“Il coraggio di Rosa”: a Praia a Mare il romanzo che racconta la rinascita oltre la ’ndrangheta
VIDEO | La magistrata Marisa Manzini presenta la sua ultima opera, edita da Rubbettino, nella chiesa madre della città: al centro della storia una donna che ha scelto di prendere distanze dalla famiglia criminale e tornare a vivere, grazie all'aiuto di un magistrato donna, che entra in empatia con lei
Il magistrato Marisa Manzini, sostituto procuratore generale della Corte d’Apello di Catanzaro, ha scelto la chiesa madre “Sacro Cuore” di Praia a Mare per presentare la sua ultima opera letteraria, “Il coraggio di Rosa. Storia di una donna che ha ripudiato la ‘ndrangheta”, edita da Rubbettino. Il romanzo parla di una donna che ha scelto di prendere distanze dalla famiglia criminale e tornare a vivere, grazie all'aiuto di un magistrato donna, che entra in empatia con lei.
L’evento, organizzato e moderato da Egidio Lorito, rientra nell’ambito dell’iniziativa “Testimoni di Speranza”.
Gli ospiti
Oltre al giornalista e avvocato Egidio Lorito, hanno dialogato con l’autrice don Paolo Raimondi, sacerdote della parrocchia Santa Maria della Grotta e rettore del santuario mariano della città dell’isola Dino, il sindaco Antonino De Lorenzo, il magistrato Domenico Fiordalisi, procuratore capo della Repubblica di Paola e Giancarlo Costabile, docente di pedagogia dell’Antimafia all’Unical.
L’opera
«In questa occasione – sottolinea Manzini - mi sono cimentata con una forma narrativa diversa, un romanzo. È una storia immaginaria, frutto della fantasia, però sono un magistrato e come tale, quella che è la mia esperienza professionale, il mio vissuto professionale, non poteva che essere l'elemento da cui prendere ispirazione.
Rosa, che è la protagonista di questo romanzo – prosegue - è una donna che opera una scelta importante e coraggiosa, quella di chiudere con la sua famiglia di ‘ndrangheta e di portare con sé il bambino molto piccolo. Lo fa con l'aiuto di un magistrato donna e Rosa potrebbe essere una delle tante donne che io ho incontrato nella mia esperienza professionale, quindi una donna che ha avviato una collaborazione».
Ed ancora: «Chiaramente la mia professione mi ha portato ad incontrare diverse donne e alcune delle quali hanno fatto una scelta di cui poi si sono pentite, hanno fatto un passo indietro, e quindi la conclusione è stata tragica. Io con questo libro ho inteso invece scrivere una storia che avesse una conclusione positiva, di speranza, perché il mio obiettivo era quello di lanciare un messaggio chiaro: dalla ‘ndrangheta si può uscire, si possono riacquistare quella libertà e quella dignità che purtroppo si perdono all'interno delle famiglie criminali».