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13/06/2025 ore 12.20
Economia e lavoro

Dalla Dottrina sociale all’abbraccio tra Sbarra e Meloni: la Cisl va al governo e spacca il sindacato

Fondata nel 1950 per rappresentare i lavoratori cattolici, l’organizzazione legata originariamente alla Dc entra nell’esecutivo di centrodestra con il suo ex segretario. L’identità smarrita rompe l’unità con Cgil e Uil: sono lontani i tempi di Marini e Pastore

di Bruno Mirante

Fondata nel 1950 in un’Italia ancora alle prese con le macerie della guerra e con una forte contrapposizione ideologica tra blocchi politici e sociali, la Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (Cisl) nacque come alternativa alla Cgil di ispirazione comunista e socialista. In piena Guerra Fredda, l’idea alla base della Cisl era quella di dare voce ai lavoratori cattolici, difendere la dignità del lavoro, ma senza piegarsi né alla logica della lotta di classe né a quella dello scontro ideologico permanente. Ispirata alla Dottrina sociale della Chiesa, e legata inizialmente alla Democrazia Cristiana, la Cisl si fece portatrice di un modello sindacale fondato sulla concertazione, sull’autonomia dai partiti, sulla valorizzazione del lavoro come fondamento della coesione sociale.

I segretari storici e la stagione del dialogo sociale

Tra i nomi che hanno segnato la storia del sindacato vanno ricordati Giulio Pastore, primo segretario generale e figura centrale nel dopoguerra, seguito da leader come Bruno Storti, Pierre Carniti, Franco Marini, Sergio D’Antoni, Savino Pezzotta e Raffaele Bonanni. In particolare Carniti, negli anni ’70, rappresentò l’anima riformista della Cisl, aperta al confronto anche con le altre confederazioni, contribuendo in maniera decisiva alla stagione dell’unità sindacale.

La Cisl fu a lungo il sindacato degli impiegati pubblici e privati, delle categorie medie, dei lavoratori che cercavano rappresentanza senza identificarsi con il radicalismo della Cgil né con l’ambiguità spesso più corporativa della Uil. Il suo approccio pragmatico e il suo profilo meno conflittuale le consentirono di avere un peso importante nei tavoli della concertazione tra sindacati, governo e Confindustria, soprattutto tra gli anni ’80 e 2000.

L’identità smarrita: declino, solitudini e spostamenti

Con l’indebolirsi dei partiti tradizionali e in particolare con la crisi della Democrazia Cristiana negli anni ’90, anche la Cisl perse un punto di riferimento politico e culturale. Il sindacato provò a mantenere un’autonomia strategica, ma iniziò anche un processo di progressiva frammentazione e ripiegamento su sé stessa, accentuato dalla crescente disaffezione dei lavoratori per la rappresentanza sindacale e dalla crisi economica.

Negli anni recenti, con la segreteria di Luigi Sbarra, calabrese, esponente di lunga data dell’apparato Cisl, il sindacato ha progressivamente abbandonato l’orizzonte dell’unità sindacale, assumendo posizioni sempre più autonome, spesso collaterali alle politiche del governo Meloni. Mentre Cgil e Uil sceglievano la via dello scontro e della mobilitazione su temi come il salario minimo, la riforma fiscale o il Pnrr, la Cisl optava per una linea più dialogante, ma sempre meno critica, al punto da essere accusata di connivenza con il potere esecutivo.

Il calabrese Luigi Sbarra sarà il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Sud

La nomina di Sbarra al governo: spartiacque e crisi d’identità

L’ingresso di Luigi Sbarra come sottosegretario al Sud nel governo Meloni rappresenta un vero spartiacque nella storia della Cisl. Per la prima volta un segretario confederale passa direttamente dal vertice sindacale a un incarico politico-governativo senza soluzione di continuità, segnando di fatto la fine dell’autonomia sindacale in senso stretto.

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La mossa, che rompe definitivamente l’equilibrio con Cgil e Uil, può essere letta in due modi:

• da un lato, come espressione di un realismo politico: la Cisl entra nelle stanze dei bottoni per “portare la voce dei lavoratori dove si decide davvero”;

• dall’altro, come resa dell’autonomia sindacale e trasformazione del sindacato in una cinghia di trasmissione di un potere politico con cui condivide poco o nulla della cultura originaria cristiano-sociale, rischiando così l’alienazione della propria base storica.

Le conseguenze: fratture e nuove geografie del lavoro

La nomina di Sbarra avrà effetti rilevanti:

disgregazione definitiva del fronte sindacale unitario, con la Cgil che ora si propone come unica forza di opposizione sociale strutturata;

perdita di credibilità tra i lavoratori, specie tra i giovani e nel settore privato, dove la fiducia nei sindacati è già ai minimi storici;

ulteriore spostamento della Cisl verso un ruolo tecnico-gestionale, sempre più distante dalla mobilitazione e dalla rappresentanza reale;

rischio di confusione identitaria: rappresenta ancora i lavoratori o si candida a diventare un interlocutore “moderato” dell’area centrista e post-democristiana nel governo?

La Cisl è passata dall’essere soggetto del dialogo sociale e interlocutore riformista del mondo cattolico, a soggetto cooptato nell’orbita di un governo conservatore, rompendo decenni di equilibrio con le altre sigle confederali. Il suo futuro dipenderà dalla capacità di reinventarsi, senza snaturare la propria storia. Ma per farlo dovrà rispondere a una domanda centrale: al servizio di chi è oggi la Cisl?

Note chiave

Bruno Storti ha inaugurato la stagione della concertazione e dell’alleanza tra sindacati, favorendo il Patto federativo con Cgil e Uil nel 1972.

Pierre Carniti capeggiò la stagione della scala mobile e del referendum del 1985, incarnando l’anima riformista del sindacato.

Franco Marini, oltre a esponente di rilievo della Cisl, divenne poi ministro e presidente del Senato.

Con Luigi Sbarra la Cisl ha virato decisamente verso un posizionamento più dialogante con governi e imprese, fino alla nomina come sottosegretario al Sud .

Daniela Fumarola è la seconda donna eletta alla guida della Cisl, dopo Furlan.

Evoluzione e svolte

1950–1970: nascita e primo radicamento con Pastore e Storti, progettazione di un sindacato autonomo e centrato sui lavoratori cattolici.

1977–1985: riformismo intensivo con Macario e Carniti, forte enfasi su contrattazione e scala mobile.

1985–2000: consolidamento e apertura istituzionale con Marini e D’Antoni.

2000–2014: periodo più conservatore e moderato sotto Pezzotta e Bonanni; riformismo leggero.

2014–2025: con Furlan e Sbarra, avvicinamento agli assetti di governo e imprenditoriali; svolta con la nomina di Sbarra nel governo Meloni.

2025→: con Fumarola al timone, si apre una nuova fase di ridefinizione del ruolo e dell’identità della Cisl.