Calabria sempre più vecchia in un’Italia verso il tracollo: giovani in fuga e comuni che si svuotano
Il censimento 2024 conferma il trend degli ultimi anni: 188.903 connazionali sono andati all’estero, 30 mila in più rispetto al 2023. Record di fughe dal Sud. Confindustria prevede 4 milioni di lavoratori in meno nel 2040
Sei over 65 per ogni bambino sotto i sei anni. E al Sud ci sono meno nascite che nel resto del Paese. Il censimento Istat 2024 conferma il trend: la popolazione invecchia, si fanno meno figli e dalle regioni del Mezzogiorno si emigra di più che dal resto d’Italia. Numeri più evidenti e sempre più marcati nelle città con più di 100mila abitanti e nei comuni con meno di 5mila residenti. Sempre più colpite le aree montane interne e i centri periferici, lontani da scuole, ospedali e servizi dove il tessuto economico è in crisi, dove mancano opportunità di lavoro e dove la mobilità si presenta difficoltosa anche negli spostamenti di breve durata. Qui manca tutto. Anche i negozi di prossimità: più di 5 milioni non possono fare la spesa quotidiana. Un dramma per i giovani, per le coppie con figli piccoli e per gli anziani che spesso non hanno modo di raggiungere i comuni più grandi. Formazione e lavoro restano nodi irrisolti, insieme ai servizi sanitari, anche quelli di base, sempre più lontani dai bisogni delle famiglie. Il calo della popolazione prospetta un quadro di minori risorse anche per le amministrazioni locali.
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La popolazione continua a diminuire: i residenti censiti dall’Istituto nazionale di statistica al 31 dicembre del 2024 sono 58 milioni, 943mila e 464, 27.766 persone in meno rispetto al 2023. «Il calo di popolazione su base nazionale riflette dinamiche territoriali non omogenee - dice l’Istat - che vedono decrementi relativi più intensi nel Sud (-2,5 per mille) e nelle Isole (-2,8 per mille) e una diminuzione più lieve al Centro (-1 per mille). Il record delle partenze spetta alla Basilicata, -6,1 per mille, seguita dalla Calabria, -5,4 per mille e dalla Sicilia, -5,1 per mille abitanti. Al contrario, nel Nord-ovest e nel Nord-est si osservano incrementi (rispettivamente +1,4 e +1,2 per mille)». La Campania è la regione più giovane con un'età media di 44,5 anni e la Liguria la più anziana, con un'età media di 49,6 anni. La popolazione in età attiva (15-64 anni), pari al 63,4%, si è ridotta di un decimo di punto, cresce quella con almeno 65 anni di età, dal 24,3% passa al 24,7%, e cresce anche il numero dei grandi anziani (sopra 85 anni): sono 2 milioni e 410 mila, il 4,1% della popolazione.
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Lo spopolamento del Sud prosegue, anche per l’emigrazione verso le regioni del Nord e verso l’estero. Ma si parte anche dal Nord, soprattutto Lombardia e Veneto. Secondo la Fondazione Nordest la fuga dei giovani laureati è costata all’economia italiana 134 miliardi di euro. L’Istat attesta che lo scorso anno 188.903 italiani sono andati all’estero, 30 mila in più rispetto al 2023 (+19,2%) e che i rientri sono stati 58.468. Gli «expat» di età compresa tra i 18 e i 34 anni sono aumentati del 48% mentre quelli di età compresa tra i 34 ed i 49 anni sono cresciuti del 38%. Forza lavoro e capitale umano che va ad arricchire altri Paesi mentre in Italia le aziende lamentano carenza di personale, qualificato e non. La Fondazione Migrantes dice che siamo di fronte ad un fenomeno «legato a fragilità strutturali del Paese». La precarietà del lavoro, le disuguaglianze sociali e territoriali e la carenza di opportunità condizionano le vite e le scelte di intere famiglie. Al momento non ci sono soluzioni. Le politiche del governo non sembrano essere in grado di ribaltare una situazione destinata ad aggravarsi. La manovra finanziaria in discussione in Parlamento prevede misure che risultano però insufficienti sia a contrastare la propensione alla fuga dal Paese, sia a calmierare l’aumento del costo della vita. Chi emigra per lavoro dal Sud al Nord è costretto a fare i conti con spese che si portano via due terzi dello stipendio e che a lungo andare diventano insostenibili. Ecco perché i rientri sono diventati più intensi e più frequenti. Confindustria avverte che entro il 2040 ci saranno 4 milioni di lavoratori in meno e che la popolazione dipenderà più dalla consistenza numerica dei conti pensionistici che non dalla forza produttiva: con questi numeri il Paese rischia il tracollo economico e finanziario.