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28/09/2025 ore 07.01
Cultura

Donna Giulia: la poetessa calabrese che sfidò il silenzio e il tempo

Una vita lunga e intensa, dedicata allo studio, all’insegnamento e alla poesia. Nobildonna d’animo libero, Giulia Apollaro rifiutò la tessera fascista, combatté i pregiudizi di genere e lasciò versi di rara potenza, tra inquietudine esistenziale e aspirazione al trascendente

di Nuccia Benvenuto

La donna della quale voglio raccontarvi ha vissuto circa novantatré anni, dedicati allo studio, all’insegnamento, alla poesia. Una vita attraversata da un’inquietudine intellettuale ed esistenziale, un afflato di trascendenza - Un canto mi è nato nel cuore / un canto di strana malia / ve l’ha portato un fuggevole / sorriso di Dio - che l’ha portata a costruirsi un personale mondo nel quale prevale un senso panico. Un soffio solo e si lamenta il ramo / e qual lamento al bosco si propaga / rapido come una fuga di pensiero: / non è il fiato del vento: / è un interno dolore che pervade / la scapigliata chioma / del delirante bosco.

Sto parlando di Giulia Apollaro o come tutti la chiamavano Donna Giulia, sia per le sue origini nobili da parte di madre che per il rispetto che la sua persona suscitava non solo nel paese in cui era nata, Mormanno, ma in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla: purtroppo, pur essendo morta nel 1988, nel mio, di paese, e cioè a Corigliano Calabro, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita presso alcune nipoti, io questa fortuna non l’ho avuta. Ignoravo di avere vicina una poetessa come lei e me ne rammarico. Ma è comprensibile, se pensiamo che ancora oggi è sconosciuta così come tante altre voci femminili della Calabria poetica. Del resto, pubblicò molto tardi perché restia, lei stessa, a offrirsi al pubblico e, attualmente, se non fosse stato per lo storico Luigi Paternostro, suo estimatore - Giulia Apollaro è, per me, l’Ada Negri, la Grazia Deledda, la Sibilla Aleramo, l’Elsa Morante, di Mormanno - che si è preso la briga di trascrivere i suoi versi e le sue riflessioni - per gentile concessione degli Eredi - non potremmo attingere a una parte del materiale pubblicato su faronotizie.it.

Bimba pensosa, mi attardavo spesso, / con le cangianti nuvole. /… Bimba non più, ma da gran tempo donna / con sulla fronte il solco del dolore / vagheggio ancor le nubi. Lei che ebbe il coraggio di rifiutare la tessera fascista e di combattere i pregiudizi nei confronti delle donne. Lei, che non si sposò, ma riuscì a crearsi un’identità di donna indipendente ed emancipata e di scrittrice sensibile e colta.

Oltre alla raccolta Trasparenze con cui vinse il Premio Internazionale della “Città di Atene 1958” ci ha lasciato le Pennellate. Ho paura degli attimi, che nelle notti di veglia attraversano le tenebre, con ritmo cupo e uguale, che non rompe, ma accentua il silenzio… Ma soprattutto ho paura del mio pensiero: fiume senza sponde e senza foce nell’oceano del tempo senza confini. Ma Giulia non rinuncerebbe mai all’espansione del suo pensiero, il mio piccolo Dio, ciò che sovrasta ogni miseria umana.

Nemica dei formicolai poetici, per i quali propone con leggera ironia un DDT, lo è altrettanto delle donne che denigrano il proprio sesso.

La teoria di Giulia Apollaro è questa: per dar valore a se stesso non c’è che considerarsi nota dell’armonia universale. Insomma, per riappacificarci con la vita dovremmo fare come ha fatto lei. Ho chiesto insistentemente alla vita: “Perché non mi hai dato ciò che avrei voluto?”- e la domanda, rimasta senza risposta, si è fatta sempre più esasperata. Ma oggi credo di dover sigillare le labbra, perché la vita ha chiesto seriamente a me: “E perché tu non mi hai dato ciò che avresti potuto darmi?”

Vicina alla sapienza indiana e all’antropologia esistenziale, Giulia non si è mai risparmiata. Se restringo il pensiero, chiudo la pupilla della mia anima. Noi la ringraziamo per avercela lasciata aperta sino alla fine, quest’anima bella. Sussulto: perché?/ Ho udito una nenia lontana / ritmata / come il cammino del sangue: / la voce del Tempo: / voce inesausta ed eterna / su me piccina atterrita / sul mio cuore accucciata.

Udite, anche voi?