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20/11/2025 ore 09.40
Cultura

La storia del cinema rivive nella musica con l’Orchestra Bruzia diretta dal maestro Perri: «Un viaggio nelle colonne sonore più iconiche»

“Eroi, sogni e leggende, le colonne sonore di Hollywood”, in scena venerdì 21 novembre al Teatro Rendano con la partecipazione della voce narrante di Mario Tursi Prato. L’intervista al direttore del Conservatorio di Cosenza che presto condurrà anche un format su LaC Tv

di Ernesto Mastroianni

C’è un filo che unisce la memoria cinematografica globale: le sue musiche. È quel tema che, appena accennato, riporta ciascuno nel proprio immaginario privato, nelle sale buie dove abbiamo imparato a sognare. Proprio a queste melodie immortali è dedicato lo spettacolo “Eroi, sogni e leggende, le colonne sonore di Hollywood”, in scena venerdì 21 novembre al Teatro Rendano, un evento unico e imperdibile che vede protagonista l’Orchestra Sinfonica Brutia, diretta dal maestro Francesco Perri, con la partecipazione della voce narrante di Mario Tursi Prato.

Durante il concerto risuoneranno le musiche di John Barry, Ennio Morricone, John Williams, Hans Zimmer: un viaggio nella grandezza del cinema attraverso le sue colonne sonore più iconiche. Abbiamo incontrato il maestro Perri. Davanti a un buon caffè, è nata questa affascinante conversazione.

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L’Orchestra Brutia rappresenta oggi una presenza artistica di straordinario rilievo. Cosenza, com’è noto, ha lungamente desiderato una propria orchestra stabile, ma ostacoli e contingenze ne hanno spesso frenato la nascita. Quali difficoltà ha dovuto affrontare personalmente e, soprattutto, cosa l’ha sostenuta nel proposito di non desistere?
«Negli ultimi 50 anni il territorio ha visto meravigliose esperienze orchestrali che però si sono dissolte come neve al sole per una serie di motivi complessi e lunghi da spiegare. L’Orchestra Bruzia nasce nel 2022 con l’intento di assicurare una prospettiva di lungo termine e ha ottenuto per la seconda volta nel 2025 un riconoscimento ministeriale, unico in Calabria. Le difficoltà sono soprattutto di natura organizzativa ed economica, mentre i risultati positivi sono tangibili: nel 2025 si terranno circa 42 concerti, un traguardo di grande valore per la zona. L’obiettivo è creare filiere tra i conservatori calabresi e questa realtà orchestrale. Spero che il territorio possa gradualmente prendere coscienza e sostenere questa realtà, anche attraverso la partecipazione del pubblico, che rappresenta la vera solidità del progetto».

Lo spettacolo del 21 novembre al Teatro Rendano si preannuncia come un viaggio attraverso alcune tra le colonne sonore più iconiche. In che modo ha immaginato la struttura del programma e quale atmosfera l'orchestra desidera trasmettere al pubblico?
«Il concerto di giorno 21 si inserisce nella stagione dei concerti del Teatro Rendano dell'orchestra Bruzia. È un concerto molto particolare perché si inserisce anche in una visione della programmazione orchestrale. Io ho sempre inteso una pluralità di intenti ed una trasversalità dei programmi, per cui l'orchestra in questi anni si sta cimentando a 360 gradi su diversi repertori, da quello lirico-sinfonico a quello con solisti e orchestra, ma anche delle aperture verso il mondo del pop, del rock e sicuramente del jazz. Quello del 21 è un concerto molto particolare perché è un viaggio, è un viaggio sonoro all'interno di una sonorità che è quella propria del cinema. Già due anni fa avevamo affrontato come orchestra un progetto dedicato al cinema e ai suoni identitari del mondo del cinema italiano, quindi del neorealismo. Questa volta invece si è spostato l'asse sul mondo hollywoodiano, che è un mondo fantastico, un mondo che è chiaramente tipico del mondo americano, ma nello stesso tempo è anche un modo per affrontare un diverso repertorio come John Williams, John Barry, Hans Zimmer, lo stesso Ennio Morricone eccetera, che hanno comunque dato un contributo proprio molto forte da un punto di vista della struttura e la creazione delle colonne sonore. Il mondo americano ha una visione completamente diversa dal mondo italiano, che ha anche musicalmente una struttura orchestrale piena e molto grande, tant'è che il concerto di giorno 21 avrà la presenza di 62 orchestrali, quindi una visione veramente molto forte e molto potente da questo punto di vista».

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La sua attività di direttore d’orchestra e di compositore si intreccia con quella di guida istituzionale del Conservatorio. In che modo queste dimensioni dialogano tra loro e come orientano la sua visione artistica?
«Era opportuno da parte mia, quando nel 2022 — grazie ai due soci fondatori, ovvero l’amministrazione comunale di Cosenza e il Conservatorio di Cosenza — dare vita a un’idea di filiera, una filiera strumentale, per quanto riguarda gli studenti e i professionisti che terminano il loro percorso formativo all’interno delle istituzioni del Conservatorio e che, chiaramente, hanno la necessità di inserirsi gradualmente nel mondo del lavoro. È chiaro che l’orchestra non è un contenitore in grado di abbracciare una quantità enorme di musicisti: questo è oggettivo e tangibile. Però è uno spin-off, ed è uno spin-off importante, perché entrambe le realtà possono, anzi devono, convivere. L’idea che gli studenti, diventati professionisti, possano cominciare a dare un proprio contributo, e allo stesso tempo lavorare, è sicuramente l’elemento fondamentale di questa operazione culturale. Il programma, che andrà in onda tra dicembre e gennaio, mira ad avvicinare il pubblico — giovani, curiosi, appassionati — ai meccanismi della musica, aiutandoli a comprendere, ad esempio, la costruzione di un brano o il senso più profondo di un’esecuzione. Sono molto contento di questa esperienza e spero che possa continuare, perché credo davvero che anche la televisione possa essere un prezioso strumento per trasmettere la bellezza e il valore formativo della musica».

