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16/08/2025 ore 08.01
Cultura

Il mistero dei Bronzi di Riace, le terre di fusione custodite al Museo di Reggio al centro di nuovi studi

Lo ha annunciato il direttore Fabrizio Sudano:«Sono trascorsi abbondantemente trent’anni dalle ultime analisi. Oggi potrebbero darci risposte diverse e più complete»

di Anna Foti

«L’idea è quella di sottoporre le terre di fusione estratte dai Bronzi di Riace e custodite presso il Museo a nuove analisi che magari potrebbero adesso fornire, trascorsi 30 anni dalle precedenti, delle risposte diverse e più approfondite sulla provenienza e sulla realizzazione.

Ci abbiamo pensato dopo aver fatto il check-up ai Bronzi in occasione dell’attività svolta insieme all'Istituto centrale di Restauro e a all'Università di Genova l'anno scorso.

«Leghe di ottima qualità, per i Bronzi di Riace solo interventi di conservazione preventiva»: check up concluso

Abbiamo pensato di approfondire ancora di più gli studi per poter dare forse una versione anche nuova o anche una interpretazione diversa, se riusciamo, partendo da quello che abbiamo, ossia da queste terre. Al di là di altre ipotesi che avanzano, i Bronzi sono e restano qui nel museo di Reggio Calabria. Possiamo studiarli e siamo in prima linea per farlo». Lo ha annunciato il direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, Fabrizio Sudano.

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Capolavori assoluti della scultura greca del V secolo a.C., emersero 53 anni dalle acque di Riace nel reggino, il 16 agosto 1972. Convenzionalmente definiti Bronzo A e Bronzo B, rappresentano due guerrieri in bronzo realizzati con la tecnica della fusione a cera persa, le cui terre hanno indicato una provenienza greca anche se ancora è fitto il mistero che li avvolge.

Sottoposti a delicati restauri prima a Reggio Calabria poi a Firenze e poi nuovamente a Reggio, oggi sono conservati nel museo reggino unitamente ai reperti di Porticello, in una sala apposita per garantire tutela, accessibilità e valorizzazione.  Continua a leggere su IlReggino.it.