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17/10/2025 ore 22.55
Cultura

Tracce di futuro, il nuovo libro della scrittrice catanzarese Daniela Rabia è una lotta al pregiudizio

VIDEO | “Storia di una disabilità apparente” è il sottotitolo. Al centro le vicende di un uomo in carrozzina che soltanto su un treno si sente uguale agli altri in un viaggio che è metafora dell’esistenza

di Rossella Galati

Un uomo che viaggia in treno, è un disabile in carrozzina a causa di un incidente avvenuto 8 anni prima, che soltanto su quel vagone, seduto come tutti, si sente uguale agli altri. Uno sguardo fuori dal finestrino, un altro su quelle vite che siedono accanto a lui. E proprio in quel momento, scorgendo le difficoltà altrui, si rende conto di non essere poi così diverso. È il protagonista dell'ultima fatica letteraria della scrittrice catanzarese Daniela Rabia, "Tracce di futuro, storia di una disabilità apparente", una lotta al pregiudizio.

«Tracce di futuro è quello che il protagonista vuole lasciare per un futuro che verrà, "storia di una disabilità apparente" è il sottotitolo che dice molto più del titolo perchè lui è un disabile apparente - spiega l'autrice -. Al termine di questo viaggio lui dice: "non sono io il disabile, siete voi che mi guardate in maniera strana, con sguardo pietistico e non capite che io sono uguale a voi. In realtà questo disabile sono io che sono diversamente abile perchè la vita piano piano mi ha tolto tante cose fondamentali e io ho cercato di insistere su altre cose per pareggiare i conti».

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Il treno, l’elemento chiave


Il quindicesimo libro della Rabia, tra romanzi, racconti, poesie e guide cineturistiche, nasce proprio su un treno che di questo lavoro è l'elemento chiave. «Ero in treno, stavo andando a Reggio Calabria a un corso di formazione per giornalisti - racconta -, io avevo osservato tanti disabili anche perchè nell'ultimo anno purtroppo ho avuto mia madre che aveva difficoltà a deambulare e mi rendevo conto delle difficoltà motorie. E allora in quel treno ho preso un foglio e ho iniziato a scrivere. In realtà questo libro l'ho scritto quasi interamente sui treni. Ogni sabato prendevo un treno, arrivavo in una destinazione, stavo due minuti e ritornavo. Perchè dovevo solo scrivere».


Un viaggio dunque come metafora dell'esistenza: «Il protagonista del libro gira tante tappe in Calabria e non solo ma la destinazione è se stesso. Quel se stesso che aveva smarrito. Di certo non si può ritrovare per com'era otto anni prima, però in ogni stazione supera un pezzo buio della sua vita e ritrova la luce. E già posso anticipare che il io prossimo romanzo si intitolerà "Luce"».