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05/11/2025 ore 17.48
Economia e lavoro

Alta velocità, anche l’Europa si ferma a Eboli: nel piano fino al 2030 il Sud è tagliato fuori

La Commissione europea presenta la rete ferroviaria ad alta velocità comunitaria entro il 2040, ma dal nuovo schema infrastrutturale emerge un’Europa a due velocità: il Sud Italia, e in particolare la Calabria, restano ancora ai margini dei collegamenti principali.

di Francesco Rende

Diceva Rocco Papaleo, in “Basilicata Coast to Coast”, che se Cristo si è fermato Eboli la colpa non è nostra, noi in realtà gli vogliamo bene. Si potrebbe dire la stessa cosa alla Commissione Europea che questa mattina ha presentato gli investimenti per l’alta velocità al 2030 promettendo una rivoluzione: dimezzare i tempi di percorrenza su molte tratte entro il 2030 e completare una rete ad alta velocità pienamente integrata entro il 2040. L’obiettivo, nel loro intento, è chiaro: favorire un’Europa più verde, competitiva e connessa, in cui il treno diventi il mezzo principale per viaggiare tra le capitali europee, riducendo le emissioni e l’uso dei voli a corto raggio.

Eppure, guardando la mappa ufficiale diffusa da Bruxelles, il dato che balza agli occhi è uno: il Sud Italia è di nuovo tagliato fuori. La rete ad alta velocità, che da Milano e Roma si estende verso nord e ovest, sembra tagliare gran parte del meridione, lasciando fuori Calabria, Basilicata, Puglia (solo Bari verrà collegata nel 2040) e Sicilia.

Un piano da 392 miliardi, ma nessuna fermata per la Calabria

Il pacchetto illustrato dal commissario europeo per i Trasporti e il Turismo, Apostolos Tzitzikostas, prevede investimenti complessivi per 392 miliardi di euro entro il 2027, nell’ambito del programma TEN-T, la rete transeuropea dei trasporti.
Le priorità del piano sono cinque: difesa, resilienza idrica, alloggi, transizione verde e competitività. Ma nella sezione ferroviaria, dove si parla di alta velocità, l’Italia meridionale non compare tra i progetti strategici. Mentre Berlino e Copenaghen saranno collegate in quattro ore e Parigi sarà raggiungibile da Lisbona via Madrid in meno di dieci, per i passeggeri calabresi non è previsto alcun collegamento diretto con il resto del continente.
Anche la tratta Napoli-Reggio Calabria, più volte annunciata come “prioritaria” nei documenti del governo italiano, non figura tra i corridoi transfrontalieri europei ad alta velocità inseriti nel piano 2030-2040.

Anche il Ponte sullo Stretto sparisce nell’Europa a due velocità

Nel video apparso sui canali della Commissione Europea queste tratte spariscono completamente, per tornare visibili solo nel 2050: l’assenza che fa più rumore, tra le altre, è quella del Ponte sullo Stretto. Secondo quanto dichiarato più volte dal ministro Salvini, il Ponte sarà completato nel 2032 e farà ampiamente parte della Rete Ten-T per collegare la Sicilia al resto d’Europa: eppure, se già non ci credono molti dei suoi avversari, sembrano non crederci nemmeno nelle stanze della Commissione Europea. Il corridoio dello Stretto non appaiono nella timeline fino al 2040 e vengono mostrati, in maniera molto timida in verità e solo per pochissimi secondi, solo a mappa completa. L’orizzonte temporale? Beh, quello è catastrofico: l’etichetta in alto recita 2050.

Un paradosso evidente per chi dovrebbe finanziare gran parte della grande opera e che penalizza in maniera mortificante una regione come la Calabria, dove i collegamenti ferroviari sono ancora lenti, frammentati e in gran parte a binario unico. L’assenza dalla mappa europea dell’alta velocità non è solo una questione di mobilità, ma rischia di trasformarsi in una nuova forma di isolamento infrastrutturale e sociale, con conseguenze economiche rilevanti su turismo, logistica e competitività.
Mentre Bruxelles parla di interoperabilità, innovazione e sostenibilità, la dorsale tirrenica e quella ionica calabrese restano fuori dalle grandi mappe dell’integrazione europea, prive di investimenti strutturali comparabili a quelli del Nord. Il rischio, ora più che mai, è che la transizione verde e digitale dell’Europa proceda a due velocità: una per i territori connessi e un’altra per chi, come il Sud Italia, continua ad aspettare il treno giusto per entrare nel futuro.