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19/11/2025 ore 14.10
Cultura

Ermelinda Oliva, l’anima poetica della Calabria tra cielo, mare e ulivi

Tra spiritualità, natura e ricordi d’infanzia, la poetessa di Palmi ha trasformato la bellezza del creato in versi senza tempo. Per Vittorio Vettori è stata «l'intellettuale calabrese che è riuscita a esprimere l'anima femminile della Calabria»

di Nuccia Benvenuto

La donna della quale voglio raccontarvi scelse di vivere nella purezza dell’espressione così come della vita, nella cura della spiritualità, nella ricerca del mistico e del cosmico. Insomma, una poetessa solitaria. E fui e sono / simile a te, / fanciulla, / chiara onda / di capelli al vento / sulle spalle gioconde / al ritmo / del passo sull’erba. Le onde al vento sono della Costa Viola, i capelli di Ermelinda Oliva (1929-2003) e l’erba di Palmi.

Nipote del poeta Nicola Oliva, nobile come lui di ascendenza e d’animo, amerà e canterà in versi il proprio luogo natio, nella semplicità di un’esistenza vissuta nell’intimità della poesia, lontana da clamori e mondanità.

L'infanzia e la prima giovinezza a contatto con la natura in campagna, al Sovereto, una località ricca di uliveti a nord nel Comune di Gioia Tauro, le consegneranno un senso del magico che risuonerà nell’ampio respiro dei suoi versi classici e nelle vibrazioni dell’armonia del creato.

Nell’opera silenziosa e riservata a Palmi, Ermelinda coltiverà, da terziaria carmelitana e insegnante di religione, la fede e la carità che la contraddistinsero. Noterà bene, Antonio Piromalli, della sua poesia, la struttura religiosa, il bisogno di trascendenza che solo la poesia e la preghiera possono dare: la considera un miracolo di purezza in tanto frastuono di macchine e mura.

Ed è una produzione importante, quella della Oliva, iniziata nel 1955 e conclusa nel 1997. Saggi, novelle, romanzi, poesie. Poesie nelle quali il verde delle olive – nomen omen – e l’azzurro del mare rendono Palmi un paradiso di bellezza in cui Dio si fa natura.

Ecco la sua dedica alle donne calabresi ne All’Aspromonte: Imiterò l’alacre contadina / nel vestimento e canterò / per farmi udire dalla vallata perché ognuno / sappia ch’io vivo in alto e son felice.

Dai dettagli di un paesaggio che diventa ancestrale e dai ricordi felici d’infanzia affiora la motivazione teologica, il tema religioso filtrato dalla sensibilità d’animo e dal sentire struggente, che la spingono, immersa nella campagna calabrese profumata e colorata, sulla ricerca costante del mistero, nell’indagine sul creato fino alla purificazione. La vasta tua immensità / ora mi prende nelle sue braccia aperte.

La Oliva ci porta con sé nel viaggio di liberazione quando la notte sul mondo è illuminata dalla luce divina. Il tuo candelabro sfavilla / sul nostro cammino / di fiamma. Nei suoi romanzi i temi sono più realistici, in Le torce a vento ci lascia la sua denuncia delle ingiustizie e sopraffazioni subite dalla Calabria, come nel paese di Ardore flagellato non solo dalle alluvioni del torrente. Ma il sentire è altrettanto poetico: Lina, io pure fui giovane come te, pieno di fascino per tutto l’indefinito, il misterioso. Ma, sondato quasi tutto, tutto vuoto ho trovato. Una terribile fallacia tutte le cose cinge. E solo Dio ci scampa al termine, con la sua eternità.
Arriva, infatti, Il tempo della cicala: Fortemente sentiva lui, il Monachello, che diceva d’andare lassù, oltre il Sasso dei Corvi, dove c’era poi, nella discesa, il suo Convento, a mettersi al sicuro là, poiché ormai il tempo caldo e folle della cicala stava per prorompere su tutta la terra, fino a fare d’ogni cosa un rogo ed un immenso inutile frastuono

Sulla scia di un passato di secoli le suggestioni del tempo portano gli occhi dell’anima a guardare il mondo con serenità e gioia. Gli occhi di Ermelinda Oliva godono della bellezza fin nelle piccole cose. La sua anima accoglie ogni possibile messaggio, come quello della conchiglia che trasporta la voce del mare e del vento. Da passate memorie - piove incanto - e nostalgia. Nella visione di Dio la quiete dell’anima si fa spiritualità. Fino alle soglie dell’eternità di un mondo migliore. Quando chiudevo gli occhi per udire / meglio la voce del belante agnello / disperso a valle e l’assolato canto / dell’aratore.

Vittorio Vettori la considerava, a ragione, l'intellettuale calabrese che è riuscita a esprimere l'anima femminile della Calabria, il senso più segreto di questa terra. Il senso della vita, della morte. Della poesia.
Voi verrete con me, alberi / pietre e zolle che amo. Insieme a voi / voglio giù per i cieli crollare fino / all’ultimo termine. / Voglio che Dio mi veda ancora in vostra / compagnia e poi vi faccia / alberi fioriti, lucenti pietre e verdi zolle / per sempre in quell’abisso.

E, noi, ci lasciamo trasportare da questa struggente, delicata, intensa poetica che altro non è se non la voce di un’anima, al di là del tempo e dello spazio, che dialoga con Dio. Di certo, Ermelinda, avrà trovato, dal 2003, il meritato rifugio nell’incanto del paradiso, fra alberi, campi, pastori, agricoltori, per farsi tutt’una con la natura amata.
Scavalca il tempo l’anima mia / e va per altre radure / a pascolare.