L’Orchestra Brutia è oggi un simbolo di rinascita culturale per il territorio. Qual è, secondo lei, il ruolo che un’istituzione musicale può e deve assumere nella costruzione di una comunità più consapevole e partecipe?
«La mia figura di musicista si è sviluppata, per così dire, a 360 gradi: ho esplorato ogni ambito in cui la musica potesse esprimersi. Sono docente, compositore, direttore d’orchestra, ma anche giornalista e critico musicale. Sono stato direttore del Conservatorio di Cosenza. Questa pluralità di esperienze mi ha dato una profonda consapevolezza e mi ha convinto di quanto oggi sia necessario avere figure capaci di offrire un contributo ampio, anche sul piano della divulgazione del messaggio musicale».

La sua esperienza e la sua autorevolezza artistica l’hanno condotta anche verso nuovi linguaggi mediatici. A breve la vedremo debuttare su LaC con un format inedito: senza svelare troppo, può anticiparci quale sarà l’orientamento di questo nuovo progetto?
«Nella mia ottica di musicista, di cui sopra, nasce l’idea di un nuovo format televisivo, con un’impostazione mass-mediale forte. Il progetto è stato stimolato anche grazie alla redazione giornalistica di LaC, in particolare nella persona di Franco Laratta e del direttore generale. L’obiettivo è fornire nuovi spunti agli spettatori su ciò che riguarda il pensiero musicale».

Da come parla dimostra una grande attenzione nei confronti dei giovani musicisti. Quali strategie ritiene oggi indispensabili per coltivare nuovo talento e, al tempo stesso, radicarlo in un territorio che talvolta tende a disperderlo? «Da sempre ho pensato che questo meraviglioso territorio che si chiama Calabria abbia delle opportunità e delle potenzialità molto forti, soprattutto dal punto di vista delle nuove generazioni. Le nuove generazioni sono ricche di tecnica, di potenzialità, di sensibilità nuove, anche alla luce delle nuove tecnologie. Questo è un dato che, secondo me, è necessario rivalutare e coltivare. Di nuovi talenti ce ne sono tantissimi e, in questi anni, sia come didatta, sia come concertista, sia come direttore d’orchestra, ho avuto la possibilità di sondare una vivacità musicale che non avrei mai immaginato. I giovani sono il futuro del mondo — ma non lo dico in maniera retorica: lo dico con consapevolezza. Sono convinto che sia necessario coltivare questo humus territoriale, grazie anche alla formazione didattica dei tanti conservatori presenti nella nostra realtà calabrese. Vedo una grande energia, tipica delle nuove generazioni. Tutto il lavoro basato sul territorio e su queste iniziative, se pianificato a medio-lungo termine, può davvero dare i suoi frutti. La musica non è un hobby momentaneo: è un lavoro. E se strutturata in un certo modo, può generare economie — non solo per pochi, ma come volano per un intero indotto. Si possono creare nuove figure professionali anche al di fuori dell’ambito strettamente musicale: tecnici del suono, esperti di intelligenza artificiale, nuove tecnologie… E poi ci sono gli ambiti recettivi: la ristorazione, le residenze artistiche, i bed & breakfast, le strutture alberghiere. La musica, se gestita bene, può dare un contributo fortissimo anche all’economia. E per “musica” non intendo solo quella lirico-sinfonica o cameristica: parlo di musica a 360 gradi, dall’etnomusicologia alla musica del territorio, fino a quella più colta».

In una battuta: perché i nostri lettori dovrebbero venire a vedere lo spettacolo di venerdì 21 al Teatro Rendano?
«Perché è un concerto bello, lo dico in maniera soggettiva, da chi parteciperà in maniera attiva a questa cosa. C’è la voce di Mario Tursi Prato che racconterà un po’ quelle che sono le storie all’interno dei film, con delle frasi iconiche che rimangono nel nostro immaginario collettivo. È un bel percorso, è una storia che inizia e che arriverà alla fine. Ci sono circa 11 colonne sonore, quindi tante, ma sono tutte bellissime. Per cui si va da Star Wars fino a Proposta indecente, dalla mia African Mission a Mission: Impossible, da E.T. a Schindler's List… insomma, c’è una varietà enorme di film che hanno rappresentato un po’ la storia del cinema mondiale. Ed è molto bello, perché poi le musiche sono quelle che danno la caratterizzazione di un film: la musica è quella che suscita l’emozione, la musica è quella che determina anche il risultato di un film, il messaggio di una determinata scena, e può anche cambiare e modificare il senso e il significato di una scena. Per cui sono convinto che sarà un bellissimo spettacolo, e logicamente mi auguro che ci sia anche un Teatro Rendano pieno di spettatori che hanno voglia di emozionarsi un po’».