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30/04/2025 ore 13.57
Economia e lavoro

Artigianato, in Calabria gli occupati sono oltre 53mila: «Il lavoro c’è ma mancano le competenze»

Il report di Confartigianato Imprese Calabria registra un timido ma significativo +0,4% nell'occupazione regionale nel 2024 ma resta difficile reperire diversi profili. Ecco quali

di Redazione Economia
Immagine di repertorio

In Calabria, gli occupati dell'artigianato sono 53.301, equamente distribuiti tra lavoratori dipendenti (26.646) e indipendenti (26.655). È quanto rileva Confartigianato Imprese Calabria che pubblica, in occasione della Festa dei lavoratori, i dati aggiornati dell'Osservatorio MPI (Micro e Piccole Imprese) da cui emerge che gli artigiani rappresentano quasi un quinto (18,7%) dell'intera forza lavoro regionale e contribuiscono al 6,4% del valore aggiunto della Calabria e all'1,8% di quello nazionale del comparto.

Il 2024 - è scritto nel report dell'associazione - si apre con un timido ma significativo +0,4% nell'occupazione regionale (+2.000 unità), trainato esclusivamente dai lavoratori dipendenti (+8.000), mentre gli indipendenti segnano un calo (-7.000). Il dato si inserisce in un trend triennale (2021-2024) che, nonostante i forti contraccolpi globali, dalla guerra in Ucraina allo shock energetico, fino alla crisi in Medio Oriente, ha visto un aumento dell'occupazione del 3,9% (+20.000 unità), contribuendo alla crescita del Mezzogiorno (+8%).

Il tessuto delle micro e piccole imprese si conferma uno dei principali canali d'accesso al lavoro per i giovani calabresi. Nelle imprese fino a 49 addetti (tra cui rientra l'intero comparto artigiano), la quota di dipendenti under 30 è del 20,1%, contro il 10% delle medie e grandi imprese. Nelle micro imprese con meno di 9 dipendenti la percentuale sale addirittura al 22,9%. La crescita dell'occupazione si associa ad un rilevante e crescente mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato.

Da una analisi dei dati annuali dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (2025), nel 2024 nell'artigianato la difficoltà di reperimento arriva al 52,9%, quota superiore di 7,7 punti percentuali alla media delle imprese del 45,2% e in aumento 6 punti percentuali rispetto al 46,9% del 2023. Mentre la difficoltà di reperimento delle micro e piccole imprese si attesta al 47,8% (2,6 punti in più rispetto alla media).

I 10 profili più ricercati (con oltre 200 entrate programmate nel 2024) e più difficili da reperire per le micro -piccole imprese con 1-49 dipendenti tra professioni tecniche, impiegati, professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, operai specializzati e conduttori impianti, operai di macchinari fissi e mobili, conducenti di veicoli, sono: tecnici programmatori (75,0%), montatori di carpenteria metallica (72,9%), disegnatori industriali (71,4%), falegnami ed attrezzisti di macchine per la lavorazione del legno (71,1%), idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas (69,0%), pasticcieri, gelatai e conservieri artigianali (65,6%), elettricisti nelle costruzioni civili (64,2%), carpentieri e falegnami nell'edilizia (64,2%), panettieri e pastai artigianali (63,9%) e autisti taxi, conduttori automobili, furgoni, altri veicoli trasporto persone (63,9%).

La rivoluzione digitale e la transizione green pongono sfide ancora più complesse. Nel 2024, le Mpi calabresi prevedono 13mila ingressi con richieste di competenze digitali avanzate, ma quasi la metà di questi profili (47,7%) è difficilmente reperibile.

Ancora più critica la situazione nel comparto artigiano, dove il tasso di difficoltà sale al 50,8%. Sul fronte ambientale, sono 49.000 i lavoratori richiesti dalle Mpi con competenze green, ma per oltre 26.000 di queste posizioni (52,6%) non si riesce a trovare personale adeguato. Nell'artigianato, delle 7.100 figure attese con competenze ecologiche, il 56,8% è considerato di difficile reperimento.

«Questi numeri - afferma il presidente di Confartigianato Calabria, Roberto Matragrano - parlano chiaro: in Calabria il lavoro non manca, ma mancano le competenze. Se vogliamo rendere le nostre imprese protagoniste della nuova economia, servono investimenti massicci e strutturati nella formazione tecnica e professionale. È fondamentale rafforzare il legame tra scuola, università, enti di formazione e imprese per colmare il divario tra domanda e offerta».