Quando Carlo Levi trasformò 1500 contadini di Roggiano Gravina in “giudici di letteratura”
Lo scrittore piemontese propose tre libri agli abitanti del paese dell’entroterra cosentino: tra lo stupore generale di chi non credeva nel progetto in tre mesi li lessero e decretarono il migliore
Sull'ultimo numero del “Ponte”, leggendaria rivista fondata da Piero Calamandrei, è stata pubblicata un'intervista che Carlo Levi rilasciò nei primi mesi del 1971 a Roberto Ruberto, un giovane studioso italo-americano, poi però scomparso l'anno successivo. Sergio D'Amaro ha deciso di sottrarre all'oblio la conversazione tra i due, curandone l'edizione e sottoponendo all'attenzione dei lettori diverse questioni che allora affiorarono.
Tra i tanti elementi d'interesse, appare gustosa la ricostruzione delle vicende legate all'istituzione a Roggiano Gravina di un premio letterario. Levi, contattato dal sindaco di Roggiano, paese nel quale il 90% dei cinquemila abitanti era analfabeta, appare refrattario alle logiche dei premi e decide così di sottoporgli un progetto alternativo.
L'idea di Levi, accolta entusiasticamente, prevedeva che una giuria scegliesse tre libri che, d'accordo con gli editori, sarebbero stati distribuiti alla popolazione, lasciando a tutti il tempo di leggerli. Dopo un anno la gente avrebbe votato per il libro che gli fosse piaciuto di più e, in base ai risultati, si sarebbe usato il milione del montepremi per acquistare altre copie degli stessi libri.
La giuria era da “premio Nobel”: oltre a Levi, che ne era il presidente, c'erano Jean-Paul Sartre, Rafael Alberti, Danilo Dolci e Renato Guttuso. Eppure, tantissime furono le difficoltà. Addirittura la Prefettura bocciò lo stanziamento già ratificato dal consiglio comunale perché “non si era mai visto che dei contadini diventassero dei giudici di letteratura”. Un prefetto francese, commentò Sartre, non avrebbe mai trovato questa giustificazione.
Comunque, dopo sei mesi di pressioni, Levi riuscì a far approvare la delibera del Consiglio. I tre libri selezionati erano le prose di Rocco Scotellaro, un'antologia del Canzoniere di Umberto Saba e Se questo è un uomo di Primo Levi. Accadde l'impensabile: i contadini leggevano, eccome se leggevano!
Da lì a poco, però, il Consiglio comunale si sciolse per il mancato appoggio di alcuni consiglieri indipendenti e, per evitare che al premio venisse accordato un carattere elettorale, si decise di stringere i tempi. I roggianesi avevano avuto soltanto tre mesi per leggere, ma i lettori erano già oltre 1500. Il premio lo vinse Rocco Scotellaro, molto votato dai contadini, secondo Primo Levi e terzo Saba. Il milione venne usato per acquistare i volumi dell'opera vincitrice, riconoscendo alla madre di Scotellaro, a quel tempo ancora viva, una percentuale del 30%. I libri vennero distribuiti a tutto il paese: “gli occhi brillavano a questi vecchi, a questi giovani che chiedevano il libro”. Poi, arrivarono le elezioni e il premio, benché avesse sortito un grande interesse anche fuori dalla Calabria, non si fece più.