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10/05/2025 ore 10.38
Economia e lavoro

Dazi Usa e conflitti in corso, uno scenario incerto: aumenta la sfiducia

Secondo l’Istat l’economia mondiale è «in rallentamento per quest’anno» e le «prospettive di crescita al ribasso»

di Bruno Mirante

Le imprese vulnerabili all'export in Italia sono poco più di 23mila, di cui quasi 3.300 alla domanda Usa (dati 2022). Di queste, valutando liquidità, redditività e struttura patrimoniale, è considerato a rischio il 10,8% e fortemente a rischio il 9,2%, per un totale di un'impresa vulnerabile su 5, cioè 4.600. A metterlo nero su bianco è l'Istat in un focus sulla vulnerabilità alla domanda estera e la solidità economico-finanziaria delle imprese esportatrici italiane. Secondo l'istituto nazionale di statistica le imprese esportatrici italiane più vulnerabili si caratterizzano anche per maggiori problemi di redditività, e quindi per una più elevata precarietà nel grado di solidità economico-finanziaria. Rispetto a possibili shock come i dazi, dunque, la combinazione di una vulnerabilità all'export e di una fragilità nelle condizioni di redditività potrebbe pertanto rappresentare un ulteriore fattore specifico di criticità.

Dazi Usa e conflitti in corso, scenario incerto

L’Istat – nella sua nota di aggiornamento relativa al periodo marzo-aprile 2025 – parla di «economia mondiale in rallentamento» per quest’anno e di «prospettive di crescita al ribasso».
«Lo scenario internazionale continua a essere caratterizzato da un rallentamento dell’attività economica e da un’elevata e persistente incertezza – rileva l’istituto nazionale di statistica – alimentata dagli annunci sulle misure di politica commerciale da parte della nuova amministrazione statunitense».
Questo scenario globale, prosegue l’Istat, «ha cominciato a penalizzare le decisioni di consumatori e imprese. Gli annunci ufficiali sulle misure di politica commerciale da parte della nuova amministrazione americana, nelle ultime settimane, sono stati oggetto di frequenti modifiche. Al momento, è estremamente difficile prevedere gli esiti finali delle negoziazioni sui dazi tra gli Stati Uniti e gli altri principali Paesi. Permangono forti tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente».

Le stime sul Pil, Italia +0,3%

In tale contesto, le più recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI) stimano una decelerazione del Pil mondiale quest’anno (da +3,3% del 2024 a +2,8% del 2025), con una moderata ripresa nel 2026 (+3,0%). Nel primo trimestre «a fronte di una buona tenuta dell’economia in Cina e nell’area euro, il Pil degli Stati Uniti ha segnato una lieve variazione negativa, principalmente dovuta a un forte aumento delle importazioni». Secondo la stima preliminare nei primi tre mesi dell’anno «il Pil italiano è cresciuto dello 0,3%, risultato migliore di Francia e Germania, ma inferiore alla Spagna».

Usa, deficit commerciale

«Il deficit commerciale Usa ha toccato un nuovo minimo a marzo di -161 miliardi di dollari (-148 miliardi a febbraio) – spiega l’Istat – l’attesa per l’annunciato inasprimento dei dazi a partire da aprile ha infatti spinto le imprese americane ad anticipare gli acquisti dall’estero». A febbraio il commercio internazionale di merci in volume è rimasto invariato rispetto al mese precedente, dopo la crescita dello 0,7% a gennaio. Mentre sul fronte delle importazioni, gli Stati Uniti hanno mostrato una lieve diminuzione congiunturale dell’import di merci in volume (-0,4%) dopo il forte aumento del mese precedente (+12,2%). Per quel che riguarda le esportazioni, a febbraio si riscontra soprattutto un incremento per il Giappone (+7,4%), che ha più che compensato il calo del 3,1% di inizio anno.

Fiducia imprese in calo

«Il clima di fiducia delle imprese ha mostrato la terza flessione consecutiva ad aprile, coinvolgendo tutti e quattro i principali settori economici – rileva ancora l’Istat – in diminuzione, nello stesso mese, anche la fiducia dei consumatori, con un peggioramento particolarmente marcato delle opinioni sulla situazione economica dell’Italia».

Occupazione:+9% su base congiunturale

Nonostante un lieve calo a marzo, l’occupazione, nel primo trimestre, è aumentata dello 0,9% su base congiunturale. Tale andamento positivo ha riguardato uomini e donne, i dipendenti permanenti e gli autonomi, i giovani di 15-24 anni e chi ha almeno 50 anni d’età.
Mentre l’inflazione armonizzata dei prezzi al consumo (IPCA) in tutti i maggiori paesi europei è rimasta sostanzialmente invariata in aprile rispetto a marzo, risultando pari al 2,1% in Italia e al 2,2% nella media dell’area euro.