Calabria verso il voto tra crisi strutturale e piccoli spiragli di crescita: lavoro, sanità e sviluppo restano nodi irrisolti
Le elezioni regionali del prossimo autunno avverranno in un contesto pieno di incertezze e precarietà in cui famiglie ed imprese resistono con tenacia nonostante le difficoltà e le risposte inconsistenti delle istituzioni
Nuove elezioni, elezioni regionali anticipate. Vecchi problemi, cronici, quelli di sempre. Interessanti spinte in avanti in settori chiave dell’economia. Molti sostegni statali e comunitari a breve termine, ancora poche soluzioni strutturali a lungo termine. Lo stato di salute della Calabria potrà essere un ottimo indicatore degli obiettivi da raggiungere che i partiti potranno inserire nella propria agenda politica. Bankitalia e Istat hanno fotografato la situazione attuale fornendo informazioni e dati.
Il quadro che ne esce è preoccupante ma ci sono elementi di positività che possono far sperare in una ripresa. Il voto in autunno porta con sé molte incognite in un contesto pieno di incertezze e precarietà in cui famiglie ed imprese reagiscono come possibile e resistono con tenacia nonostante le difficoltà.
La Calabria soffre e le istituzioni non riescono a dare risposte soddisfacenti alla domanda di stabilità, di crescita e di sviluppo, di opportunità occupazionali, di servizi in linea con l’offerta di altre regioni italiane. Sanità, scuola, infrastrutture, trasporti. La Calabria è una terra che negli ultimi anni ha perso risorse e capitale umano. Nel suo rapporto annuale la Banca d’Italia conferma che nel 2024 l’economia calabrese è cresciuta debolmente, rallentando rispetto all’anno precedente. I consumi delle famiglie sono stati contenuti mentre le imprese hanno goduto di un positivo contributo in termini di investimenti. Il commercio ha beneficiato di una debole ma costante ripresa dei consumi favorita da una inflazione stabile all’1% su base annua. Anche nel 2024, tendenza consolidata ormai negli anni, le famiglie calabresi hanno preferito il risparmio e, secondo le stime dell’Osservatorio Findomestic, solo la spesa per beni durevoli è cresciuta del 3,8% rispetto all’anno precedente.

Sul fronte dell’attività d’impresa terziario e costruzioni hanno registrato i rendimenti migliori, stabile la produzione industriale. Gli investimenti sono aumentati nel settore dei servizi. Agroalimentare e lavorazione di prodotti e componenti chimici hanno trainato gli scambi commerciali verso l’estero che nel 2024 hanno raggiunto quota 965 milioni di euro, il 9,4% in più rispetto al 2023. Il numero delle imprese è cresciuto dello 0,8%: sono 155mila.
La Calabria arranca in termini di innovazione. Sono infatti ancora molto contenute sia la spesa in ricerca e sviluppo sia la spesa in tecnologie avanzate e nell’applicazione dell’Intelligenza artificiale nei processi produttivi ed aziendali. Due terzi delle imprese calabresi non hanno ancora fatto investimenti in tale direzione. La restante parte ha impegnato appena l’1% del proprio fatturato. Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat in Calabria il livello dell’occupazione è di poco superiore a quello del 2019 con un recupero post-pandemico di molto inferiore rispetto al resto del Paese. Il tasso di occupazione riferito alla popolazione tra 15 e 64 anni si è attestato al 44,8 per cento, un valore sostanzialmente in linea con quello del 2023 ma di quasi 17 punti percentuali al di sotto della media nazionale (61,3%).

Il numero delle donne occupate è aumentato dell’1,8 per cento rispetto al 2023, mentre quello degli uomini si è ridotto del 2,6%. Negli ultimi dieci anni la partecipazione al mercato del lavoro dei giovani calabresi si è mantenuta bassa nel confronto con le altre regioni. Nel 2024 è stata pari al 37,7% contro il 50,9% della media nazionale. Dal 2007 al 2024 hanno lasciato la Calabria per emigrare in altre regioni d’Italia o all’estero 140mila persone in gran parte giovani e giovani adulti di età inferiore a 40 anni. Sul fronte demografico si registra una costante perdita di residenti, il 5,5% contro il 2,3% della media nazionale, con fenomeni molto marcati di abbandono delle aree montane interne e di quelle periferiche. Mancanza di opportunità di lavoro e di servizi primari, mancanza di scuole ed assistenza sanitaria, difficoltà di mobilità interna motivano la fuga verso altre realtà. La Banca d’Italia evidenzia che secondo l’Osservatorio sul turismo della Regione Calabria, nel 2024 le presenze di visitatori sono aumentate del 3% in misura inferiore rispetto all’anno precedente. Negli aeroporti calabresi sono transitati 3,6 milioni di passeggeri, il 7,5% in più rispetto al 2023. Nel porto di Gioia Tauro il traffico container ha registrato una crescita dell’11%, raggiungendo quota 3,9 milioni di Teus movimentati. La spesa degli enti territoriali è aumentata del 2,5% in maniera più contenuta rispetto alla media nazionale (6,5%). Si è invece ridotta la spesa per trasferimenti a imprese e famiglie (-18,5%), dopo il forte incremento del 2023, ultimo anno per i pagamenti a valere sulle risorse del ciclo di programmazione 2014-2020 delle politiche di coesione. La contrazione ha interessato anche i trasferimenti a favore delle Amministrazioni centrali. Con l’ultimo POR 2014-2020 sono stati spesi 2,2 miliardi di euro per progetti relativi a energia, ambiente e trasporti, ricerca, innovazione e competitività delle imprese. Il Pnrr ha portato in Calabria 10 miliardi e 369 milioni di euro. Sei le misure finanziate, 12.382 i progetti ammessi, 4.396 dei quali portati a termine (fonte: Sistema ReGiS - 2 aprile 2025). Le università calabresi sfornano ogni anno migliaia di laureati che hanno difficoltà a trovare nella regione opportunità professionali soddisfacenti o in linea con il proprio curriculum di studi. Le infrastrutture sono strategiche. Il Ponte sullo Stretto si farà. Costerà 13,5 miliardi. Otto anni la durata dei lavori e decine di migliaia di posti lavoro. L’Alta velocità ferroviaria è ancora ferma al palo. Fermi anche altri progetti stradali e ferroviari, di entità minore, ma importanti per la mobilità delle comunità locali. Tra i servizi e le infrastrutture a cui mettere mano c’è il sistema idrico regionale, vecchio di decenni e bisognoso di interventi.

Infine la sanità. La Calabria attende i nuovi ospedali e da 15 anni attende la fine del commissariamento. Una spesa fuori controllo ha richiesto misure drastiche rinnovate dagli ultimi governi. Il Piano di rientro 2025 doveva essere discusso in questi giorni. I servizi per la salute nel 2024 sono costati 4 miliardi di euro, il 12% dei quali impiegati per le cure in altre regioni. Un calabrese su quattro preferisce ancora curarsi altrove.