I valori di Elvira Uva Pedatella, una scrittura limpida e chiara dove la bontà trionfa sempre
Nella suo opera dolcezza, sensibilità, semplicità, spiritualità. Anima poetica, ha cercato di raggiungere l’irraggiungibile e non si è accorta, già in vita, di averlo fatto
La donna della quale voglio raccontarvi avrei potuto tranquillamente conoscerla perché, non solo è morta nel 2000, ma a Rossano, oggi tutt’una con Corigliano, la mia città. Allora ne ignoravo l’esistenza, così come, ancora oggi, molti del territorio calabrese.
Io sono calabrese di Rossano / di quel paese là / sulla collina dove da una parte guardi / il mare / dall’altra rupi rosse / con gli ulivi / tra ulivi e aranci sempre / è primavera.
Nata nello stesso anno in cui scoppiò la Grande guerra, se ne portò dietro gli strascichi, così come della seconda. Nella raccolta di novelle Anema e core, Elvira
Uva Pedatel la, ci racconta favole anche per adulti come quella di una bimba che per opera del quadro di San Luigi scampa ad una violenza: Ma il miracolo c’era stato, lo schiaffo che aveva colpito la guancia del miserabile nessuno l’aveva tirato; e come l’altra, della lavandaia che sposa il figlio del padrone: Ti ho raccontato, figliola, la mia storia, ma non posso dirti se il matrimonio fra due giovani di condizioni diverse sarà felice; io lo fui, altri non so… Anche se la mamma diceva che bisogna avviarsi col bel tempo: se il cielo è carico di nubi, porti con te l’ombrello, ma capita che non è necessario aprirlo, che, all’improvviso diluvia, e non hai l’ombrello per ripararti; così succede, perché nessuno sa nulla… il futuro, figliola, nessuno lo sa.Ci narra, poi, due tipi di ritorno: un marito dato per disperso che torna dopo anni a guastare la festa alla vedova che si è rifatta una vita; e un padre che, sfiancato dalle sofferenze, viene riconosciuto a fatica dal figlio che ormai è cresciuto. Ma il racconto che coinvolge il sogno dell’amore divenuto Nostalgia è quello di una ragazza per un prigioniero di guerra fuggito, e quindi ricercato,che si era rifugiato nella sua casa. Non lo rivedrà mai più.
È limpida e chiara la scrittura di Elvira, come l’acqua del torrente che scorreva presso la casa in cui passava la fanciullezza ad Acri. Si colora di frutta nei mercati, giostre nelle fiere, giochi di bimbi, compleanni in famiglia, bambole, ranocchi, uccelli, conigli, polli, gatti,e cani randagi adottati. Dei laghi sulla Sila, di bachi, funghi e vipere. Ci sono, però, anche febbri, tifo, babbi ubriachi, ingiustizie. Ma la bontà trionfa sempre, come nel caso di Pinuccio che vede l’innocenza di suo padre finalmente stampata sul giornale... Le case sul torrente: una lezione di vita, perfino contro il razzismo col ricorso alla canzone Angeli negri.
Dolcezza, sensibilità, semplicità, spiritualità, sono questi gli ingredienti dell’opera omnia di Elvira Uva Pedatella, sorretta da un primario intento educativo-morale. È il caso della raccolta Come la mamma nella quale ricorda Graziella Lupinetti, l’alunna rossanese, che nel 1959 riceve, per l’assistenza ad un’anziana il “Premio nazionale di bontà Livio Tempesta” – intitolato al bimbo divenuto un piccolo angelo di cui racconta, come una favola, la storia – e, infine, l’eroica maestrina di Bussiche salva i suoi alunni dal gas, alla quale è dedicato il libro. Racconti, insomma, sostenuti da un afflato umano, un ideale pedagogico, un culto della memoria che l’autrice vuole far uscire dalle aule scolastiche per farli fluire nel mondo. Quadri di vita familiare e scolastica di altri tempi all’insegna dei valori più semplici ma più profondi. Storie che fanno bene al cuore. I bambini, certo, al primo posto. I bambini lasciati dai genitori costretti ad emigrare: Mariuccia se l’è messo il cappottino / con la pelliccia al collo / oh bambolina! / ma lei piangeva / - Ju nun vogghiju u cappotticchiubeddu / vui u sapiti vogghju a mammaredda. I bambini ricchezza. Il mare tu l’hai visto? / il mare è grande / immenso / meraviglia / è del creato l’opera maggiore / ed i giardini con le arance d’oro? / che fanno primavera ed è gennaio? / ma sono sempre i bimbi a fare primavera / con l’arance.
Ma è nel libretto di poesie Sempre vivo che la personalità multiforme, di Elvira, emerge: D’api un ronzio / un lieve batter d’ali / di farfalle / immensa cavalcata nel deserto / volti / sorrisi di persone care / che più non sono / pensieri / chissà / ecco vorrei saper vorrei se i pensieri / noi li creiamo / o vengono da noi.Sempre è vissuta, Elvira, coltivando l’amore, l’intelligenza, l’anima. Ecco, / pensavo / se potessi andare su quel monte / dove la terra al cielo si congiunge / potrei con la mia mano / il cielo anch’io toccare / ma il monte è assai lontano. / Un giorno / su quel monte mi trovai / cercai ansiosa il cielo / spostato s’era sopra un altro monte. / E io pure lì andai / ma io giungevo e il cielo / si spostava / sui monti sempre / sempre più lontani.
Elvira Uva Pedatella, anima poetica, ha cercato di raggiungere l’irraggiungibile e non si è accorta, già in vita, di averlo fatto.
Glielo ricordiamo noi.