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10/12/2025 ore 09.59
Economia e lavoro

«Comprava macchine e cavalli per le figlie, a me deve ancora 9mila euro di stipendi», la denuncia di uno chef calabrese

Marco ha 43 anni e ha deciso di raccontare la sua esperienza nel settore della ristorazione: «Solo qui è così. Il mio consiglio? Denunciare e non regalare mai il proprio lavoro»

di Redazione Attualità

Novemila euro andati in fumo. Marco ha ormai perso ogni speranza di recuperare gli stipendi arretrati che il datore di lavoro ancora gli deve corrispondere per le attività svolte in una tavola calda di Cosenza. L’ultima volta che l’ha sentito telefonicamente lo aveva rassicurato: «Mi ha detto che per il momento poteva mandarmi solo 100 euro e di accontentarmi di questi soldi. In realtà, non ha mandato nemmeno quelli, dopo un quarto d’ora dall’invio della ricevuta ha annullato il bonifico e non si è fatto più vedere né sentire».

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Marco Scalzo ha 43 anni e di mestiere per anni ha fatto lo chef ma a seguito di una lunga serie di esperienze negative nella ristorazione ha, infine, scelto di cambiare settore. Dopo aver letto le testimonianze di altri lavoratori, ha deciso di rendere pubblica la sua storia ma mettendoci la faccia: nome, cognome e – anche lui come tanti altri in Calabria – una buona dose di ingiustizie lavorative, sfruttamento, rabbia e disillusione.

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Il suo racconto inizia da un incontro. La conoscenza con uno chef che aveva ottenuto la gestione di una tenuta nell’area del lametino per l’organizzazione di eventi. «Lì ha fatto la sua brigata portandomi come addetto alla panificazione» spiega Marco. «Una buona occasione perché in tre mesi abbiamo avuto più di duecento matrimoni. Abbiamo macinato anche 12, 13 ore di lavoro e ovviamente con qualche problema nel pagamento degli stipendi però in quella occasione mi ha tutelato. Mi ha pagato il dovuto promettendomi poi anche l’inserimento in una attività commerciale di nuova apertura a Rende, che poi nei fatti è avvenuta».

«Nel frattempo abbiamo curato anche altri matrimoni, compleanni ed eventi privati. Quindi ha iniziato a lasciarsi un po’ andare poiché assicurava il pagamento di stipendi che poi non avvenivano nelle modalità che diceva ma con la solita promessa che non appena avrebbe avviato la nuova attività a Rende tutto sarebbe cambiato. E io mi sono fidato».

Quindi l’apertura a Rende. Inizialmente un servizio aperto solo a pranzo, poi esteso anche nel serale per intercettare la presenza degli studenti universitari. «La situazione purtroppo non è cambiata. Prometteva pagamenti mai fatti e contratti di lavoro mai registrati. Dopo sei mesi senza aver ricevuto nemmeno un acconto degli stipendi dovuti, ho iniziato a lamentarmi e lui ha fatto intervenire la moglie, titolare della società. Ha fatto di tutto per mandarmi via con provocazioni e minacce di denunciarmi in questura per maltrattamenti. Però nel frattempo acquistava macchine, anche a noleggio, e ha comprato due cavalli alle figlie».

Un giorno esasperato Marco lo contatta per l’ennesima volta: «Mi ha detto che poteva pagarmi solo 100 euro e di accontentarmi di questi soldi. In realtà, mi doveva novemila euro di stipendi arretrati. Ma nemmeno 100 euro alla fine mi ha liquidato perché dopo avermi inviato la ricevuta ha annullato il bonifico e da allora non si è fatto più vedere né sentire. Ho abbandonato quindi l’idea di recuperare quei soldi anche perché fortunatamente ho avuto altre opportunità di lavoro che mi hanno fatto dimenticare quella brutta esperienza».

«Capisco che i titolari siano tartassati da tasse e spese, posso anche comprendere le difficoltà che affrontano ma purtroppo il rischio di impresa lo hanno loro e non possiamo pagarlo noi dipendenti» concede Marco. «Di sicuro, il consiglio che mi sento di dare è di non regalare il proprio lavoro, soprattutto se si è un professionista. Ad esempio, quando si pensa al lavoro del cameriere o del lavapiatti si pensa che siano lavoretti ma non è così. Il settore della ristorazione è così solo in Calabria ma da Napoli in su è necessario conoscere almeno due lingue e serve una formazione particolare. Bisogna avere il coraggio di denunciare perché non è giusto che ci si arricchisca sulle spalle degli altri. Ma purtroppo è quello che succede oggi.

Ho avuto anche esperienze in Nord Italia, dove non pagano benissimo ma almeno garantiscono contratti e condizioni basilari. Sono andato via dalla Calabria ma sono poi tornato con la speranza di riuscire a trovare una situazione di comfort che mi permettesse di restare vicino alla mia famiglia. Ho due figli e, quindi, devo dare un esempio particolare al mio figlio più grande che sarà il prossimo ad avvicinarsi al mondo del lavoro. Inizialmente mi vedeva entusiasta e voleva anche lui avvicinarsi a questo settore ma viste le esperienze negative che ho vissuto, adesso si sta formando per altro». (Parte 3/Fine)