nelle sale e nelle scuole e racconta. un messaggio culturale che va oltre le norme: «Le leggi sono cambiate, ma la violenza resta troppo alta»
A meno di tre mesi dall’annuncio della candidatura italiana agli Oscar, Francesco Costabile è già immerso nel terzo capitolo della sua trilogia cinematografica dedicata alla violenza di genere. Il regista cosentino, 45 anni, ha presentato a New York Familia, il film scelto dall’Italia per concorrere come Miglior Film Internazionale.
Il nuovo progetto, rivela, sarà «anch’esso una storia vera, stavolta di una donna italiana che ha avuto un ruolo importante nella lotta alla criminalità organizzata». Familia racconta un’altra vicenda reale: quella di Luigi Celeste, cresciuto in un contesto familiare dominato da un “padre padrone” che per anni ha esercitato violenza fisica e psicologica sulla madre Licia.
La pellicola, che il 16 dicembre attende la shortlist dei 15 titoli selezionati dall’Academy, ha inaugurato la decima edizione del festival Italy On Screen New York, organizzato da Loredana Commonara. Costabile ha partecipato all’evento insieme al produttore di Tramp Limited, Gaetano Maiorino, per presentare il film a giurati e pubblico selezionato.
«Ci riconosciamo tutti in questa storia, tragica ma universale. Tutti abbiamo sperimentato forme di violenza, anche e soprattutto a livello psicologico», ha spiegato Costabile, che per il film ha lavorato a stretto contatto con Celeste e con i centri antiviolenza del territorio. Girato tra Tufello, La Rustica e Quartaccio, il film copre dieci anni – dal 1998 al 2008 – un periodo in cui in Italia non esistevano ancora norme come quelle contro lo stalking.
Oggi la situazione è diversa, ammette il regista: «Oggi ci sono leggi che sostengono le vittime, da noi si parla molto di questo fenomeno ed è cambiata la sensibilità, ma i numeri restano troppo alti. C'è un problema non solo legislativo ma anche culturale alla base della violenza di genere». La scelta del titolo richiama volutamente l’origine latina del termine “familia”, che rimanda «a una struttura verticale del potere familiare e a una cultura patriarcale dove il pater familias ha potere di vita e di morte su moglie e prole che considera schiavi».
Dopo Una Femmina – film tratto dal libro-inchiesta di Lirio Abbate sulle donne della ’ndrangheta – Costabile ha scelto di spostare il racconto fuori dai contesti criminali, dentro una famiglia “normale”, per evidenziare quanto la violenza di genere sia un fenomeno trasversale. «Ho letto Non Sarà Sempre Così, il libro di Luigi, e di lì siamo partiti», racconta.
Presentato a Venezia nella sezione Orizzonti, Familia procede oggi su un doppio percorso: è in sala dal 2 ottobre e dal prossimo anno sarà distribuito negli Stati Uniti da Breaking Glass Pictures; contemporaneamente, è proiettato nelle scuole italiane. «Il cinema permette di arrivare dove la didattica non arriva e le proiezioni sono state molto belle anche perché abbiamo coinvolto i centri antiviolenza», osserva Costabile, che continua a insegnare grafica e comunicazione in un istituto tecnico di Bologna.